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Expo Dubai2020, l’Italia cala l’asso della cultura

Abu Dhabi – L’Italia è pronta a giocare l’asso nella manica. Quella straordinaria cornucopia di genialità, creatività, talento e bellezza che ci mette ai vertici di qualunque classifica mondiale quando si tratta di arte e cultura. Saranno, infatti, oltre 150 gli eventi che l’Italia porterà negli Emirati durante Expo2020, dallo spettacolo di Roberto Bolle con ballerini internazionali, all’orchestra dell’Accademia della Scala, dai 100 cellos di Giovanni Sollima all’Orchestra di Piazza Vittorio. Ma ci saranno anche le musiche di Stefano Bollani, di Nicola Piovani, le performance di Paolo Fresu, con il suo jazz ispirato all’incrocio culturale del Mediterraneo. E poi ancora convegni, forum, mostre temporanee, hackathon, workshop, TED talk. Il padiglione italiano, in privilegiata posizione accanto ai padroni di casa emiratini “sorgerà proprio in quello che si chiama il ‘cordolo culturale’ del sito, in quella parte dell’enorme spazio di 500 ettari dedicato alla cultura”, ha detto il commissario Italia per Expo Dubai Paolo Glisenti.

L’occasione per riflettere sul potenziale della diplomazia culturale è arrivata durante il forum organizzato all’Ansa a cui ha preso parte anche la sottosegretaria ai Beni Culturali con delega all’Expo Lorenza Bonaccorsi e a cui si è affiancato il videomessaggio del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. A dare concretezza plastica al filo ideale che lega l’Italia agli Emirati, il collegamento da Venezia del presidente di Anica ed ex ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli a cui rispondevano da Abu Dhabi Ida Zilio-Grandi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, e la ministra della Cultura degli Emirati Arabi Uniti, Noura Mohammed Al Kaabi. “Sono passati dieci anni dalla prima partecipazione degli Emirati alla Biennale” ha ricordato con orgoglio la ministra emiratina in un videomessaggio “la nostra missione continua ad essere la promozione della tolleranza e della coesione sociale attraverso progetti dinamici come il nostro Padiglione a Venezia o attraverso il Padiglione dell’Italia all’Expo di Dubai”.

La quinta immaginaria dell’iniziativa, in effetti, era proprio quella della 77^ Mostra del Cinema di Venezia, uno dei festival di cinema più antichi e già diventato un simbolo nello scenario del Covid quale prima manifestazione cinematografica dopo l’emergenza. Il commissario Glisenti, a sua volta, non ha perso occasione per ricordare la “carica di entusiasmo che animerà il momento unico e irripetibile di Expo2020” che aprirà i battenti nell’ottobre del 2021 e che sarà il “primo evento mondiale dopo la pandemia”. Una vetrina irrinunciabile, ad esempio, per i 55 World Heritage Sites dell’Unesco, che vedono l’Italia ai vertici mondiali accanto ad un paese sterminato quale la Cina. Un grande volano per quel 13% del Pil nazionale prodotto dal turismo nel 2019, anno in cui il flusso straniero ha superato quello domestico con il 50,3%, come ha ricordato la sottosegretaria Bonaccorsi.

“Il dialogo interculturale oggi è un elemento essenziale per riformulare e rafforzare i rapporti diplomatici classici”, ha detto Glisenti, ponendo l’accento su quello straordinario strumento di soft power che è la cultura, con cui l’Italia può ricoprire a pieno diritto un ruolo di protagonista e guida negli affari internazionali globali. “Le aspettative verso la cultura italiana sono altissime” ha aggiunto Zilio-Grandi, che in qualità di docente di Lingua e Letteratura araba dell’Università Ca’ Foscari ha collaborato con il Padiglione degli Emirati Arabi alla Biennale “la cultura italiana piace e ci si aspetta molto in termini di eleganza, di stile ma anche di innovazione”.

Ad un anno di distanza dall’apertura di Expo, il movimento nervoso dei trapezisti di Lorenzo Mattotti sulla locandina della Mostra del Cinema di Venezia, sono forse la metafora più efficace delle difficoltà economiche e sociali contemporanee. Ma la storia ricorda che nel dopoguerra, proprio la fioritura di grandi eventi e manifestazioni ha accompagnato la ricostruzione dell’Europa in macerie. Se la grande kermesse del Festival of Britain tenuta nel 1951 ha rappresentato un “tonico per la nazione”, come disse il laburista Herbert Morrison, altre iniziative sono addirittura diventate parte integrante di tradizioni culturali collettive, soprattutto nella nuova industria cinematografica, come il Festival di Edimburgo nato nel 1947, il Festival di Berlino (1951), il Festival di Cannes (1946) e la stessa Mostra del Cinema di Venezia che, ormai lontana dall’originario statuto fascista, ha fatto da cassa di risonanza al boom del cinema italiano.

Nel 2021 Dubai avrà il compito di riconnettere le fila del dialogo interculturale (“Connecting minds, Creating the Future”) raccogliendo il testimone dell’Esposizione Universale, allestita per la prima volta in un paese arabo, proponendosi quale moderna e innovativa “piattaforma di collaborazione multilaterale”, ha detto Rutelli. In questa cornice la presenza italiana non sarà “retrospettiva, storica, museale, ma tutta proiettata in avanti, verso nuove generazioni, nuove professionalità e nuove competenze” ha concluso Glisenti. La sfida è aperta e per l’Italia si traduce nella possibilità forse unica o difficilmente ripetibile di rilancio del proprio brand storico, artistico e culturale nel quadro di una riflessione globale e, ancora una volta, di una ricostruzione.

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