La pandemia si abbatte sull’economia italiana che nel secondo trimestre, quello per intendersi che coincide con le settimane del lockdown, sconta una caduta tra le peggiori della storia recente. I numeri arrivati questa mattina dall’Istat devono stupire, ma fino a un certo punto, visto che anche Paesi come la Francia hanno registrato, nel medesimo lasso di tempo, crolli analoghi, se non peggiori (-13,8%). E così crolla di oltre il 12% il Pil italiano nel secondo trimestre a causa della crisi del coronavirus, dopo il pesante -5,4% nei primi tre mesi dell’anno. Nella sostanza, secondo l’Istituto di statistica presieduto da Giancarlo Blangiardo, ad aprile-giugno il Pil è diminuito del 12,4% rispetto a gennaio-marzo e del 17,3% nel confronto con il secondo trimestre del 2019. Con il risultato del secondo trimestre il Pil segna “il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica”, ha spiegato l’Istat.
Ora, una simile caduta del Pil non può non impattare sui conti pubblici italiani. Il governo è reduce da un nuovo scostamento di deficit, che porta il conto del maggior disavanzo a 100 miliardi. Con un Pil in picchiata del 12,4% il rapporto deficit/Pil schizzerà con ogni probabilità all’11% se non oltre. Formiche.net ha raggiunto per un breve commento il sottosegretario al Tesoro in quota M5S, Alessio Villarosa, che non se la sente di dare una visione troppo pessimista della situazione.
“I nostri conti ovviamente sono sotto stress ma con aggiustamenti e sopratutto grazie alle politiche Bce che ci permettono un buon andamento sul mercato potremmo avere ulteriori spazi prima della prossima legge di bilancio”. Per il sottosegretario dunque, nonostante l’andamento del Pil e i conti stressati, ci potrebbe essere altro deficit in vista. Anche perché c’è il jolly Recovery Fund il quale, dice Villarosa, “essendo incentrato anche su politiche legate al Green new deal un allargamento del superbonus alle imprese potrebbe un ottimo punto per spingere la domanda e permettere di ridurre nel tempo i costi fissi nelle nostre imprese”.
E comunque, appunta Villarosa, il Pil può contare su un valido strumento: “Con il decreto Rilancio abbiamo previsto l’erogazione di un contributo a fondo perduto, nella misura di mille euro per le persone fisiche e di 2 mila euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche, a favore degli esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita Iva con ricavi non superiori a 5 milioni di euro”.
Tornando ai numeri, non è che in Germania le cose siano andate meglio. La locomotiva d’Europa, ormai ex, ha chiuso il secondo trimestre con un crollo verticale del Pil del 10,1%, a fronte di una disoccupazione del 6,3%. Dato che, se unito a quello francese e a quello italiano, trascina al ribasso tutta la zona Euro (ieri gli Stati Uniti hanno registrato un crollo nel trimestre del 32%), dove il Pil è crollato del 12,1% e dell’11,9% nell’Unione europea. Va detto che il dato è ancora segnato dalle misure di contenimento nella maggior parte dei paesi europei per il Covid-19. Si tratta “di gran lunga della caduta più pesante registrata dall’inizio delle serie storiche, il 1995”, ha precisato l’Eurostat.