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Ue-Usa, le due parabole opposte del virus che ora preoccupano Trump

Sono stati 48mila i nuovi casi di coronavirus SarsCoV-2 registrati mercoledì 1 luglio negli Stati Uniti. Un record che si prospetta tragicamente momentaneo se si considerano le previsioni più dure, espresse pubblicamente dal virologo-in-chief Anthony Fauci: possibili anche centomila nuovi contagi al giorno se prosegue così il ritmo epidemiologico e il governo non prende seri provvedimenti.

Un’affermazione in netta contrapposizione con il presidente Donald Trump, che da almeno tre mesi sostiene che la situazione negli Usa “è sotto controllo”, il virus sta scemando, e le nuove rilevazioni sono soltanto il frutto del gran numero di tamponi che le agenzie statunitensi hanno ordinato di fare.

E siccome nuovi casi significa in molti casi maggiori preoccupazioni tra la popolazione, con inevitabile ricaduta sull’approval presidenziale (già non eccezionale, e a pochi mesi dal tentativo di ri-elezione), Trump vorrebbe diminuire il numero di test – anche se i nuovi casi non sono dovuti (solo) a quello. E nel frattempo rilancia celebrazioni come “mai viste prima” per l’Indipendenza, ossia tra due giorni, quando Fauci potrebbe addirittura aver già ragione.

FUOCHI D’ARTIFICIO E NUOVI CONTAGI

Per lo spettacolo di fuochi d’artificio che la Casa Bianca ha pensato sono previsti 300mila spettatori: persone a cui non sarà facile far mantenere le regole di social distancing. Le autorità temono che si ripetano gli assembramenti devastanti del 31 maggio, quando per il Memorial Day molti stati riaprirono spiagge e piscine (complice il bel tempo e la volontà di uscire dalla crisi economica, ombra penosa che il lockdown ha gettato sulle attività produttive). Le persone affluirono in massa dando il là a nuovi contagi.

Continuati con le marce del Black Lives Matter – assembramenti anche quelli, sebbene spesso più composti, che nella polarizzazione politica che negli Usa è calata anche sul virus vengono visti dagli ultraconservatori come la ragione della pessima situazione virale attuale. La sera del 3 luglio, Trump sarà al Mount Rushmore per un altro spettacolo pirotecnico: anche in quel caso preoccupazioni sul mantenimento del distanziamento sociale filtrano sui media insieme alle proteste dei Sioux. In South Dakota, dove si trova Black Hills la regione indiana che ospita il monte con il volto dei quattro presidenti, ci sono stati 1520 nuovi casi ieri, e non è lo stato messo peggio: la Florida ne ha fatti segnare 8500, il Texas oltre seimila, l’Arizona 4700, la Georgia 2500.

IL CONFRONTO TREMENDO, MA LA MORTALITÀ CALA (PER ORA)

Il sito specializzato Statista ha pubblicato un grafico drammatico. The State of the Unions è il titolo e mette a confronto Stati Uniti e Unione europa: mentre nel Vecchio continente, a fatica, la curva si va smorzando tra focolai ancora attivi, negli Usa c’è un nuovo picco, quasi più verticale di quello di marzo. Non si tratta di una nuova ondata, ma della prima ancora attiva e mal gestita, sostengono quasi tutti i virologi: e il trend in salita ripida significa che adesso la situazione è peggiorata.

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C’è però una nota positiva: sebbene negli ultimi quattordici giorni ci siano stati l’84 per cento in più di nuovi casi rispetto ai precedenti, la mortalità sta calando – il 26 per cento in meno. Perché? La comunità scientifica indaga sulle ragioni e si dà risposte provvisorie: possibile che il virus stia colpendo di più i giovani (escono di più, per lavoro e per piacere, ma sono anche più robusti davanti al Covid), oppure gli ospedali rispondono meglio. Però è possibile anche che qualcosa cambi nei prossimi giorni.

RACCOMANDAZIONI E TIMORI

Anche per questo il direttore del Center for Disease Control and Prevention, Robert Redfield, ha usato l’audizione della Commissione Salute del Senato per lanciare un messaggio ai connazionali: vivete il 4 Luglio in famiglia, “proteggiamo le nostre comunità”. Qualcosa del genere lo aveva già fatto il segretario alla Salute, Alex Azar, che da giorni fa appello perché vengano rispettate dai cittadini le misure necessarie al contenimento: il rischio è ingolfare gli ospedali (e far crescere, inevitabilmente per ragioni tecniche, la mortalità).

Trump detesta Azar, e aspetta soltanto il momento giusto per farlo fuori dall’amministrazione: lo considera “un catastrofista” (“l’insulto dell’estate”, come ha scritto Daniele Raineri sul Foglio). Qualcosa si muove, ma poco: e il tema della polarizzazione politica pesa sulle scelte. Chi chiude è contro Trump come chi porta la mascherina, chi apre e sfida (convive?) il virus è un sostenitore del presidente. Fauci ha fatto capire che la situazione è tale che potrebbe accontentarsi anche che tutti i cittadini indossino le protezioni. Eccezione per ora (o forse caso di avvio), il governatore della Florida, Ron De Santis, ultra-trumpiano che però ha ordinato a tutte le contee di chiudere le spiagge in vista del 4 luglio.

IL VACCINO E IL REMDESIVIR 

Intanto, Fauci ha dato anche un colpo al tema vaccino, sostenendo pubblicamente che non se ne parlerà prima del 2021. Trump il 15 maggio aveva garantito agli americani che “entro la fine dell’anno” sarebbe stato disponibile, e il virologo aveva annuito – forse per circostanza (o forse qualcosa è cambiato nel frattempo?). Azar ha assicurato che gli Stati Uniti cureranno tutti, “siamo americani”. E forse anche per questo l’amministrazione ha praticamente sequestrato la produzione di Remdesivir, un farmaco anti-virale considerato abbastanza funzionale nel contrasto alla Covid-19 anche in Europa.

Il governo americano, applicando la legge speciale Defense Protection Act del 1950, ne ha prese 500mila confezioni, il 90 per cento di quanto la Gilead Sciences riesce a produrne per i prossimi tre mesi (qui si lega un problema politico, perché è una sorta di violazione del libero mercato e potrebbe portarsi dietro proteste più o meno formali dagli altri paesi clienti, in parte comunque accontentati dalla condivisione che la Gilead ha fatto del principio attivo con aziende biofarmaceutiche in India, Egitto e Bangladesh). Però per seguire alla lettera le parole di Azar manca un passaggio: il trattamento di cinque giorni, già efficace con ebola, costa un po’ più di duemila dollari. Le assicurazioni lo copriranno? E senza la copertura fornita dall’Obamacare e sistemi collegati, stracciati da Trump, quanti americani saranno in grado di poterlo usare?



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