Dagli screening alle chemioterapie fino alle prime visite, molte sono state le attività che hanno subito un rallentamento durante il Covid, ma molte di queste sono fortunatamente riuscite a tornare già a pieno regime. Una di queste è senza dubbio la ricerca oncologica, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, garantendo non solo una più lunga speranza di vita, ma anche un notevole miglioramento della qualità della vita dei soggetti affetti da neoplasie. Ecco cosa è emerso dal Comparator report on cancer in Europe 2019, pubblicato dalla no-profit Integrating the healthcare enterprise.
TUTTI I TREND DEL COMPARTO
Il rapporto riporta dati molto incoraggianti in merito all’innovazione del settore, con risultati talvolta anche al di sopra delle attese. Gli investimenti in oncologia, infatti, sono quasi triplicati nel decennio 2005-2015. La pipeline di ricerca, infatti, risulta in ampia crescita e si prevede che da qui al 2023 ci saranno 54 nuovi prodotti lanciati annualmente. Di questi, almeno il 70% porterà terapie personalizzate, confermando il trend della cura mirata sul singolo paziente.
PIÙ FARMACI ORALI, MENO OSPEDALIZZAZIONE
Di particolare rilevanza risulta il dato in merito al numero di farmaci approvati dall’Ema che possono essere somministrati per via orale, una soluzione che impatta notevolmente sia sulla spesa sanitaria che sulla qualità di vita dei pazienti. Da tre soluzioni nel periodo 1995-1999 si è passati a 21 tra il 2015 e il 2018, con una riduzione dell’ospedalizzazione pari al 18% in Europa e al 24% in Italia. Sebbene questo abbia comportato un aumento della spesa dei farmaci, al contempo ha generato grandi risparmi delle altre voci di spesa. Complessivamente, difatti, in Italia la spesa sanitaria totale è sostanzialmente stabile, a fronte di un aumento dei pazienti di oltre il 40%.
ITALIA SOTTO LA MEDIA EUROPEA
Del resto, le patologie oncologiche sono, secondo il report, tra le aree terapeutiche a maggiore impatto sanitario e sociale in Europa: i nuovi casi diagnosticati all’anno sono cresciuti da 2,1 milioni nel 1995 a 3,1 nel 2018 e, data la forte correlazione con l’invecchiamento della popolazione, questa tendenza è destinata ad aumentare, con stime di circa 4 milioni nel 2040. In Italia il dato appare negativo, essendo al quarto posto per nuovi casi di tumore ogni 100mila abitanti. Effettuata però una correzione dei valori secondo la struttura demografica reale, il risultato si capovolge, posizionando l’Italia sotto la media europea e registrando risultati migliori di Paesi come Germania, Svezia, Francia e Norvegia.
SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI: UE 52%, ITALIA 60%
Le neoplasie, tra l’altro, sono tra le principali cause di morte in Europa, con il 25% del totale dei decessi, seconde solo alle patologie cardiovascolari. In Italia, la percentuale raggiunge addirittura il 29% dei decessi. Anche qui, però, adattando l’analisi alla numerosità della popolazione, il nostro dato risulta inferiore alla media europea, con una percentuale di mortalità maschile inferiore al 90% degli altri residenti in Europa e una percentuale di mortalità femminile inferiore all’85%. L’Italia appare driver di settore anche per quanto riguarda la sopravvivenza a 5 anni, che raggiunge quasi il 60% contro, ad esempio, il 52% della media europea o il 53% dei Paesi scandinavi o, ancora, il 49% del Regno Unito.
BENE TIROIDE E PROSTATA; MALE PANCREAS, ESOFAGO E POLMONE
Sebbene, però, vi siano risultati ottimali per alcune tipologie di tumore, come quello alla tiroide (93% di sopravvivenza a 5 anni) o per quello alla prostata (92%), al testicolo (91%) o alla mammella (87%), vi sono neoplasie su cui bisogna ancora investire molto. Il tumore al pancreas, ad esempio, presenta un tasso di sopravvivenza pari all’8%, quello all’esofago del 13% e quello del polmone al 16%.