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Fisco e debito buono. Gualtieri (da Rimini) dice Draghi

Il fisco non può attendere e il Recovery Fund nemmeno. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ospite del meeting di Rimini, ha tracciato la road map del governo per i prossimi mesi, verosimilmente i più duri e difficili dall’inizio della pandemia.

Punto primo, una riforma fiscale non più rimandabile e “decisiva” secondo il ministro. E per questo tale intervento “e ci sarà: la riforma fiscale si deve autofinanziare attraverso una de-bonusizzazione del nostro sistema fiscale e un rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale: una riforma che a regime deve essere sostenibile e deve concentrare le riforme sulle famiglie, sul lavoro e sull’imprese”. Mai sopita poi la tenzazione di tagliare le tasse con i soldi del Recovery Fund, operazione alla quale l’Europa è lontana.

“Le riforme del Next Generation Eu ci potranno aiutare, saranno concentrate sugli investimenti e sui fattori che possono aumentare il potenziale di crescita del Paese e anche la formazione del capitale umano, la risorsa principale per affermare le straordinarie potenzialità del Paese”, ha chiarito Gualtieri.

L’altro caposaldo è il piano di investimenti su cui dirottare le risorse del Recovery e che dovrà essere presentato entro il 15 ottobre prossimo. Ma il governo è in anticipo. “Abbiamo già raccolto 534 progetti che potranno essere finanziati con il piano Next Generation Eu, ma se ne potranno presentare anche altri”. E, ha aggiunto Gualtieri riprendendo l’invito di Mario Draghi, si tratta di progetti che produrranno “debito buono” e andranno a incidere “sui grandi nodi, assi, colli di bottiglia strutturali” del Paese.

“Io – ha detto Gualtieri – sono al 100% d’accordo con Draghi: rispetto a questa sfida di cambiamento strutturale noi dobbiamo utilizzare queste risorse, questo debito comune, per fare progetti che abbiano un impatto strutturali sulle grandi criticità” del nostro Paese. Noi abbiamo già raccolto 534 progetti, grazie al lavoro straordinario che tutti i ministeri e le amministrazioni dello Stato hanno svolto, e ci apprestiamo a raccoglierne altri in un dialogo con enti territoriali, con città metropolitane, con Regioni, Comuni, forze sociali e produttive”.

In ogni caso “noi non realizzeremo progetti che fanno debito cattivo. Realizzeremo solo progetti che incidono sui grandi nodi, assi, colli di bottiglia strutturali. Affrontare” questi nodi “è la condizione non solo per contenere l’effetto congiunturale dell’economia ma per cambiare profondamente questo paese, renderlo più innovativo, sostenibile e coeso”.



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