Attenzione massima al destino di Autostrade per l’Italia, tema sul quale il ministro dell’Economia è rimasto abbottonatissimo. Novità su un’altra vicenda altrettanto importante, cioè il destino del decreto attuativo di Patrimonio rilancio, (o Patrimonio destinato) previsto dal Decreto di maggio e da allora scomparso dai radar delle policy. Principale strumento del governo a sostegno delle grandi imprese colpite dal lockdown e dalla pandemia che nascerà in seno a Cassa depositi e prestiti, volto a rafforzare la patrimonializzazione delle aziende con un fatturato di oltre 50 milioni di euro.
Roberto Gualtieri ha dedicato parte dell’audizione alla commissione di vigilanza di Cdp presieduta da Sestino Giacomoni, la prima del ministro in carica, proprio al Patrimonio destinato varato a maggio con il decreto Rilancio.
Il decreto attuativo, sul quale il ministero è al lavoro da tre mesi, è “in dirittura d’arrivo. Sono aperti solo alcuni dettagli che confidiamo di potere concludere rapidamente”. Entro metà settembre la Commissione dovrebbe dare il suo via libera, “consentendo l’iter del provvedimento, che si auspica tempestivo da parte delle commissioni parlamentari e che potrebbe avvenire entro la fine di settembre”.
Il ritardo, che ha creato più di un mal di pancia nella comunità delle imprese, sarebbe dovuto a una scelta precisa. Quella di scrivere il provvedimento concordando ogni passaggio con la Commissione, in particolare la Direzione generale concorrenza. Obiettivo dichiarato: “avere un preventivo assenso” sul via libera della stessa Commissione e alleggerire alcune norme troppo rigide del Quadro temporaneo sugli aiuti di stato, cioè la normativa europea sui salvataggio delle imprese in difficoltà per il coronavirus, che, in teoria, il governo avrebbe dovuto semplicemente recepire. Gualtieri ha parlato di un “particolare impegno per calibrare meglio la strumentazione di in rapporto a quanto stabilito dal temporary framework (la normativa sugli aiuti di stato, ndr)” adattando “lo strumento alle esigenze del nostro Paese”.
I fronti aperti con la Commissione erano due. Uno è stato risolto ed è quello relativo alla definizione della platea delle imprese ammissibili. L’Italia premeva per criteri meno rigidi e per definire da subito la platea evitando controlli ex ante per ogni singola richiesta da parte di Cdp (si stima che le aziende interessate siano 2.900 e la finestra per gli aiuti si chiude il 30 giugno 2021).
Il secondo fronte, ancora aperto, riguarda gli strumenti finanziari per fare transitare gli aiuti di Stato. Il temporary framework europeo contempla due strumenti; la sottoscrizione di azioni e strumenti ibridi che si convertono direttamente in azioni nel caso in cui l’azienda beneficiaria non sia in grado di rimborsarli. “Noi abbiamo proposto un terzo strumento, degli ibridi convertibili, la cui conversione è nelle mani del sottoscrittore. Sono più convenienti per l’impresa e offrono maggiori salvaguardie per lo stato”, ha spiegato il ministro. Su questa trattativa, quasi chiusa, sono da definire dettagli e nel giro di pochi giorni, dovrebbe arrivare una risposta da Bruxelles.
Nel giorno del cda di Atlantia, inevitabile il tema Aspi. Il ministro non si è sbilanciato. “Sul negoziato con Cdp è necessario rispettare la massima riservatezza, visto che Atlantia è una società quotata in Borsa e una società fuori dal perimetro della pubblica amministrazione come Cdp, di cui bisogna rispettare l’indipendenza”. Gualtieri ha confermato che “è in corso la procedura di contestazione per grave inadempimento di Autostrade per l’Italia, finalizzata alla risoluzione della Convenzione Unica, avviata a seguito del crollo del cosiddetto Ponte Morandi”. L’obiettivo del governo è “la difesa dell’interesse pubblico” quindi creare “un’infrastruttura moderna, efficiente, le cui tariffe siano corrette e quindi definite dall’autorità indipendente in cui si realizzano gli investimenti e la manutenzione necessaria”.
Gualtieri ha espresso apprezzamento per Cdp e il management. Per il presidente della Comissione Giacomoni, “la presenza del ministro testimonia l’importanza del ruolo assunto, in questi anni, da Cdp e di conseguenza anche l’importanza del ruolo della Commissione. Visti i tanti fronti su cui è impegnata Cassa Depositi e Prestiti in questo momento: da Aspi, alla Rete Unica, a Borsa Italia”. Fondamentale per Giacomoni “che gli investimenti di Cassa Depositi e Prestiti, che è e deve restare una market unit, siano improntati a criteri di mercato e non di demagogia politica. Non può essere lo Stato a guidare le imprese, neppure attraverso Cdp, che non deve diventare una nuova Iri, né uno strumento per nazionalizzazioni surrettizie”.