Non serve una centralina per il Recovery Fund, sarebbe come gettare 209 miliardi nella spazzatura. Meglio dare fiducia e responsabilità alle regioni affinché sostengano progetti che fanno rima con crescita e ripresa. Mentre il governo è intento a limare il piano di interventi (qui l’articolo di Formiche.net con le prime linee guida) con cui assicurarsi le risorse dell’Europa, Massimo Garavaglia, deputato della Lega in commissione Bilancio e già viceministro dell’Economia nel governo gialloverde, dice la sua sulla gestione dei fondi frutto di un accordo comunitario che rimarrà alla storia.
Garavaglia, tra pochi giorni il governo spedirà a Bruxelles il piano su cui costruire la crescita targata Recovery Fund. Ha qualche suggerimento?
Sì, ne ho. Ma il primo è relativo a una questione di metodo. Non abbiamo bisogno di un accentramento delle decisioni di spesa, non bisogna dare tutto in mano a un ente unico, qualunque esso sia e nemmeno ai ministeri, altrimenti il disastro è assicurato. L’importante è non commettere questo errore, che sarebbe fatale, avremmo la matematica certezza del fallimento.
Perché è così pessimista sull’efficienza dei ministeri nella gestione delle risorse del Recovery Fund?
Glielo dico subito. Tanto per cominciare l’Europa, oltre che a chiederci idee chiare, ci chiede tempi di spesa certi e già qui ho qualche dubbio. E poi se ha tempo, si vada a vedere i dati sul fondo delle amministrazioni centrali, dove ci sono decine di miliardi di investimenti. E scoprirà che è stato speso l’equivalente di zero, gli unici investimenti che sono stati fatti sono a livello territoriale: regioni, comuni.
Scusi, ma se non tocca ai ministeri gestire i fondi europei, a chi dovrebbe spettare?
Agli enti territoriali, per lo stesso motivo di cui le ho detto poc’anzi. Gli unici ad aver investito in questi anni sono stati proprio loro. E anche con una tempistica più certa.
Va bene. Parliamo dei capitoli di spesa. Il governo ha individuato sei aree nelle linee guida…
Sulle priorità ho pochi dubbi, gli obiettivi sono noti, anche da tempo, non inventiamoci per favore l’acqua calda, sappiamo benissimo quello di cui ha bisogno il Paese. Infrastrutture, trasporti, ferrovie, parco mezzi e mobilità sostenibile. Non le basta come prateria? Aggiungo anche i veicoli elettrici nelle città.
Non c’è solo la mobilità e i trasporti però. L’Italia ha bisogno di molto altro.
Certo. C’è la rete idrica, su cui l’Osservatorio del non fare ha detto molto. In generale ci sono una miriade di infrastrutture, fisiche e digitali, da finanziare. Però si parte dai trasporti, senza dubbio.
Garavaglia c’è chi coi soldi del Recovery Fund vorrebbe tagliare le tasse. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, tanto per dirne uno…
Lo trovo assolutamente demenziale, è fin troppo evidente che le risorse del Recovery Fund abbiano come finalità gli investimenti. Però si può fare uno switch. E cioè se io ho allocato a bilancio delle risorse per gli investimenti allora posso utilizzare il Recovery per gli investimenti le risorse allocate per abbattere tasse e spesa corrente. Ma è appunto un cambio. Rimane il fatto che i fondi del Recovery sono per gli investimenti, se non si fa il cambio di cui dicevo niente taglio tasse.
Rimane un problema, la Pubblica amministrazione. Sarà in grado di assorbire la gestione di 209 miliardi?
La chiave è sempre quella, passare la gestione delle risorse agli enti territoriali. Le do un esempio. Nel governo Conte I abbiamo liberato gli avanzi di amministrazione dei comuni, togliendo vincoli e dandone uno solo, ovvero spendere i soldi altrimenti passavano al comune di fianco. Risultato? Spesa dei comuni a +15%. Questa è la chiave, se i soldi si danno ai comuni allora il gioco riesce ma se si lascia ai ministeri il disastro è assicurato, garantito.
Non teme un assalto alla diligenza quando i soldi saranno sul piatto?
Il caos lo farà il governo, temo. Ma mi creda non si inventa nulla di nuovo, molti interventi sono già programmati, non vedo un rischio assalto alla diligenza. Pensi solo che per la sanità ci sono 30 miliardi disponibili a bilancio, per l’edilizia sanitaria, di cui 6 liberi cioè non ancora assegnati dal governo. Il paradosso del Recovery Fund è proprio questo, il problema non sono i soldi, ma l’organizzazione e la gestione degli stessi.
Garavaglia due domande più industriali. Siamo nel pieno della rete unica, è giusto avere una regia pubblica della futura società della rete come ribadito proprio oggi dal ministro Patuanelli?
La questione più che di capitale è di governance. E credo che su certi asset strategici, come le telecomunicazioni, il controllo pubblico sia necessario e opportuno.
Lo stesso vale per Borsa Italiana?
Sì. Se un asset è strategico lo Stato deve presidiare.
Ultima domanda. Lei è stato nel board di Cdp (2013, ndr). Stiamo assistendo a un grande attivismo della Cassa, su diversi fronti. Non sarà troppo?
No, è necessario in questo momento. Ma d’altra parte occorre rispettare lo Statuto di Cdp, che vieta operazioni in aziende decotte. Come Alitalia. Lì, per esempio, vietato entrare.