L’ora della prudenza e non certo dell’emotività. Anche su un dossier caldo come Mediobanca. Piazzetta Cuccia, come raccontato ieri da Formiche.net, attende il via libera della Bce alla salita al 20% di Leonardo Del Vecchio (data ormai per certa dai mercati visto lo sprint del titolo a fine giornata, +6%). Eppure non ci sarà nessuna stretta del governo su Mediobanca, almeno per ora dicono le indiscrezioni: una golden power sì, ma in formato light, il giro di vite voluto dal M5S su Piazzetta Cuccia e che prevede un potenziamento collaterale della Consob resta, per il momento, fuori dal decreto Agosto.
PRUDENZA CON IL GOLDEN POWER
“Meno male”, dice a Formiche.net, Marcello Messori, economista e profondo conoscitore del sistema bancario italiano. “Credo che quando si parla di poteri speciali per limitare movimenti sul capitale di un’azienda considerara strategica, serve molta ma molta prudenza. Queste restrizioni, se e quando servono, devono avere un loro senso, soprattutto se e quando si rivolgono a imprese quotate. Vado oltre, coinvolgere nella normativa del golden power banche e assicurazioni, mi sembra una gran forzatura. Non si tratta solo di Mediobanca, ma c’è un problema di perimetro. E allargare questo perimetro secondo me può essere sbagliato, eccessivo”, dice Messori.
“A questo punto mi auguro che questo allargamento, che poi è un rafforzamento dell’attuale normativa, non ci sia, sprerei che su Mediobanca si allenti una pressione che è eccessiva. E se proprio deve essere eccessiva deve essere assolutamente temporanea”, continua l’economista.
NUOVO STATALISMO O BLUFF?
Che vi sia in questi anni un ritorno di un certo statalismo, sembra essere fuori di dubbio. La domanda è se tale forma sia consona a un’economia industrializzata e di libero mercato del Terzo Millennio. “Guardi, tutto è legittimo, se c’è un governo che persegue politiche industriali di un certo tipo può anche starci. Il problema è che tali politiche non devono condizionare singole attività o singoli segmenti: prendiamo il caso delle telecomunicazioni, ci sono delle autorità di regolamentazione che stabiliscono le regole e i paletti nella libera concorrenza. Questo è giusto e va bene, ma trovo sbagliato che si debba andare oltre. Come invece, mi pare, sia accaduto”.
MISSIONE RECOVERY FUND
Chiuso il capitolo Mediobanca, l’economista affronta un altro tema del momento, il Recovery Fund. “Qui c’è un problema industriale, manca una base. La mia opinione è che occorra capire che cosa dobbiamo fare. Il Recovery Fund non deve servire per la fase di transizione, ma per la ripresa. Questa è la scommessa del governo, che oggi deve assumere decisioni operative per la ripresa e non per il presente. Temo però che manchi questa consapevolezza di fondo, mi sarebbe piaciuto vedere nel decreto Agosto dei ponti solidi per la ripresa e non solo per l’attuale momento. E non li ho visti, almeno finora”.
L’ORA DEL DEBITO
Un discorso, quello sul Recovery Fund che chiama direttamente in causa il debito pubblico. Perché, dice Messori, “se è vero che come ho detto occorre pensare in una logica di ripresa piuttosto che di gestione del presente, allora dobbiamo metterci bene in mente che presto ci troveremo di nuovo dinnanzi al nostro debito e senza i soldi dell’Europa, che comunque sono a termine. Per questo occorre una strategia ora, adesso, di ampio respiro, per riuscire a camminare presto sulle nostre gambe. Limitando, per quanto possibile un ulteriore deterioramento delle nostre finanze: voglio essere chiaro, è tempo di pensare a come sostenere il nostro debito con la nostra crescita e senza l’ausilio a oltranza dell’Europa”.