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Debito, giovani ed Europa. La speranza pragmatica di Mario Draghi

Il giorno di Mario Draghi a Rimini. L’ultima volta fu nel 2009, quando era al vertice di Bankitalia e oggi, undici anni e un mandato alla guida della Bce passato alla storia dopo, Draghi, alias Mr. Europa è stato di nuovo ospite della kermesse romagnola organizzata da Comunione e Liberazione. L’uomo del Qe senza se e senza ma e che al grido di whatever it takes ha impedito la disintegrazione monetaria (e finanziaria) dell’Unione, ha letto alla sua maniera il momento globale, introdotto da Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli e preceduto da un messaggio del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin.

SUSSIDI MA NON PER SEMPRE

“La crisi della pandemia genera prima di tutto incertezza che è paralizzante”, è stata la premessa di Draghi. “Dodici anni fa la crisi del 2008 comportò la più grande distruzione economica in tempo di pace. Ora c’è la pandemia, dunque una nuova crisi, che paralizza i consumi e gli investimenti. Ora, i sussidi che vengono distribuiti in queste settimane sono una prima forma di vicinanza, di aiuto e sostegno. Ma non basta, non si può vivere senza speranza e ai giovani prima o poi bisognerà dare di più. Non può bastare tutto questo, il mondo certamente cambierà, anche perché non sappiamo quando arriverà il vaccino”.

SALVARE I GIOVANI PER SALVARE IL MONDO

Il punto di partenza della rinascita globale sono i giovani, solo i giovani. E rubare loro la speranza, è il pensiero di Draghi, è un crimine. “C’è anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

TRA REALISMO E CAMBIAMENTO

Per Draghi è tempo di cambiare e di averne coraggio. “Bisogna avere il coraggio di cambiare, non voglio fare una lezione di politica economica. Ma così è e se il mondo cambia, dobbiamo adattarci anche noi. Interi settori della nostra economia sono stati chiusi e tanta gente ha perso il lavoro e le disuguaglianze sono aumentate. In molti pensano e parlano di una distruzione del capitale umano senza precedenti, come nella Seconda Guerra Mondiale”, ha continuato l’ex presidente della Bce.

OBIETTIVO ISTRUZIONE

Ma da dove ripartire? Draghi non ha dubbi. “Questo è il momento della saggezza e delle scelte sul futuro che vogliamo costruire. C’è un settore, essenziale per la crescita, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata. Questo è l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani. La situazione presente – ha aggiunto Draghi – rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento”.

L’ORA DEL PRAGMATISMO

Ora, per affrontare la crisi economica, effetto della pandemia, occorre “pragmatismo e flessibilità”, ma chi governa “non può dimenticare l’importanza dei principii che ci hanno sin qui accompagnato”, è il ragionamento di Draghi.  Perché “nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario. Non sappiamo quando sarà scoperto un vaccino, né tantomeno come sarà la realtà allora. Le opinioni sono divise: alcuni ritengono che tutto tornerà come prima, altri vedono l’inizio di un profondo cambiamento. Probabilmente la realtà starà nel mezzo: in alcuni settori i cambiamenti non saranno sostanziali; in altri le tecnologie esistenti potranno essere rapidamente adattate”.

DEBITO SI, MA BUONO

Non si può parlare di pandemia e di economia globale senza parlare di debito. Gli Stati di mezzo mondo si sono indebitati per fronteggiare la pandemia, come gestire tutto questo? “La ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo”, ha chiarito Draghi. Ma “questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato debito cattivo”.

Discorso direttamente connesso con un ipotetico ritorno del Patto di Stabilità, ovvero delle regole Ue sul deficit. Ma per Draghi porsi un problema regole è giusto fino a un certo punto. E poi quelle regole potrebbero non tornare più. “È probabile che le nostre regole europee non vengano riattivate per molto tempo e certamente non lo saranno nella loro forma attuale. La ricerca di un senso di direzione richiede che una riflessione sul loro futuro inizi subito”.

TEMPO DI SPERANZA

La conclusione è tutta improntata alla speranza. Che non deve morire. “Questo è tempo di incertezza, di ansia, ma anche di riflessione, di azione comune. La strada si ritrova certamente e non siamo soli nella sua ricerca. Dobbiamo essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro”.


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