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Non ci resta che crescere. Padoan spiega perché non c’è un piano B

Toccato il fondo si possono fare solo due cose. Cominciare a scavare o risalire piano piano. Per Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia in due governi (Renzi e Gentiloni) e oggi deputato dem, vale più la seconda opzione. Ma non per ottimismo di natura, semmai più per piccoli impercettibili segnali colti, anche oggi, nel giorno in cui la Commissione europea ha riclassificato l’Italia come ultima della classe per perdita di Pil, nel 2020.

Padoan, Bruxelles ci dice che quest’anno il nostro Pil crollerà dell’11,2%. Scaviamo il fondo o risaliamo un pochino?

Ci sono lievissimi segnali positivi nel rapporto della Commissione. Quindi, a voler essere iper-ottimisti si può dire che abbiamo toccato il fondo e che dunque risaliamo. Però attenzione, anche se risaliamo dobbiamo capire di quanto lo facciamo. Ci sarà una crescita l’anno prossimo, anche se su livelli non certo alti.

Allora a questo punto, dovendo cominciare la risalita, quanto diventa importante non solo ottenere le risorse del Recovery Fund, ma anche impiegarle bene, senza sprechi?

Direi essenziale. La maggior parte degli osservatori è d’accordo nel pensare che il problema dell’Italia sia la rigidità nell’offerta, riconducibile a una carenza di investimenti, sia pubblici, sia privati. E per colmare questa carenza occorrono le riforme.

Elenchiamo quelle più importanti, le prime due.

Innanzitutto una riforma della Pubblica amministrazione, che speriamo il decreto Semplificazioni abbia avviato, mentre l’altra riforma è quella della scuola.

E la riforma fiscale? 

Sarebbe la terza, ed è importante anche quella. Ma quando si parla di riforme si parla anche di sistema, il fisco è un capitolo da affrontare, ma dovendone elencare due, ho menzionato quelle più urgenti.

Torniamo alle risorse del Recovery Fund. Oggi il premier Conte è volato in Portogallo. Primo passo per creare un blocco mediterraneo in contrapposizione ai Paesi frugali. Ma riuscirà il gioco di sponda?

Bisogna vedere a che cosa serve un blocco del genere, se serve ad avere più fondi è un’ipotesi, ma la mia preoccupazione è un’altra. E cioè non conta tanto avere o non avere fondi, ma saperli spendere, che è cosa diversa.

Padoan, il nostro debito oggi è sostenibile grazie alle Bce. Ma a Francoforte non compreranno per sempre i nostri titoli e con le finanze pubbliche già sotto stress, se non ci saremo messi per tempo in carreggiata, che succederà quando verrà meno l’apporto della Bce?

Vuol dire che il nostro debito diventerà insostenibile, con tutte le conseguenze del caso. E non c’è un piano B, ma solo un piano A, che è la crescita e la risalita del Paese. Un piano B potrebbe essere la gestione del debito con l’inflazione, ma non credo che questo sia possibile nel breve termine.

Vista la situazione e vista l’assenza di un piano B forse ci servirebbe il Mes. Sarà possibile trovare un compromesso con il M5S?

Bisogna fare un ragionamento molto razionale: i soldi del Mes costano un decimo del mercato, gli stessi titoli italiani a lungo termine costano all’Erario molto più del Mes. Se vogliamo fare un ragionamento costi benefici, non ci vuole molto a capire che il Mes ci conviene.

Dal prossimo 17 agosto le imprese potrebbero essere autorizzate a licenziare. Ma come impedire tutto questo e disinnescare questa bomba sociale?

Occorre ridare alle imprese la possibilità di investire, impedendo uno shock negativo sul mercato del lavoro. La stessa Cassa integrazione è uno strumento temporaneo, qui parliamo di interventi a lungo termine, come gli investimenti.

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