Decreto Agosto, ci siamo. Dopo la mini-maratona di ieri a Palazzo Chigi, dalla quale è uscita l’intesa non scontata sui licenziamenti, il governo sta per varare il quinto provvedimento d’emergenza dell’era Covid, che poggia su uno scostamento di deficit da 25 miliardi e che porta a quasi 100 miliardi il conto del disavanzo aggiuntivo dall’inizio della pandemia. Il cuore del provvedimento è l’intesa sui licenziamenti, che proroga la moratoria fino a metà novembre, seppur con delle deroghe. Da quella data le aziende che hanno a disposizione ancora una parte delle 18 settimane di Cassa integrazione, per esempio, non potranno licenziare. Quelle che invece le 18 settimane le hanno esaurite, sì. Il blocco scadrà in questo modo, a seconda di quando le singole aziende hanno iniziato a usare la Cig. Una soluzione, spiega a Formiche.net Innocenzo Cipolletta, economista e presidente di Assonime, l’associazione della spa, che può avere un senso ma che comunque continua a rappresentare una forma di ingessatura del mercato.
Cipolletta, ieri l’intesa della maggioranza sui licenziamenti, ora incastonata nel decreto Agosto. Un suo giudizio?
Trovo ragionevole che chi usufruisce della Cassa integrazione possa a sua volta essere sottoposto a una moratoria, ma chi invece la Cassa integrazione non l’ha fatta allora deve aver la possibilità di licenziare. In questo hanno ragione le imprese, perché se si fa così, si dà questa possibilità a chi la Cig non l’ha utilizzata, è una via più rapida per il ritorno alla normalità. E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, il governo dovrebbe fare un’altra cosa.
Sarebbe?
Forse sarebbe il caso di rivedere la legge sull’indennità di disoccupazione. Perché chi perderà il lavoro dovrà in qualche modo vivere, considerando che prima o poi le imprese potranno licenziare.
Molti osservatori hanno fatto notare come una proroga della moratoria sui licenziamenti, nei fatti finisca con l’ingessare il mercato, chiudendo gli spazi alle imprese per le ristrutturazioni interne di cui necessiterebbero…
Sì, penso che ci sia un problema di riorganizzazione, le imprese devono poter farlo, anche perché è plausibile pensare che possano un domani servire nuove figure professionali dentro le imprese. E allora, c’è un risvolto: e cioè che il blocco dei licenziamenti sta quasi paradossalmente bloccando nuove assunzioni utili alle aziende e agli stessi lavoratori. Se le imprese non licenziano, come assumono? Ecco allora che dico, chi viene licenziato per far posto a nuove figure deve essere garantito da una forma più robusta di indennità.
Cipolletta, siamo dentro una bolla industriale e sociale, al pari di quella immobiliare?
Non lo credo francamente, trovo sbagliato pensare che le imprese abbiano voglia di licenziare. Vogliono solo poter essere libere di fare quello di cui hanno bisogno. Evidentemente dopo il blocco ci sarà un numero di licenziamenti forse sopra la norma ma questo altro non è che sommare X mesi di licenziamenti, non vedo una bomba pronta a esplodere, insomma.
Ieri la nostra produzione industriale ha registrato a giugno uno scatto (+8,2% su maggio). Siamo in ripresa o è solo un colpo di reni?
Guardi, il grosso malato del Covid-19 non è l’industria, ma i servizi. L’industria ha subito dei danni, certo, ma molto meno dei servizi. E questo perché l’industria ha un grande vantaggio ovvero costruire per lo stoccaggio e poi vendere quando la domanda riprende. Ma per i servizi non funziona così ed ecco perché soffrono, non si può stoccare e mantenere e per questo motivo molti settori dei servizi, pensiamo alla ristorazione, non possono ripartire.
Le faccio notare che il decreto Agosto prevede tra i due e i tre miliardi per i consumi, sotto forma di bonus. Forse però non è più tempo di bonus a pioggia, cure poco strutturali…
Siamo tutti in una situazione di difficoltà, credo che il governo stia facendo molto per aiutare persone e servizi e commercio. Meglio dare i soldi agli esercizi commerciali per rimanere aperti, invece che ai consumatori. Perché vede, se la gente continua a vedere le saracinesche abbassate, continuerà a non comprare, si deprimerà e si terrà i soldi in tasca. Dobbiamo sostenere gli esercizi commerciali affinché rimangano aperti, questo deve essere l’obiettivo.
Parliamo dei nostri conti pubblici. Cinque decreti anti-Covid ci sono costati 100 miliardi di disavanzo aggiuntivo. Fino a quando potranno reggere le nostre finanze?
Questa, mi perdoni, è una domanda globale, mica solo per noi. Anche la Francia ha fatto tanto deficit, mica solo noi.
Però noi abbiamo il terzo debito mondiale…
Il Giappone lo ha più alto del nostro, gli Stati Uniti a momenti ci raggiungono, quasi tutti in Ue hanno fatto deficit, solo la Germania è rimasta tutto sommato in linea. Oggi come oggi il deficit non è un problema, lo sarà forse domani, perché un mondo a debito non è pensabile.
Cipolletta, Assonime rappresenta delle grandi aziende e Tim lo è. Avrà certamente sentito di quell’intervento durante il board sulla trattativa con Kkr. Ormai sembra un vizio del governo. Lei che dice?
Io non avrei scritto quella lettera (la missiva firmata dai ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, nella quale si invitava il board di Tim a rimandare la votazione sull’offerta di Kkr per una quota della rete Tim, ndr). Certo, parliamo di un accordo che ha una valenza nazionale, ma in tutta franchezza il governo poteva intervenire anche dopo visto che ha la Golden power sui settori strategici. L’ho trovata una mossa più inutile che altro. E poi se proprio lo vuole sapere, questa scelta aiuta Tim nella partita per la rete unica, visto che rappresenta un impegno del governo a prenderne parte. Ma resta un atto inutile.