Il governo ha steso le linee guida per l’uso dei fondi relativi al piano Next Generation Eu. La linee sono vaghe, in compenso s’ignora chi debbano guidare, visto che tocca al governo stesso predisporre i piani d’investimento.
Il documento può essere diviso in tre parti. Nella prima si delinea una analisi dei mali italiani e un riassunto dei rilievi europei. È piuttosto precisa. Non è poco, ma non è certo abbastanza. Nella seconda si elencano gli obiettivi che, mediante investimenti e riforme, s’intendono raggiungere. E qui si entra nel vago. Si prenda il capitolo giustizia.
A) La giustizia italiana, civile e penale, è troppo lenta;
B) L a Commissione europea ce lo ha più volte ricordato
C) Occorre sveltirla. Non bastasse tanto acume si aggiunge che la cancellazione della prescrizione va in questa direzione, mentre, invece, va in quella diametralmente opposta, lasciando i processi senza scadenza e introducendo la condanna al processo a vita. La sola che possa essere comminata senza manco che ci sia sentenza definitiva.
È stato chiarito in tutte le salse che con i soldi di Next generation Eu non si possono diminuire le tasse, che pure devono calare, ma mediante taglio della spesa corrente improduttiva (la riforma fiscale, per intenderci, se a gettito costante, non farà certo scendere la pressione fiscale, semmai la distribuisce diversamente, ove mai si voglia credere che ci riesca). Far scemare il fisco con quei soldi avrebbe due controindicazioni letali:
A) Racconterebbe ai contribuenti di altri Paesi che stanno pagando per gli italiani, il che, oltre a essere miserabile, è improponibile.
B) Far calare la pressione fiscale con incassi temporanei significa promettere che tornerà velocemente a salire. Eppure quelle linee guida si trova ancora un nesso fra e Next generation Eu e tagli fiscali, mediati per il tramite di riforme il cui contenuto resta nebbioso. Trattasi, pertanto, di mera propaganda.
La terza parte elenca i criteri con cui saranno valutati, accettati o scartati i singoli progetti d’investimento, il che chiarisce che ancora non ci sono. Vale a dire che quanto discusso agli Stati Generali e quanto elaborato dalla commissione Colao è tutta roba che ha riempito le cronache al tempo del blocco, mentre ora si riparte da capo.
Dice il presidente del Consiglio che se dovessero fallire su questo piano si dovrebbe mandarli a casa.
Il fatto è che se si fallisce in quello si dirocca la casa Italia, mentre, a volere escludere catastrofi, che nessuno sensato si augura, i progetti veri e propri saranno presentati a settimane, discussi a mesi e finanziati ancora dopo, sicché un primo bilancio potrebbe trarsi non prima del 2022 inoltrato, a qualche mese dalla fine della legislatura. Vista la posta in gioco sarà bene che tutti si ritrovi una qualche maggiore serietà.