C’era mezzo governo all’Auditorium Parco della Musica per la prima Assemblea di Confindustria dell’era Covid. Un titolo forte, per l’occasione: il Coraggio del futuro. non poteva essere altrimenti. Gli imprenditori italiani vivono la loro notte più buia e un anno come questo non se lo aspettavano di certo. A tre mesi dalla fine del lockdown che ha colpito al cuore l’Italia e la sua industria e a sei dall’inizio della pandemia, nella Sala Sinopoli attrezzata a norma di Covid non poteva che andare in scena un confronto a viso aperto tra la politica nazionale e le aziende.
In platea, tra gli altri e oltre al premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, dei Trasporti, Paola De Micheli, degli Esteri, Luigi Di Maio, dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, unitamente all’ex premier Mario Monti e al sindaco di Roma, Virginia Raggi, ma anche i leader del Pd, Nicola Zingaretti e di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, l’ad di Cassa Depositi e Prestiti, Fabrizio Palermo, e il ceo di Leonardo, Alessandro Profumo. Sul palco, da solo, il presidente Carlo Bonomi, alla sua prima assise. 50 minuti scanditi da 7 applausi per giocare a carte scoperte e chiedere la governo un biglietto di sola andata per la salvezza.
O SI FA L’ITALIA O SI MUORE
Gli industriali sanno di essere davanti a un bivio. 209 miliardi stanno per piombare sull’Italia, fallire equivarrebbe alla fine industriale del Paese. In Confindustria lo sanno, al punto da aver considerato la possibilità. “Presidente, due settimane e ancora pochi giorni fa, lei ha detto: se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa”, ha ricordato Bonomi, rivolgendosi a Conte. “No, signor presidente, non è così. Se si fallisce nel compito che abbiamo di fronte, nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti”. In caso di fallimento “il danno per il Paese sarebbe immenso e lo pagheremmo tutti”.
SFIDA AL GOVERNO
C’è solo un modo per evitare di andare tutti a casa, imprese e governo: avere una visione. “Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro”. Rivolgendosi direttamente al premier Conte e al ministro Patuanelli Bonomi ha lanciato la sfida: “Ascolteremo con grande attenzione le vostre osservazioni e spero anche qualche risposta alla nostre richieste. Ma è veramente difficile che possiate incontrare associazioni più rispettose, costruttive e comprensive di noi”. E con una battuta ha aggiunto: “Lo siamo così tanto che alla nostra Assemblea parla uno per Confindustria e due per il governo”. Ma, “basta dire che gli imprenditori chiedono cose irreali e irrealizzabili”, ha aggiunto.
Il numero uno di Confindustria ha insistito sulla “necessità di una visione alta con al centro l’impresa italiana. Una visione alta che ci consente di correre di più, di soddisfare più bisogni, di assicurare un futuro migliore a giovani e famiglie. Una visione che oggi ci chiede coraggio, il coraggio di scelte appropriate. Che possono sembrare difficili o impossibili. Ma non lo sono”.
BASTA COI BONUS (E CON QUOTA 100)
Bonomi è poi entrato nel vivo delle misure con cui rilanciare un’economia a pezzi. L’imperativo è basta coi sussidi a pioggia. “I sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan. Già l’estate doveva essere il momento di altre scelte su cui indirizzare più incisivamente il futuro. Serve tutt’altro: non sussidi, ma condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produttività e occupazione”. E comunque, tanto per essere chiari, “stabilire priorità per usare, in pochi anni, oltre 200 miliardi che ci vengono dall’Europa” perché “neanche 200 miliardi, dandone una goccia a tutti possono risolvere i mali italiani”.
Sul fronte delle pensioni, è ora di smetterla con gli esperimenti. “All’esaurirsi di Quota 100 tra un anno non bisogna immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101. Cioè nuovi regimi che continuerebbero a gravare sulle spalle dei più giovani”.
UNA PROPOSTA SULL’IRPEF
Il presidente di Confindustria ha poi lanciato una proposta per l’Irpef, primo passo per una più complessa riforma fiscale. “Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi? Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità”. Insomma, sgravare le imprese dal pagamento dell’Irpef, lasciandolo direttamente ai lavoratori. “Sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano – dice Bonomi facendo riferimento agli evasori di autonomi e dipendenti – senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percezione del reddito”.
CONFINDUSTRIA DICE MES (E DRAGHI)
Bonomi ha poi fatto il suo personale endorsement sul Mes. Follia, secondo gli industriali, rifiutarlo. “Sui conti pubblici serve da parte del governo un’operazione verità. Ci sarebbe un danno certo per il Paese se il governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalita”. D’altronde, “non vorremmo trovarci un domani a constatare che l’onere della parte di Recovery Fund percepita in trasferimenti sia finanziato con nuove tasse solo a carico delle imprese, specie di quelle che producono e danno occupazione in Europa: plastic tax, carbon tax, web tax o quel che si voglia”. E ricordando le parole dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi, il numero uno di Confindustria ha affermato che “l’unico debito buono è quello utilizzato a fini produttivi”.
DIO SALVI MATTARELLA
C’è poi un asse speciale che passa per Viale dell’Astronomia, quello con il Quirinale. Gli industriali, ricevuti ieri dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, hanno fatto ben intendere di riporre molta speranza nel Colle. Le parole di Bonomi, d’altronde, hanno lasciato poco spazio all’immaginazione. ”Il primo ad aver richiamato più volte, negli ultimi mesi, all’urgenza di fissare chiare priorità è stato il capo dello Stato. Per questo a Sergio Mattarella esprimo la più calorosa gratitudine e infinita stima per l’equilibrio e la fermezza con cui svolge il suo mandato di custode della Costituzione e di grande moderatore della nostra Repubblica”. Il leader degli imprenditori ha poi citato un altro esempio, tutto italiano, Alex Zanardi, il campione di automobilismo ricoverato in seguito a un gravissimo incidente, lo scorso giugno. “Fatemi evocare un campione che è un modello di caparbia capacità umana che affronta senza scoramento e vince sfide impossibili e che oggi sta combattendo una battaglia che spero vinca ancora una volta: Alex Zanardi“.
LA RISPOSTA DEL GOVERNO
La risposta del governo è arrivata per mezzo dello stesso premier Conte. Tanto per cominciare, un appello a Confindustria, nel nome dell’Italia. “Dobbiamo lavorare tutti insieme per vincere la sfida della ripartenza” che in realtà “è lì che aspetta da anni. Abbiamo il dovere di affrontarla con coraggio, questa volta ce la possiamo fare, perché la pandemia ci ha reso più forti”. Ora, “quali lezioni possiamo trarre da questa terribile esperienza? Ormai da settimane tutte le istituzioni internazionali, le più autorevoli testate giornalistiche, si stanno interrogando sulle ragioni per cui un Paese, che negli ultimi lustri ha mostrato non poche difficoltà, si sta rivelando più efficace di molti altri e più resiliente”.
Sbagliato però, non riconoscere i meriti del governo. “Sarebbe corretto riconoscere che questo governo ha messo in campo risorse ingenti. Il governo ha messo a disposizione risorse ingenti, l’ampiezza di questi interventi non è stata apprezzata da tutti ma ha avuto un ruolo cruciale”. Non poteva mancare un passaggio sull’Europa che “oggi ha avuto la forza di rispondere diversamente, adottando un programma di investimenti. Un risultato che si deve anche alla caparbietà dell’Italia, di un governo che non si è accontentato di soluzioni parziali o anacronistiche. Gli esiti del negoziato europeo hanno dimostrato che l’Italia ha saputo recuperare una forte leadership a livello europeo e internazionale”. Meno male.