Il decreto Agosto poteva essere una grande occasione. E invece non lo è stata, anzi. Forse è stata l’ennesima dimostrazione di un governo che sta tenendo un Paese devastato dalla pandemia in coma farmacologico, senza un lento risveglio. Rinvio delle tasse per gli autonomi, niente bonus sui consumi ma interventi selettivi per i settori più colpiti dalla crisi e soprattutto proroga dello stop ai licenziamenti fino a metà novembre, condizionato alla Cig. Nulla, o quasi, di tutto questo serviva secondo Carlo Alberto Maffè, economista della Bocconi.
FOLLIA IMBALSAMARE LE IMPRESE
“L’intervento su Cig e imprese è un calcio alla lattina che congela lo spazio riorganizzativo delle imprese”, premette l’economista. “Quando ci sono situazioni del genere, cambia la natura della domanda di mercato e non si può tenere imbalsamata la struttura organizzativa delle imprese, è una follia. L’Italia è in questo momento in coma farmacologico per volere di un governo. E lo dimostra il fatto che siamo dinnanzi al primo caso in Europa di un governo che congela l’offerta dinnanzi a una domanda che cambia”.
La strada, dice Maffè, era un’altra. “Gli stessi soldi, piuttosto che fermare i licenziamenti, potevano essere dati per garantire sussidi alla disoccupazione a chi perde il lavoro. Il risultato è una forte disparità tra chi è ipergarantito, usufruendo della Cig e chi invece è segnato, come i precari”.
IL BLUFF SULLE TASSE
C’è un altro buco nero nel decreto. Le tasse. Il governo ha puntato molto su un rinvio dei versamenti generalizzato e uno sconto del 30% su alcuni tributi. “Ma è un bluff, la defiscalizzazione. Non c’è una copertura, come si può promettere un allentamento della pressione momentanea del 30%, dicendo che possiamo usare il Recovery Fund. Questo vuol dire non aver capito nulla, è un segnale di incompetenza, i soldi del Recovery sono per gli investimenti e non per le tasse. Se queste sono le premesse, gli investitori non possono che pensare che a Palazzo Chigi non sanno che pesci prendere”.
ADDIO BONUS (MENO MALE)
Ma c’è un lato positivo. Il governo ha stralciato dal decreto il bonus sui consumi che valeva 2 miliardi. “Scelta giusta, la propensione all’acquisto di beni fuori casa è più alta tra le classi più abbienti, era un 20% di bonus regalato ai ricchi, a cosa serviva sostenere chi non ha bisogno di essere sostenuto. Il dramma di tutto questo è che ancora una volta ci accorgiamo che il Recovery Fund non ha in Italia una base strutturale. Quando arriveranno i soldi veri dall’Europa e la stessa Europa ci dirà se siamo pronti a spenderli, cosa gli racconteremo? Una risposta c’è. Che finora il governo ha tenuto le imprese sotto morfina, senza dare la possibilità di svegliarsi, incangrenendo il sistema produttivo”.
L’AFFFAIRE TIM-KKR
Maffè non si sottrae infine a una domanda spinosa. Il blitz del governo nella trattativa tra Tim e Kkr per la cessione di una quota della rete dell’ex Telecom. “Abbiamo un esecutivo che a momenti scrive gli ordini del giorno dei board. Se proprio l’esecutivo vuole buttare fuori Kkr allora peché non fa un’offerta al posto del fondo e se la compra lui la rete Tim? Io non è che faccio un discorso prubblico sì, pubblico no. Ma come si fa a pensare di fermare una trattativa con una lettera? Questo sì che stravolge ogni logica di mercato. D’altronde non è la prima volta che assistiamo a uno schema simile. Le dice nulla Autostrade? Però mica siamo a Cuba…”.