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Giovani, green e fisco. Il Recovery Plan sarà il nostro piano industriale. Parla Laura Castelli

C’è da crederci nell’Italia di domani. Il Paese che uscirà dalla peggiore crisi dalla fine della Seconda guerra mondiale sarà forse un po’ migliore di quello attuale. Nel dubbio, tanto vale sperare e lottare per un sistema più equo, attrattivo, soprattutto per i giovani. Conversazione di Formiche.net con il viceministro dell’Economia, Laura Castelli.

Castelli, l’Italia della denatalità ha un disperato bisogno di formare una nuova classe dirigente di cervelli, con cui sostenere la nostra economia, una volta superata la tempesta della pandemia. Come consentire questo, alla luce delle enormi opportunità in arrivo con il Recovery Fund?

Non dobbiamo solo formare una classe dirigente nuova, ma dobbiamo soprattutto far rientrare quella generazione che si è vista costretta ad espatriare. Su questo abbiamo lavorato come governo e nei prossimi provvedimenti l’intervento sarà ancora più determinato e incisivo. Nei giorni scorsi ho letto di uno studio condotto da Talents in motion, conferma che il tema della fuga dei cervelli, è molto sentito dai giovani talenti italiani. Il 71% starebbe valutando di rientrare in Italia, e questo anche grazie al fatto che abbiamo buttato le basi per invertire il trend.

Sembra una buona notizia…

I giovani vogliono tornare, perché abbiamo iniziato a creare condizioni lavorative favorevoli, promuovendo programmi di formazione all’interno delle aziende, nuovi fondi per le start-up, forme di decontribuzione incisive e ad investire sui servizi, con il fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Risultati come l’eliminazione del superticket, oppure il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e la nuova decontribuzione del 30% per i lavoratori del sud sono solo alcuni dei risultati che abbiamo portato a casa in questi mesi, e i feedback sono molto incoraggianti.

Forse non sarà anche merito della risposta data dall’Italia alla pandemia?

Anche. C’è un dato importante legato alla gestione della pandemia, la risposta dell’Italia è ritenuta, da tutti, tra le migliori in Europa. Il nostro sistema sanitario e di politiche sociali funziona bene, e con le risorse stanziate in questi mesi saremo in grado di aumentare ancora di più gli standard qualitativi, che già sono molto buoni.

Non basta, però, dire ai giovani di tornare a lavorare in Italia. Serve un ecosistema favorevole, a cominciare da un sistema fiscale attraente e amico delle iniziative d’impresa. Lei crede che il Paese riuscirà a compiere questo sforzo?

È proprio l’ecosistema, che abbiamo trovato distrutto per la mia generazione, che stiamo ricostruendo da quando siamo al governo. I dati economici segnalano una ripartenza, ed alcuni sono incoraggianti, come quello relativo all’indice pmi manifatturiero che ad agosto è pari a 53,1 in rialzo rispetto al mese di luglio, e raggiunge il livello maggiore da giugno 2018. Ancora più incoraggiante se pensiamo che Paesi come la Francia registrano una contrazione. Il Covid ha cristallizzato una serie di carenze strutturali, su cui siamo intervenuti tempestivamente. Quelle carenze che da opposizione sottolineavamo sempre all’allora governo.

Qualche esempio?

Penso a tutte le norme contenute nel decreto Semplificazioni, a partire da quelle importantissime per lo sblocco degli investimenti, per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e per le semplificazioni. Adesso stiamo scrivendo la Nota di aggiornamento al Def, Legge di Bilancio e Recovery Plan, andranno letti tutti in un quadro d’insieme. Con il collegato fiscale arriverà poi una profonda ed incisiva riforma del fisco, che ha come fine la semplificazione del rapporto tra contribuente e Stato e l’abbassamento delle tasse.

Ci sarebbe anche il Recovery Plan messo a punto dall’Europa…

Il Recovery Plan, che amo chiamare il nostro Piano industriale, ci consentirà ancora di più rispetto al tanto già programmato in questi anni, di mettere in campo importanti progetti che favoriranno la creazione di nuove opportunità di lavoro, legate soprattutto al digitale, alla filiera dell’energia e a quello della mobilità sostenibile.

Castelli il Covid ha cambiato il mondo, forse per sempre. L’Italia avrà la grande occasione di costruire qualcosa di diverso, forse di più equo. Nell’economia, nel welfare. Condivide questa prospettiva?

Il Movimento 5 Stelle è nato per questo, molte delle riforme introdotte con i Decreti emergenziali durante il Covid sono l’attuazione di nostre battaglie storiche. Penso che se la politica tradizionale ci avesse ascoltato prima, saremmo stati più pronti ad affrontare un’emergenza come questa. Lavoro agile, didattica a distanza, digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, politiche attive del lavoro e non più passive, sono temi di cui noi parliamo da sempre.

Non manca proprio niente…

C’è il grande tema del Green New Deal, e quindi tutto ciò che ruota attorno alla sostenibilità e alla riconversione, temi che sono molto caro alle giovani generazioni, ma che hanno bisogno di una politica coraggiosa come la nostra, che mette davanti il bene comune rispetto agli interessi cristallizzati nel corso di decenni. Il tempo del cambiamento è adesso. Non ci sono più scuse.



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