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Fra Grecia e Turchia c’è di mezzo la Nato. Basterà?

Ha detto ieri sera il segretario dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, in una nota ufficiale: “A seguito dei miei colloqui con i leader greci e turchi, i due alleati hanno deciso di avviare colloqui tecnici presso la Nato per stabilire meccanismi per la de-confliction militare e ridurre il rischio di incidenti nel Mediterraneo orientale”. E ancora: “La Grecia e la Turchia sono preziosi alleati e la Nato è una piattaforma importante per le consultazioni su tutte le questioni che riguardano la nostra sicurezza condivisa. Resto in stretto contatto con tutti gli alleati interessati per trovare una soluzione alle tensioni nello spirito di solidarietà [dell’alleanza]”.

È una nota importante e attesa che mette un segno — qualsiasi siano le evoluzioni — sulla crisi aperta dalle ambizioni turche contro le rivendicazioni territoriali greche. Sviluppata in modo più evidente negli ultimi mesi, collegata alle nuove scoperte energetiche nel quadrante East Med, riconducibile a interessi geopolitici con un background molto profondo, la faglia nel Mediterraneo orientale si muove adesso dopo anni e anni di tensioni.

L’affermazione di Stoltenberg sembra seguire un procedimento non nuovo. La Nato, a volte snobbata e insultata da leader di Paesi membri (“obsoleta” per la Casa Bianca, “in morte celebrare” per l’Eliseo, in affermazioni spinte e provocatorie), prova a dimostrare di essere invece un punto di equilibrio sicuro. Contemporaneamente vittima e risolutrice, l’obiettivo è porsi come riferimento per una crisi delicatissima che espone, l’uno contro l’altro, due membri e apre una falla di sicurezza. Le tensioni greco-turche sono infatti un elemento che potrebbe favorire ulteriormente le penetrazioni di attori competitivi e rivali, come Cina e Russia, già molto lanciati nel costruire la propria influenza nel Mediterraneo.

Sulle evoluzioni e sugli effetti di questo sforzo c’è da scommettere? Al momento lo scetticismo è d’obbligo. Basta considerare che Atene ha in sostanza smentito Stoltenberg dicendosi fuori dal meccanismo tecnico praticamente prima di entrarci, annunciando che la conditio sine qua non per trattare è che la Turchia fermi ogni genere di atteggiamento minaccioso nel quadrante (dove Ankara settimane fa ha messo mezzi navali di scorta a una nave da esplorazione geologica inviata attorno all’isola greca di Kastellorizo, in acque contestate dai turchi. Azioni a cui la Grecia ha risposto conducendo esercitazioni militari mirate anche alla deterrenza, con altrettante mosse militariste turche). La Turchia dice che è tutto falso, e accusa i greci di mentire e di aver fatto saltare per la seconda vola il dialogo Nato e di aver prima accettato per poi ritirarsi in modo spettacolare.

Recentemente, con un discorso tenuto in occasione della commemorazione della battaglia di Manzicerta (1071), il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha affermato che “la Turchia è pronta a prendersi ciò che le spetta di diritto nel Mediterraneo, nell’Egeo e nel Mar Nero”. La rivendicazione minacciosa non si lega tanto alle questioni energetiche e agli interessi collegati, ma ha profondità geopolitica. L’angolo di Mediterraneo tra Suez, Pireo e Levante è lo sbocco naturale per le ambizioni di Ankara verso Occidente, il Mar Nero (anche lì c’è un giacimento interessante per i turchi) sull’altro lato. In quello stesso giorno il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, annunciava l’intenzione di prolungare nello Ionio le acque territoriali elleniche da 6 a 12 miglia.

È questo il contesto. Alla Nato, all’Ue e agli Stati Uniti, ossia alle istituzioni internazionali che compongono il mosaico occidentale, il compito di fare da ago della bilancia. Washington è attivissima: Ankara non può essere persa, ma anzi deve diventare un fronte contro Russia, Cina e Iran; Atene non è però lasciato solo di certo (il sollevamento parziale dell’embargo a Cipro è soltanto l’ultimo di questo genere di messaggi Usa) perché altrimenti rischierebbe diventare il chiavistello da cui i rivali potrebbero forzare la serratura dell’Alleanza.

 

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