Il turismo chiama, Cassa Depositi e Prestiti accorre. Se c’è un settore che più degli ha pagato il conto della pandemia, è proprio il comparto alberghiero e della ricettività che ogni anno garantisce all’Italia fino a 13 miliardi di Pil e il 15% dell’occupazione. Per questo l’Italia non può permettersi di mandare in malora un simile asset e per evitare che questo accada è entrata in gioco via Goito, che questa mattina ha presentato il primo Fondo italiano per il turismo. Due miliardi di euro per rimettere in piedi un settore devastato prima da due mesi di lockdown e poi affossato dalla recessione. Alla presentazione hanno preso parte i vertici di Cdp, il presidente Giovanni Gorno Tempini e l’amministratore delegato, Fabrizio Palermo, insieme al ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini.
IL FONDO
Come funzionerà il nuovo veicolo presentato questa mattina? Tutto ruoterà intorno alla valorizzazione degli asset immobiliari alberghieri, con particolare riferimento agli “alberghi storici e iconici su tutto il territorio nazionale”, spiega Cdp nella nota di presentazione del Fondo. Saranno inoltre mobilitati “fino a 2 miliardi di euro” in 3-5 anni, “a valere sulle risorse di Cdp, per un totale di 750 milioni di euro, e su ulteriori fondi di investitori terzi. Il ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo contribuirà, attraverso un fondo istituito con il decreto Rilancio, fino a 150 milioni di euro”. In altre parole, nell’attesa di un ritorno alla normalità dei flussi turistici, Cdp sosterrà quei grandi alberghi del Paese consentendogli di uscire dal tunnel della crisi. Di più. Vista la vulnerabilità di certi asset alberghieri, l’azione della Cassa mira a impedire che i medesimi possano diventare prede ambite da parte di grosse catene estere.
In questo modo Cassa depositi e prestiti, viene sottolineato, “rafforza il suo impegno per il turismo, settore chiave per l’economia italiana”. Inoltre il Fondo targato Cdp “potrà concedere agli attuali proprietari un diritto di riacquisto da esercitare in un arco di tempo congruo rispetto alle stime di ripresa del mercato ricettivo internazionale. Ove possibile, inoltre, si promuoverà il reinvestimento dei proventi della vendita nell’attività di gestione, sostenendo l’occupazione e il miglioramento degli standard qualitativi delle catene alberghiere del Paese”.
SALVARE IL TURISMO
Il senso dell’operazione è stato dato dallo stesso ceo della Cassa, Palermo. “Il turismo rappresenta uno dei settori chiave per il Paese da un punto di vista economico e occupazionale. Il momento di forte difficoltà che sta vivendo può, tuttavia, rappresentare un’opportunità per accelerarne la transizione verso un’offerta più professionale, competitiva e innovativa. La nascita del Fondo rafforza ulteriormente la già consolidata capacità di intervento di Cdp nel settore, favorendo la riqualificazione dei gioielli dell’ospitalità italiana e contribuendo così all’evoluzione del business model delle imprese turistico-alberghiere”.
Il numero uno di Via Goito ha poi fornito ulteriori dettagli sulla mission del Fondo. “Puntiamo ad investire in strutture storiche e iconiche del Paese, che spesso sono rappresentative loro stesse di una destinazione, muovono intere filiere e danno un contributo importante alla generazione di occupazione e indotto, rappresentando quindi un volano del turismo in Italia. Si tratta di un modello non invasivo, che punta a sostenere le strutture investendo nel loro ammodernamento e preservando al contempo la gestione attuale: il lancio del Fondo completa i quattro importanti pilastri di sostegno al settore lanciati qualche anno fa”. Ad oggi “abbiamo già finanziato 11 startup nel settore, ma l’obiettivo finale é quello di far nascere nuove iniziative che contribuiscano ad innovare il settore soprattutto al Sud, e traghettare il turismo italiano verso un maggiore sviluppo”.
OBIETTIVO FUTURO
Il ministro Franceschini ha invece spostato l’attenzione sul ruolo che potranno avere le risorse del Recovery Fund nel sostegno al turismo. “Se vogliamo puntare su un turismo alto, di qualità, con capacità di spesa, bisogna andare verso un processo di riqualificazione delle strutture ricettive e quindi stiamo ragionando perché una parte importante del Recovery Fund sia finalizzata a un intervento, che concorderemo con le associazioni di categoria, per incentivi alla riqualificazione delle nostre strutture ricettive”, ha spiegato Franceschini.
Che, rivolgendosi ai vertici di Cdp ha sottolineato come oggi “nasce oggi uno strumento importante per il sostegno al settore turistico, che rappresenta uno degli asset portanti dell’economia nazionale e a cui il governo ha dedicato grande attenzione sin dall’inizio dell’emergenza. Dobbiamo aiutare le imprese e i lavoratori del turismo ad attraversare il deserto e rimanere sul mercato: con questo strumento saremo in grado di indirizzare al meglio gli investimenti favorendo il ritorno alla crescita”.
LE IMPRESE CHIEDONO UN BOND
Il grido di allarme del turismo non è comunque cosa di oggi. L’enorme sofferenza del comparto è provato anche dalla richiesta arrivata ieri da alcune delle principali associazioni di imprese turistiche. Le quali hanno inoltrato una proposta proprio a Mibact e Cassa Depositi e Prestiti per il varo di uno strumento finanziario di lungo periodo a supporto del rilancio degli alberghi italiani e degli operatori turistici in generale.
Ovvero il lancio di un programma di minibond da parte di aziende turistiche che abbiano fondamentali patrimoniali solidi; i minibond di durata di almeno 25 anni e con tasso ridotto devono essere finalizzati ad azioni di rilancio di medio-lungo periodo. Cdp, tramite un fondo immobiliare, sottoscriverebbe i bond consentendo agli imprenditori di restare proprietari della propria azienda, di non cadere preda di necessità di cessione a soggetti speculativi, incassando la liquidità necessaria a sopravvivere.