Il Mes non è un tabù e nemmeno opera del Diavolo. Potrebbe essere una grande opportunità per il nostro Paese e per questo, alla fine, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, potrebbe anche aver ragione. In attesa di saperlo con certezza, vale la pena dialogare dentro e fuori il Movimento sul fronte Mes. Il Pd ha atteso il passaggio di Ferragosto per rilanciare ancora una volta una delle sue battaglie: quei 37 miliardi a tasso (quasi) zero concessi dall’Europa con cui finanziare una grande ristrutturazione sanitaria nazionale. Perché, ha scritto il governatore del Lazio e leader dem, in una lettera alla Stampa, ogni giorno senza Mes “è sprecato” e questo “è imperdonabile”.
Il Movimento Cinque Stelle non ha mai nascosto la sua contrarietà al Meccanismo Salva Stati, alias Mes, visto e percepito dai grillini come un trappolone stile Ue dell’era austerity. Eppure, dentro il Movimento, c’è chi la vuole finire con la logica dell’ariete, abbandonando lo scontro ideologico per far posto a una vera discussione costruttiva sul Meccanismo. Uno di questi è Giorgio Trizzino, medico-chirurgo palermitano diventato deputato pentastellato.
BASTA LOTTE SUL MES
“Non possiamo nascondere che la nostra sanità sia stata messa a dura prova”, premette il medico-deputato grillino. “Abbiamo ormai acquisito il fatto che la linea del fuoco erano i medici a domicilio più che gli ospedali e sarebbe sciocco negare che la nostra sanità non abbia bisogno di investimenti, soprattutto in questo momento. Per questo dico che del Mes bisogna innanzitutto parlarne tra forze di governo e, se ci dovessero essere condizioni favorevoli per il prestito, allora perché non utilizzarlo? Io francamente non capisco questa continua diversità di prospettive tra Zingaretti e il Movimento. Voglio dire, il contratto è unico, e allora perché continuiamo a dividerci sul Mes? Aspettiamo il regolamento per l’erogazione del prestito, che ancora non c’è, se le condizioni sono vantaggiose, allora Mes sia”.
UNA NUOVA SANITÀ
Sul Mes insomma, a sentire il deputato grillino, non c’è da ingaggiare nessun corpo a corpo con i dem, semmai valutare lucidamente le condizioni e poi agguantarlo senza troppi rimuginamenti. Però una condizione c’è ed è lo stesso Trizzino a spiegarla. “Abbiamo visto in questi mesi una sanità divisa, ogni regione ha fatto quello che gli pareva. E allora serve una riforma del Titolo V, per dare alla sanità italiana un baricentro e una cabina di regia unica. Quelli che potrebbero arrivare con il Mes dovrebbero essere investimenti finalizzati a riscrivere il rapporto tra la sanità e il territorio, a cominciare dall’assistenza domiciliare e di base. A questo serve davvero il Mes, questa è la vera riforma da fare. Purtroppo ho la vaga impressione che questa cosa non sia stata compresa e che ci siano idee ancora troppo poco chiare su cosa fare con il Mes”.
MENO IDEOLOGIA, PIÙ MERITO
Trizzino ammette come in questi mesi il dibattito sul Meccanismo sia stato intriso di ideologia, talvolta cieca e cattiva consigliera. “Ma è sbagliato. Scusi, è come se io vado in banca a chiedere un mutuo. Se il mutuo mi conviene lo prendo, non è che lo rifiuto perché la banca mi sta antipatica. Per questo dico, scegliamo e decidiamo sul Mes lucidamente, in pace e tranquillità, senza pregiudizi. Io dico che al Mes, se bisogna dire di sì, lo si può fare ma solo guardando al merito. E non senza una chiara strategia di investimento. Io sono fiducioso che all’interno del M5S, ma anche dentro Palazzo Chigi, si sotterri l’ascia di guerra e si ragioni pacatamente, anzi credo che questa riflessione sia già in atto”.