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Itea, il golden power e i gioielli dimenticati. L’analisi di Pirro

Merita qualche riflessione la notizia apparsa sulla stampa di oggi secondo la quale il Governo starebbe seguendo molto da vicino le vicende della Itea – azienda che a Gioia del Colle nel Barese ha sperimentato con successo un impianto per bruciare rifiuti senza fiamma – divenuta oggetto di un possibile acquisto da parte del Fondo americano Black Diamond Financial Group, che in tal modo sottrarrebbe al nostro Paese la titolarità di una tecnologia per applicazioni avanzate nell’ossicombustione.

Non è la prima volta, purtroppo, che ci si accorge in Italia di avere imprese con brevetti in macchinari d’avanguardia impiegabili in vari campi ma sconosciute ai più – e spesso anche al ministero dello Sviluppo economico – che finiscono per attirare l’attenzione di compratori internazionali.

In questo specifico caso, il brevetto messo a punto dalla Itea consente di bruciare rifiuti senza fiamma, una tecnologia che potrebbe avere ricadute su ambiente e industria, ed in particolare per lo smaltimento di materiali di origine industriale in siti da bonificare di interesse nazionale.

Ora al ministero dello sviluppo economico si cerca di correre ai ripari, dialogando con le strutture che avevano messo a punto la tecnologia dell’impianto, che peraltro era stato posto sotto sequestro per l’opposizione che settori dell’estremismo ecologista locale avevano frapposto al suo funzionamento.

Si starebbe pertanto valutando nel Comitato governativo, che si occupa di casi simili, se non sia il caso di porre un golden power sul brevetto che l’Italia potrebbe perdere proprio in un momento in cui, invece, si dovranno intensificare tutti i processi di smaltimento con le tecnologie più avanzate di varie tipologie di rifiuti, anche per rispondere alle sollecitazioni ambientaliste dell’Unione Europea.

Ma la vicenda dell’Itea ci dice un’altra verità: in Italia purtroppo si sta sempre più diffondendo un radicalismo ambientalista che – pur largamente minoritario nell’opinione pubblica – finisce con l’imporre in diversi contesti territoriali e soprattutto nel Mezzogiorno orientamenti che bloccano lo sviluppo o almeno lo rallentano, paralizzando anche la messa a punto di impianti come quelli sperimentati con successo a Gioia del Colle.

Solo per dirne una, nel Sud si contano sulle dita di una sola mano gli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ovvero i termovalorizzatori che sono ormai considerati il male tecnologico assoluto da combattere con ogni mezzo. Il risultato? Le discariche – ormai quasi del tutto colme per i rifiuti non riciclabili – e l’esportazione al Nord o all’estero (con costi elevati) dei rifiuti da bruciare nei termovalorizzatori (degli altri). Una pura follia che le Amministrazioni locali e chi è chiamato a guidarle non riesce a sconfiggere ormai da anni.

Allora, o la vicenda del brevetto dell’Itea diventa un punto di svolta radicale in questo Paese – in direzione di un ambientalismo che deve sempre più coniugarsi con l’impiego delle tecnologie più avanzate e non dar luogo invece a processi di deindustrializzazione – o assisteremo a nuovi rischi di sottrazione di brevetti nazionali da parte di chi riesce a valutarne meglio dei nostri governanti l’utilità collettiva.



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