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Su Mediobanca prima la politica industriale, poi il Golden power. La versione di Hinna

Forse non ci si deve davvero stupire su Mediobanca. Il balletto politico ancor prima che industriale su quello che fu il salotto buono della finanza italiana è figlio di un Paese che ha perso la bussola da molto tempo. E così, il fatto che tra le pieghe del decreto Agosto sia rispuntata la norma con cui blindare Mediobanca in caso di ascesa (quasi certa, l’ok della Bce è questione di giorni) di Leonardo Del Vecchio al 20% di Piazzetta Cuccia, non deve stupire, dice a Formiche.net Luciano Hinna, presidente del Consiglio sociale per le Scienze sociali e docente di economia aziendale.

Il provvedimento varato salvo intese cinque giorni fa demanda a un futuro dcreto della Presidenza del consiglio un possibile veto statale su Mediobanca, anche se il Pd vorrebbe una soluzione più soft di un golden power puro (che invece su Generali, di cui Piazzetta Cuccia è azionista forte al 13%, già c’è), magari un obbligo di notifica e una rafforzamento della vigilanza Consob.

POCA CHIAREZZA, TANTA CONFUSIONE

“Blindare Mediobanca può anche essere ragionevole, è un’azienda che può essere strategica. Ma il punto è un altro e cioè che non esiste un piano industriale dietro. Si fa presto bloccare ogni manovra nel capitale di un’azienda, ma se non c’è poi dietro una strategia, allora a cosa serve?”, si chiede Hinna? “Qui mi sembra che le pulsioni politiche stiano prevalendo sulle logiche di mercato con il risultato che in Italia stiamo eliminando un pezzo alla volta il libero mercato. E allora mi chiedo, ancora, fino a che punto Mediobanca è strategica? Io dico, va bene blindare Mediobanca, ma prima qualcuno mi spiega quale è la strategia industriale a monte? Cosa deve fare Mediobanca, a quale capitale deve partecipare? Senza risposte a tutto questo, l’unico effetto sarà che i mercati non capiranno un bel niente e si spaventeranno”.

LA LEZIONE DEL PASSATO

Hinna fa un raffronto con quanto accaduto in passato. “Sto notando che tutto improvvisamente sta diventando strategico, mi sta bene, ma a che prezzo? Telecom era strategica ed è stata venduta quattro volte, Alitalia non ne parliamo. E ci metto anche Ilva. Ma qualcuno al governo sta confondendo i piani industriali con i salvataggi, sono due cose diverse. E su Mediobanca sta avvenendo esattamente questo, si dice che è strategica senza averne la benché minima idea di cosa farne. E torno al punto di partenza, senza avare una vera politica industriale è inutile andare avanti a colpi di blitz del governo, si finisce solo per mettere una gran paura a chi vorrebbe investire qui da noi”.

Non è tutto. “Una volta lo Stato si occupava di statalizzare tutto, occupandosi della qualità dei servizi, seguendo dunque l’attività di un asset. Ora si vuole nazionalizzare ma senza occuparsi di questo. Ecco perché dico che la politica industriale è finita 20 anni fa. Ora le piccole e medie imprese le stanno massacrando, e il pubblico non sa che pesci prendere. Una forma di statalismo un po’ perverso, per giunta senza competenze. La propaganda senza competenze non serve a un bel niente. E se qualcuno vuole fare politica industriale con i monopattini, auguri”.



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