Boutade estiva o diversivo per allentare la tensione politica dopo la desecretazione degli atti del Comitato Tecnico Scientifico che hanno preceduto il lockdown di marzo, fatto sta che l’ipotesi di realizzare un tunnel sottomarino da Reggio Calabria a Messina lanciata da Conte a Ceglie Messapica ci induce a fare alcune riflessioni sulle modalità con le quali la politica e i media usano e maneggiano il tema del rapporto tra sviluppo e infrastrutture.
Di opere analoghe nel mondo ce ne sono diverse, dal tunnel subalveo scavato sotto il fondale della Manica che ha unito Gran Bretagna e Francia, a quello realizzato in Cina sul fiume Yangtze. Quindi, a ben vedere, si tratta di una tecnologia già sperimentata con successo, che potrebbe essere ulteriormente migliorata con l’utilizzo in sede progettuale della tecnologia Bim e la sensoristica di precisione, amplificata dal 5G.
Del resto agli inizi di luglio sul Sole 24 Ore era stato lo stesso viceministro siciliano alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, a margine del commento sul Decreto Semplificazioni, ad esprimere le sue preferenze per il tunnel, indicando anche che c’era un progetto già in itinere che aveva avuto modo di visionare.
Le esternazioni del premier, quindi, non hanno nulla di particolarmente trascendentale, ma anzi per alcuni versi il nuovo progetto potrebbe determinare anche un impatto ancora maggiore in termini di reputazione e di immagine del Sistema Paese, rispetto alla costruzione del ponte sullo Stretto.
Le infrastrutture, si sa, hanno una componente immaginifica che contribuisce ad elevare la qualità della percezione di un Paese. Questo a ben vedere è stato uno dei temi non secondari dell’Autostrada del Sole, che ha svolto anche un ruolo di cerniera di un Paese slabbrato dalla guerra e dalla contrapposizione tra il Nord industriale e il Sud povero.
Quello che però non riesco a comprendere è l’uso deliberato della risorsa infrastruttura che non è concepito per promuovere un dibattito intorno alla crescita e allo sviluppo di un territorio, ma viene utilizzato come riempitivo per colmare deficienze croniche che la politica fatica a risolvere.
A pochi giorni dalla celebrazione del nuovo Ponte di Genova, e a due anni dalla tragedia del Morandi, però, sarebbe opportuno parlare di infrastrutture con cognizione di causa, lasciando da parte emotività e la rincorsa ai titoli a nove colonne.
Come è accaduto su alcune infrastrutture strategiche nei mesi scorsi (si pensi alla ferrovia Pescara-Roma e al raddoppio della linea Lesina-Bari), il governo getta in pasto alla pubblica opinione operazioni ardite che non hanno alla base progettualità e risorse certe. Il tema delle infrastrutture, invece, riveste un’importanza strategica rilevante nelle sue diverse articolazioni (si pensi ad esempio al ruolo della portualità), eppure continua a viaggiare su binari slegati dal contesto generale.
Il ministro Provenzano ha parlato di opportunità straordinarie per il Sud con le nuove agevolazioni fiscali, ma forse dimentica che da oltre tre anni sono state istituite le Zone Economiche Speciali e che proprio il suo Dicastero dovrebbe nominare i Commissari per dare attuazione alle ZES. Insomma su un tema così rilevante ognuno va per la sua strada. Al momento l’unica che sembra avere le idee più chiare è il ministro Paola De Micheli, che infatti parla poco e quando lo fa sceglie di farlo con cognizione di causa, affidando le sue esternazioni ai dossier e alle analisi del suo ministero.
Senza progettualità l’Italia rischia di vanificare l’ultima grande buona occasione che viene dall’Europa, perché una parte delle risorse del Ricovery Plan sarà destinata proprio all’ammodernamento delle infrastrutture.
La globalizzazione post Covid-19 promuoverà le filiere industriali di prossimità solo se saranno in grado di maturare e favorire servizi efficienti. E le infrastrutture, anche nella nuova logistica integrata che avrà nel Mediterraneo come ha ricordato anche di recente il presidente Mattarella uno snodo essenziale nei traffici commerciali marittimi, sono il principale strumento di sviluppo e crescita. Ecco perché non possono essere un argomento valido solo per riempire i giornali d’estate.