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Investimenti e deficit (e Mes?), ecco la prima manovra a prova di Covid

Ci siamo, un poco alla volta il governo di Giuseppe Conte plasma la manovra a prova di Covid. Non sarà una finanziaria come tutte le altre, questo è poco ma sicuro. Tanto deficit, tanta spesa in conto capitale e qualche embrione di Recovery Fund piazzato qua e là. Ormai il meccanismo si è messo in moto, il vertice di maggioranza serale (mezz’ora, pare) ha sciolto definitivamente le riserve, fissando i saldi di finanza pubblica dentro i quali incastonare la prima manovra al tempo del Covid.

Stasera in Consiglio dei ministri approderà la Nota di aggiornamento al Def, che segna il perimetro della legge di Stabilità, per la manovra vera e propria bisognerà aspettare domenica prossima, quando i ministri si riuniranno nuovamente per approvare il bilancio da spedire quanto prima a Bruxelles, per un primo esame.

Tanto per cominciare, nel documento sul tavolo di Palazzo Chigi, tra poche ore, è previsto un rimbalzo del Pil fino a +6%, grazie a una manovra da 40 miliardi di gittata di cui 22 in disavanzo. Il resto, circa 18 miliardi euro più, euro meno, verrà dagli anticipi delle risorse del Recovery Fund. L’altro indicatore di peso è il rapporto tra deficit e Pil che, come da previsione, è stimato al 10,8% del Pil nel 2020. Il debito, invece, schizzerà al 158%, 3 punti percentuali sopra il 155% indicato nel Def di aprile ma 2 sotto la soglia psicologica del 160%.

Il dato che preoccupa è e rimane, il crollo del Pil per quest’anno. Il prodotto interno lordo nella Nota sarà atteso infatti a -9% nel 2020, con un rimbalzo di cui sopra nel 2021. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, alla sua seconda manovra, però non si è fatto prendere dallo sconforto, parlando di una “forte ripresa degli investimenti pubblici” spinta dal Recovery Plan. Un ritmo di crescita così sostenuto sarà garantito infatti sia dai fondi Ue sia da una “espansione fiscale molto significativa” per il 2021, con l’indebitamento che da 5,7 tendenziale sarà portato al 7%.

“Siamo consapevoli che l’impatto del coronavirus è stato pesante. L’Italia è stata molto efficiente nel contenere la pandemia e il governo è riuscito a intervenire in modo massiccio anche grazie al contesto europeo”, ha chiarito il ministro.

E chissà che nel documento di stasera non finisca in qualche parte quel Mes invocato stretto giro di posta da Bankitalia e dalla Confindustria di Carlo Bonomi (qui l’articolo con tutti i dettagli dell’assemblea, ieri) e “come ogni giorno” dal leader dem, Nicola Zingaretti. Il fondo per le spese sanitarie da 37 miliardi già compariva nel Def di aprile, elencato tra gli strumenti messi a disposizione dall’Europa, indicando come solo vincolo il suo utilizzo per le spese sanitarie. Poi, è sparito. Ma Accedere al prestito, entro la scadenza di dicembre, è una scelta che comunque la maggioranza dovrà compiere – come precisato più volte da Conte – con un voto in Parlamento.



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