Secondo un articolo di Bloomberg (chi scrive lo legge grazie alla condivisione del direttore dell’Ecfr, Carl Bildt), Cipro starebbe giocando su un doppio fronte all’interno dell’Ue. Da un lato Nicosia vuole che Bruxelles decida per sanzionare la Turchia, colpevole di aver spinto nelle acque cipriote le proprie ambizioni nel Mediterraneo (contesa storico-territoriale tra i due paesi, e la Grecia, riaccesa violentemente dalla partita energetica in corso tra le acque dell’East Med e dalle dinamiche geopolitiche connesse). Dall’altro il governo cipriota sta intralciando la discussione sulle eventuali sanzioni contro la Bielorussia (dove dovrebbero essere colpiti quadri del regime accusati delle repressioni sulle manifestazioni popolari post-presidenziali in corso).
E dunque: secondo Bloomberg, Cipro ha avvertito i colleghi europei che non firmerà una proposta già pronta dell’Ue per sanzionare quei funzionari bielorussi, a meno che gli altri membri non acconsentano a colpire la Turchia. La questione è in corso, ed entro settembre si dovrebbe risolvere il doppio piano Ue.
La situazione è articolata e complessa, per certi versi è normale che si verifichino queste sovrapposizioni dell’interesse nazionale sulle dinamiche comunitarie (tutt’altro che nuove). Ma le mosse di Cipro vanno anche contestualizzate. In settimana a Nicosia c’era Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, T-Rex diplomatico che il Cremlino usa come alabarda internazionale. Lo scopo ufficiale della visita era la firma su accordi fiscali riguardanti la doppia tassazione e la riaffermazione delle relazioni reciproche. Tuttavia è impossibile non riconoscere come dietro a quella presenza russa in terra cipriota ci fossero gli interessi di Mosca nel Mediterraneo orientale. Cartina di tornasole le esercitazione che russi, greci e ciprioti organizzano tra quelle acque delicatissime nella settimana che va dal 17 al 25 settembre.
Mosca, al di là di dichiarazioni e intenti esposti da Lavrov a Nicosia, è tutt’altro che volonterosa per favorire il dialogo. La Russia ha rapporti con tutti gli attori in campo: con Atene ha relazioni storiche (certamente da rinfrescare); con Cipro cerca un rinvigorimento; con Ankara gioca sull’odi-et-amo con cui i russi cercano di tirare i turchi verso l’asse eurasiatico attraverso una cooperazione-competitiva (coopetition, dicono con un neologismo efficace gli inglesi). Tutto con un intento strategico profondo: aprire la crepa che partendo dalla porzione Est del Mare Nostrum potrebbe aprire le strutture occidentali come la Nato (su tutte) e l’Ue. Che dietro alla posizione assunta da Cipro in ambito europeo ci sia anche una volontà di non indispettire il Cremlino sulla Bielorussia è impossibile dirlo. Val la pena però registrare le dinamiche in corso, non dimenticando che in questo momento Mosca è l’unico alleato di Minsk e procede nel dossier di sostegno ad Aleksander Lukašenka col peso che si mette su una questione di interesse nazionale estremo, praticamente strategica.