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Tagliare le tasse si può. Ma senza Recovery Fund. Parla De Romanis

Tra poco più di un mese il governo dovrà presentare all’Europa il primo pacchetto di investimenti da finanziare con il 10% del Recovery Fund destinato all’Italia, una ventina di miliardi sui 209 destinati all’Italia entro il 2023. E non potranno essere commessi errori o, peggio, leggerezze come fatto capire ieri dal commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ascoltato in Parlamento proprio sul piano di aiuti da 750 miliardi allestito dall’Ue. Per esempio, guai a usare i soldi del Recovery Fund per tagliare le tasse, il piano è stato concepito per fare Pil e innovazione non certo per operazioni di chirurgia fiscale. Naturale chiedersi se un Paese con una delle pressioni fiscali più alte d’Europa possa resistere alla tentazione. Formiche.net ha girato la domanda all’economista Veronica De Romanis.

De Romanis, ieri il commissario Gentiloni ha chiaramente detto che non si possono tagliare le tasse con i soldi del Recovery Fund. Un monito all’Italia… 

Gentiloni ha detto un qualcosa di ovvio. Gli strumenti messi in campo dall’Europa, Recovery Fund in primis, sono una tantum ovvero non sono strutturali. C’è però da augurarsi che tali strumenti possano diventare un domani strutturali. Però dal momento che ad oggi sono temporanei, se qualcuno vuole tagliare le tasse ci vuole una copertura di tipo strutturale e i fondi europei non sono di questo genere. Una copertura strutturale può essere, per esempio, una revisione della spesa.

Però ogni tanto il governo rispolvera un progetto di riforma fiscale, magari che parta dal lavoro.

Faccio notare come il ministro dell’Economia abbia già indicato due fonti di finanziamento per una riforma fiscale. La riduzione delle agevolazioni fiscali e qui speriamo bene perché nel programma del Movimento, si parlava di 40 miliardi annui di tagli alle deduzioni/detrazioni. Ma finora non se ne è vista nemmeno una di riduzione, forse perché si tratta di abbattere dei privilegi e dunque c’è un costo politico.

E l’altra?

L’altra fonte di finanziamento è la lotta all’evasione. Anche qui lo dicono tutti i governi ma nessuno è riuscito ancora a farlo in modo significativo. Si tratta peraltro di coperture ballerine che la stessa Commissione Ue non ha mai gradito più di tanto.

Tra un mese o poco più dovremo spedire a Bruxelles un piano di investimenti credibile per aggiudicarci la prima fetta di Recovery Fund. Quali errori non dobbiamo commettere?

Il rischio maggiore, che vedo, è quello di mandare in Europa una lista della spesa, cosa che lo stesso Gentiloni ha detto di non fare, quando occorrerebbe indicare prima di tutto una cornice dentro la quale ci si muove, indicando l’idea di Paese che il governo ha in mente. Occorre indicare macro aree e invece mi pare che il governo abbia chiesto ai ministeri delle schede ma senza indicare un’idea di futuro. Questo sarebbe un rischio e dunque un problema.

Questa estate ce la ricorderemo anche per Mario Draghi. Il suo intervento a Rimini ha aperto un dibattito. Ma davvero per un Paese con le finanze ballerine come le nostre è possibile fare del buon debito?

Fare del debito buono come ha detto Draghi, è possibile. Più che altro, visto l’ammontare del nostro debito, non abbiamo scelta, siamo costretti a fare del debito buono. Credo che la gran parte dei 100 miliardi di deficit fatti dall’inizio della pandemia, sia debito cattivo nel senso che non genera crescita ma tampona e basta. Mentre invece servono interventi mirati e con un impatto sull’economia. Anche questo lo ha detto Gentiloni ieri, in modo molto chiaro.

Forse il Mes è un debito più sano…

Il Mes dovrebbe essere chiesto, perché è davvero incomprensibile che i 5 Stelle continuino a parlare di condizioni quando il nostro ministro dell’Economia del governo di cui i 5 Stelle fanno parte dice che le uniche condizioni sono l’uso delle risorse per la sanità. Uno può anche non credere a Gentiloni, ma un partito di governo che non crede al proprio ministro… E comunque non si può giocare con la salute della gente.

Che cosa intende dire?

Le risorse del Mes sono pronte all’uso, quelle del Recovery non arriveranno prima del 2021, e servono ad esempio per tamponi e igienizzanti e per potenziare i presidi medici nelle scuole, università e fabbriche. Ma come si fa a dire di no?



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