Attenzione agli abbagli. L’Europa generosa e solidale è a tempo determinato e prima o poi l’Italia dovrà fare i conti con un debito al 160% del Pil a fronte di un ritorno del Patto di Stabilità, sospeso pro-tempore causa pandemia. Un avvertimento che Giuseppe Di Taranto, economista alla Luiss e storico delle imprese, invita ad ascoltare, prima che sia troppo tardi. Pararsi è possibile, però. Per esempio, usare ora e subito tutti gli spazi concessi e costruire una macchina resistente all’urto, che inevitabilmente arriverà.
Di Taranto, partiamo dal Sud. Il governo ha rilanciato la defiscalizzazione del sistema produttivo meridionale, nell’ultimo decreto Agosto. Stavolta ci siamo davvero con il il rilancio del Sud?
Io me lo auguro davvero, però le premesse non sono ottimali. In realtà noi un’operazione Sud l’abbiamo già vissuta a partire dagli anni 70 fino al trattato di Maastricht, che ha eliminato la possibilità per lo Stato di intervenire nell’economia. E dunque, nemmeno una fiscalità agevolata che era contro la libera concorrenza secondo l’Ue. E alla fine tale fiscalità fu tolta.
E oggi ci risiamo, allora?
Che oggi sia necessaria una grande operazione sul Mezzogiorno è fuori di dubbio, perché oggi abbiamo due Italie, lo dimostra il fatto che il tasso di occupazione al Nord è di poco superiore alla media Ue. Per questo bisogna assolutamente fare qualcosa, a partire dagli investimenti, prima ancora che dalla fiscalità. Il punto è però che non bisogna basarsi solo ed esclusivamente sull’Europa, perché l’Europa prima o poi tornerà a fare l’Europa.
Si riferisce al ritorno delle vecchie regole di bilancio?
Sì, ed è proprio questo è il vero pericolo. Il ritorno del patto di Stabilità, che ci metterà nudi dinnanzi a regole che ben conosciamo. Solo che avremo il debito al 160%, situazione un po’ diversa da prima. E in quando verrà quel momento, noi saremo in grande, grandissima difficoltà. Per questo suggerisco di utilizzare ora e subito tutto lo spazio che ci dà l’Europa, sia in termini di aiuti di Stato, sia in termini di possibilità di ridurre le tasse, sia ovviamente in termini di utilizzo delle risorse dello stesso Recovery Fund.
Ecco appunto, c’è chi pensa che il Recovery Fund sia la soluzione a tutti i mali. Lei Di Taranto che dice?
Che è una balla, in realtà. Anche perché in pochi lo dicono ma il Recovery Fund, ha molte condizionalità. Lo ha scritto pochi giorni fa l’ex ministro Moavero Milanesi sul Corriere.
Per esempio?
Se lei si legge il verbale del Consiglio europeo del 18 luglio, alle pagine 6 e 7, è scritto che sui fondi del Recovery da destinare al Paese X, la commissione Ue dà un parere su cui poi decidere però il Consiglio a maggioranza qualificata. Successivamente il tutto torno alla Commissione, ma attenzione perché c’è il cosiddetto freno d’emergenza (che, se attivato, blocca una decisione del Consiglio, ndr). A quel punto il Consiglio deve affidarsi a un comitato finanziario e poi rigirare tutto alla Commissione. Come vede è un percorso tortuoso, non le pare una forma di condizionalità?
Un Recovery Fund complesso e un più che probabile ritorno del Patto di Stabilità. Non è un buono scenario per noi.
Esattamente. Ed è per questo che dobbiamo ora tirare l’acqua al nostro mulino. Usando presto e bene tutto quello che ci verrà dato, prima che il meccanismo contorto del Recovery possa rivelarsi un problema e prima del ritorno tra pochi anni delle vecchie regole Ue.
Di Taranto, da storico dell’economia, è giusta tutta questa apprensione del governo su Mediobanca?
Vale un po’ il ragionamento di prima sulla fiscalità agevolata al Sud, prima fatta e poi azzerata. Tutto quello che si può fare, compresa la difesa di aziende che per noi rappresentano un interesse nazionale, va fatto prima che il ritorno delle vecchie regole fermino tutto. Voglio dire, se il governo ritiene di dover difendere un asset perché di interesse nazionale, allora lo faccia. Perchè non mi pare che fino ad oggi questo liberismo mainstream tanto invocato abbia dato ottimi frutti. Il problema è però più che altro temporale.
Sarebbe?
Ora che l’Europa ci concede spazio, anche in termini di aiuti di Stato, dobbiamo approfittare. Se Mediobanca è strategica per lo Stato, allora lo Stato la protegga. Ma senza aspettare il ritorno del Patto.