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Sicurezza, innovazione e investimenti. L’Italia post-Covid secondo Nones (Iai)

Uscire dalla gravissima crisi economica provocata dalla pandemia (che, per altro, continua a livello internazionale e, come dimostrano altri Paesi, può riprendere vigore ovunque in qualsiasi momento) deve essere il primo e immediato obiettivo di governo e Parlamento. Per farlo si possono percorrere innumerevoli rotte e proprio per questo bisognerebbe prima definire i criteri per scegliere quella migliore, organizzando anche un efficace sistema di verifica sugli scostamenti e i ritardi che si potrebbero verificare o sulle correzioni che potrebbero risultare indispensabili.

Una prima decisione dovrebbe riguardare il nostro modello di sviluppo. Sarebbe un errore ricostruire un sistema economico e sociale che ben prima della pandemia aveva mostrato tutti i suoi limiti e che aveva progressivamente allontanato l’Italia dal gruppo dei Paesi più competitivi.  E che, per altro, avendo reso il nostro Paese più debole, gli ha imposto le peggiori conseguenze e, oggi, sta creando le maggiori difficoltà nel ripartire.

È, quindi, necessario puntare verso un nuovo modello di sviluppo. L’Unione europea spinge, con il sostegno del Recovery Fund, verso la digitalizzazione della società e la “green economy”. Ma questi obiettivi da soli non sono sufficienti per definire una nuova strategia di sviluppo per un paese fortemente industrializzato come il nostro. Fra gli altri, due obiettivi dovrebbero essere considerati prioritari: sicurezza globale e innovazione tecnologica.

SICUREZZA GLOBALE 

Fra gli insegnamenti dell’attuale pandemia vi è la dimostrata debolezza dei nostri sistemi sul piano della sicurezza. Gran parte delle attività si sono rapidamente bloccate perché non potevano essere svolte in sicurezza e anche ora molte hanno ripreso solo parzialmente o per ragioni economiche o perché la presenza del personale è scaglionata.

Solo una parte delle attività possono essere svolte in remoto, oggi e domani. Quelle che lo possono, devono essere impostate in modo da renderlo realizzabile con adeguamenti organizzativi e contrattuali e con un potenziamento dei sistemi di trasmissione dati e un’attenzione particolare alla sicurezza cibernetica. La maggiore quantità di dati trasmessi e di accessi aumenta drammaticamente i rischi di intrusioni malevole che possono danneggiare o bloccare la capacità di gestione dei dati: la maggiore “sicurezza” nella continuità dei servizi si paga con la maggiore “insicurezza” sulla protezione dei dati trattati. Questo rischio deve essere tenuto presente di fronte al rischio di incidenti o attacchi informatici che potrebbero colpire una o più attività strategiche.

Si dimostra sempre più vero che la “sicurezza” in un mondo globalizzato deve essere affrontata in termini “globali“: bisogna garantirla nei confronti di ogni minaccia umana o naturale che metta in pericolo la sopravvivenza e lo sviluppo del nostro sistema sociale, economico, politico.

Ogni emergenza concentra l’attenzione – e questo vale anche per l’attuale pandemia e il sistema sanitario, ma sarebbe un errore gravissimo dimenticare gli altri rischi a cui siamo esposti e, se la coperta continuerà ad essere troppo corta, tirandola da una parte se ne scoprirà un’altra.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA 

L’innovazione tecnologica resta il principale motore dello sviluppo e la base per costruire un sistema più sicuro nel prevenire, proteggere e prepararsi ad affrontare ogni forma di minaccia.

Ma, in uno scenario internazionale fortemente competitivo bisogna concentrare le risorse umane e finanziarie su quei settori dove maggiore è la possibilità di successo. Questo significa rafforzare i settori ad alta tecnologia in cui l’Italia è già presente e competitiva, intervenendo sia sulle tecnologie di prodotto che di processo. Non c’è abbastanza tempo per entrare o rientrare in attività dove oggi non ci siamo o siamo marginali.

Aerospazio, sicurezza e difesa rappresentano un settore dove, seppur con qualche eccezione, l’Italia è un player internazionale a livello industriale e tecnologico. Può, quindi, rappresentare uno dei motori per rilanciare la nostra economia.

Presenta, inoltre, una caratteristica peculiare che ne fa uno dei migliori incubatori dell’innovazione: i suoi prodotti devono rispondere sempre a stringenti requisiti in termini di prestazioni, manutenibilità, affidabilità, protezione, silenziosità, autonomia, automazione, integrazione dei dati, sicurezza delle comunicazioni, ingombro, peso, segnatura, ecc… Dovendo operare nell’ambiente “ostile” delle aree di crisi o dei conflitti, i sistemi che vi vengono sviluppati sono un concentrato di tecnologie avanzate. L’unico condizionamento è legato alla necessità di raggiungere economie di scala e di dover fare i conti con le limitazioni dei bilanci della difesa che a volte costringono a rinviare e ritardare gli ammodernamenti che sarebbero possibili grazie allo sviluppo di nuove tecnologie.

Il settore contribuisce anche alla crescita del livello tecnologico generale perché molte tecnologie sono pervasive e possono essere facilmente trasferite dal settore militare a quello civile. Attraverso le applicazioni nel campo della sicurezza questo flusso si è rafforzato negli ultimi decenni e lo stesso utilizzo nel mondo militare di tecnologie nate nel mondo civile è servito per testarle e migliorarle.

Il settore garantisce, infine, la soddisfazione di un bisogno primario della società, quello della sicurezza. Primum vivere, deinde philosophari, sostenevano i latini. In un mondo che continua a essere pericolosamente insicuro, le tecnologie connesse al settore dell’aerospazio, sicurezza e difesa rappresentano uno degli strumenti più efficaci per far crescere la resilienza della nostra società.

UN RAPIDO ED EFFICACE PIANO DI INVESTIMENTI 

Di qui la necessità di inserire nel programma del governo un piano di investimenti che dovrebbe coprire, insieme, i principali segmenti e far fronte a due esigenze:

  • Quella dell’innovazione tecnologica puntando sulla partecipazione italiana alle nuove generazioni di sistemi che si stanno cominciando a preparare nel campo dei velivoli da combattimento, elicotteri, sistemi di difesa anti-missile, satelliti, veicoli da combattimento e unità navali, con una particolare attenzione alle versioni pilotate a distanza.
  • Quella del rafforzamento delle nostre capacità di difesa e sicurezza, accelerando alcuni programmi già in corso e finalizzando quelli che erano già in preparazione prima della pandemia.

Questo duplice intervento garantirebbe il mantenimento del nostro Paese fra quelli di punta sul piano tecnologico, assicurando meglio la nostra sicurezza futura, e avrebbe, per altro, un diretto e benefico effetto sulla ripresa economica, potendo attivare rapidamente le conseguenti attività di produzione, assicurando meglio la nostra sicurezza di oggi.

Articolo tratto da Affari Internazionali 


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