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Ricevimento di seta all’Eliseo per il cinese Wang. C’è Macron (accomodante)

algeria, macron

Ricevimento imperiale. La quarta tappa europea del ministro degli Esteri cinese Wang Yi va in scena a Parigi. Il capo della diplomazia di Xi Jinping viene accolto al suo arrivo all’Eliseo, dal presidente Emmanuel Macron. Non al Quai D’Orsay, il luogo che il protocollo indicherebbe come meta ordinaria. Non è la prima volta. Dal 2017, per ben quattro volte Wang ha fatto visita nella capitale francese, sempre, puntualmente atteso da Monsieur Le President. A Roma, durante la sua prima tappa, l’alto funzionario di Pechino ha avuto un faccia a faccia solo Luigi Di Maio. Con Giuseppe Conte solo una telefonata (e si vocifera di un pit-stop in Vaticano).

LE DIFFERENZE FRA ROMA E PARIGI

L’Italia, dopo i roboanti impegni presi lo scorso anno sulla Via della Seta, ha scelto una via di maggiore presenza. A Villa Madama, il ministro degli Esteri Di Maio aveva citato Hong Kong e ribadito la differenza fra la partnership economica con la Cina e l’alleanza strategica con Usa e Nato.

Senza dimenticare la posizione del Pd che alla vigilia del bilaterale aveva ribadito tutti i paletti sul 5G di Pechino. Chi immaginava che nel nostro Paese l’inviato di Xi Jinping sarebbe stato accolto con i tappeti rossi deve ammettere che le cose sono andate diversamente. E la prova sta nell’Eliseo.

Macron ha ricevuto Wang, gli ha concesso di non fare conferenze stampa (sempre ragione di imbarazzo per chi non ha consuetudine con il giornalismo libero).

Se, come prevedibile, non è stato citato il 5G, neppure il riferimento ad Hong Kong è emerso ufficialmente. Né viene rivendicata l’appartenenza francese alla Nato, che pochi mesi fa Macron ha definito “in morte cerebrale”.

Alla fine, per salvare la dignità sui temi dei diritti umani, lo staff dell’Eliseo ha dettato alla Reuters una nota in cui spiega che il presidente francese avrebbe espresso una “forte” presa di posizione proprio su Hong Kong e sullo scandalo dei programmi di detenzione e “rieducazione” della comunità musulmana degli Uiguri. Ovviamente, dichiarazioni pubbliche non ve ne sono e neppure nei resoconti di parte cinese.

I DOSSIER

Diversi i dossier sul tavolo, di cui Wang ha discusso con Macron e il suo consigliere diplomatico, Emmanuel Bonne. Una nuova cooperazione bilaterale nello sviluppo di un vaccino “per prevenire future pandemie”, fa sapere l’agenzia di Stato cinese Xinhua. Nel
rinnovo della “partnership strategica comprensiva”, la ricerca di una più stretta collaborazione in materia di “salute pubblica, cambiamento climatico, biodiversità”. Ma soprattutto un nuovo impegno bilaterale per i temi “che riguardano l’Africa”, a partire dall’implementazione dell'”Inizativa per la sospensione del debito all’interno del quadro G20″. Un mutuo riconoscimento delle sfere di influenza che Francia e Cina vantano rispettivamente in Africa settentrionale e centro-orientale. Italia avvisata.

IL CONTENIMENTO DEI DANNI

Una parte della stampa internazionale ha definito il viaggio di Wang nel Vecchio Continente un esercizio di “Damage control” (“controllo dei danni”). Nella Guerra Fredda fra Cina e Stati Uniti sul suolo europeo, i contendenti contano le pedine, sondano la loro fedeltà. I continui inviti a “difendere il multilateralismo” contro l’ “unilateralismo” (di Trump) lanciati in queste ore dalla stampa cinese suonano come un guanto di sfida a Washington, via Bruxelles.

5G, LA FRANCIA BANDIRÀ HUAWEI?

In cima all’agenda c’è la partita per la rete 5G. Gli Stati Uniti chiedono agli alleati di aderire al piano “Clean networks”, una road map per escludere i cinesi dalla banda ultralarga. In pochi hanno risposto all’appello. Macron ha parzialmente rotto gli indugi durante il faccia a faccia con Wang.

Parigi non metterà al bando le aziende cinesi. Ma lavorerà senza sosta per trovare un’alternativa made in Eu. “È normale che vogliamo una soluzione europea, per l’importanza della sicurezza delle nostre comunicazioni”, ha detto Macron ai cronisti a margine dell’incontro. A Wang ha ribadito una confidenza sussurrata a Xi: sulla rete 5G, “faresti esattamente come me”.

Un’esclusione tout-court non è all’ordine del giorno. Lo aveva detto a Formiche.net lo scorso febbraio il coordinatore degli 007 francesi Pierre de Bousquet de Florian. Lo ha ribadito l’Annsi (l’agenzia dei Servizi per l’interno) in queste settimane. Dietro le quinte, però, esattamente come a Palazzo Chigi, i tecnici dell’Eliseo lavorano per mettere alle strette i fornitori cinesi. Il governo ha di fatto chiuso il sipario a Huawei nella pubblica amministrazione. Gli operatori francesi possono firmare contratti con il colosso di Shenzen, ma solo per otto anni. Insomma, oggi lavorare con le compagnie cinesi costa molto di più.

QUI HONG KONG

Capitolo diritti umani: tutto tace. Si diceva fosse in agenda per il vis a vis Macron-Wang, ma la stampa francese non ne fa menzione. Quella governativa si guarda bene dal parlare di Hong Kong, l’ex colonia britannica oggi soffocata dalla nuova legge di Sicurezza nazionale cinese. Uno dei leader del movimento democratico di protesta, il fondatore di Demosisto Nathan Law, ha inviato una lettera al presidente (che, riferiscono fonti dell’entourage, l’ha letta), chiedendo di sollevare il tema con Wang.

Aveva fatto lo stesso con Di Maio a Roma (qui l’intervista di Formiche.net a Law), che in conferenza stampa ha usato parole dure sul rispetto delle libertà fondamentali nel “Porto profumato”. Il fronte degli attivisti ha “inseguito” Wang lungo il suo tragitto europeo. Nella capitale italiana, un sit-in di fronte alla Farnesina con una delegazione parlamentare ed esponenti del Partito radicale. In Olanda una delegazione di Uiguri (la minoranza musulmana perseguitata in Xinjiang). Idem in Norvegia, dove un cronista ha provocato Wang, chiedendogli cosa ne pensasse di un eventuale premio Nobel agli oppositori democratici a Hong Kong.

IL SENATORE DI EN MARCHE (AMICO DI MACRON)

“Sono sicuro che il presidente abbia parlato di Hong Kong con Wang. Hollande faceva la voce grossa sui diritti umani, ma quando incontrava Xi non proferiva parola. Macron lo ha sempre fatto”, dice a Formiche.net André Gattolin, senatore di En Marche molto vicino al presidente, co-chair francese dell’Ipac (Inter-parliamentary alliance on China).

“La Francia non sarà frontrunner della battaglia per i diritti umani, ma nei rapporti con la Cina qualcosa sta cambiando”, continua. “Non abbiamo bandito Huawei, ma è un’esclusione de-facto. Macron si è già esposto in modo chiaro sui fatti di Hong Kong. E dall’Eliseo e il Quai d’Orsay si sono moltiplicati i richiami all’ordine verso i diplomatici cinesi”. In questo senso, la visita di Wang a Parigi è davvero “riparatrice”, spiega il senatore.

PARIGI E I “LUPI GUERRIERI”

Lì, all’ombra della Tour Eiffel, si sono fatti sentire più che altrove i morsi dei “lupi guerrieri”. Così sono state ribattezzate le feluche cinesi in Europa che, durante la pandemia, hanno alzato i toni dello scontro (non solo) retorico. I post negazionisti sulle origini del virus e le allusioni a una possibile mano “occidentale” dietro alla pandemia postate sui social network dell’ambasciata sono valse all’ambasciatore cinese Lu Shaye una convocazione da parte di Le Drian lo scorso aprile.

I toni ora sono cambiati, dice Gattolin. “Io stesso, dopo aver denunciato il trattamento riservato dall’Oms a Taiwan, sono stato accusato dall’ambasciata cinese di razzismo verso il direttore generale Tedros Ghebreyesus. Oggi questi attacchi ai parlamentari sono stati messi da parte, e la visita di Wang vuole riparare i danni”.

L’agenda della tappa francese non si è ancora conclusa. Dopo un incontro con Le Drian, Wang ha in programma un faccia a faccia con l’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin, amico e storico interlocutore del Partito comunista cinese. Il capolinea del tour a Berlino, dove incontrerà il capo della diplomazia Heiko Maas. Angela Merkel, salvo imprevisti, sarà impegnata altrove.

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