Giuseppe Conte è ormai uno specialista, un fuoriclasse del dribbling, se l’argomento in questione è il Mes. Il premier italiano viene puntualmente pungolato sui 37 miliardi del Meccanismo di stabilità riservati all’irrobustimento della sanità italiana, in piena era Covid. Ma la risposta è più o meno sempre quella: vedremo. Peccato che in Europa ci sia una certa fretta di capire se l’Italia abbia davvero intenzione di chiedere gli aiuti che, giova ricordarlo, sono sì in forma di prestito ma a tassi molto minori rispetto al mercato e dunque più vantaggiosi. Roma infatti, come raccontato giorni fa da Formiche.net, starebbe con il suo tentennare e in mancanza di un accordo nella maggioranza, bloccando nei fatti la revisione del trattato su Mes, propedeutico allo sblocco delle risorse. E che sul Mes il governo sia ancora in stato confusionale, lo si è visto anche oggi.
IL (NUOVO) DRIBBLING DI CONTE
Pressato dai cronisti in occasione di un punto stampa, il premier ha dato ancora una volta la sua versione del problema Mes. “La realtà è che le risorse finanziarie sono un problema successivo, prima bisogna affrontare un piano per gli investimenti nella sanità” che faccia leva sul Recovery fund. Dopo di che andremo a vedere quanto costa questo piano e a porci il problema dei finanziamenti. Direi di sì o no adesso al Mes è una questione pregiudiziale su cui non mi pronuncio. Se e quando ci sarà il problema lo affronteremo in parlamento in piena trasparenza”. La linea del premier è quella insomma dell’attesa: prima c’è la scadenza del 15 ottobre, data entro la quale spedire a Bruxelles il piano di riforme su cui veicolare i 209 miliardi destinati all’Italia. Poi, si vedrà.
MAI DIRE MES
Di sicuro, per il Movimento Cinque Stelle fresco di vittoria al referendum ma anche di batosta nelle regionali, continua a fare muro contro il prestito agevolato per la sanità, nonostante il sospetto che l’affermazione del Pd nell’ultima tornata elettorale possa in qualche modo avvicinare il partito di Nicola Zingaretti a quei 37 miliardi, facendo intascare al Nazareno una sorta di dividendo elettorale, sia più che fondato. Proprio oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha ribadito la posizione del Movimento, dentro il quale si è talvolta sentito odore di fronda sugli aiuti, sul Meccanismo. “Possiamo fare a meno del Mes. Sono prestiti, non sussidi. Sono prestiti che poi dovremo restituire. Nel Recovery Fund ci sono molti altri prestiti”.
IL PD AUMENTA I GIRI
Per il Pd, invece, è tempo di aumentare il pressing per il sì immediato al Mes. I segnali ci sono tutti e lo stesso Zingaretti oggi ha nuovamente tentato la spallata all’impasse. “Mi pare opportuno che il ministro Speranza (della Salute, ndr) presenti un piano della nuova sanità italiana, per uscire da una discussione solo ideologica. Per poter costruire il migliore sistema sanitario del mondo, si utilizzi il finanziamento del Mes. Ma usciamo da una discussione solo nominalistica: entriamo nel merito”.
A rinforzo, anche Paola De Micheli, ministro dem delle Infrastrutture. “Credo che la riflessione che dobbiamo fare insieme nel governo sull’utilizzo delle risorse che ci vengono messe a disposizione dall’Europa sia importante perché dobbiamo dare ai cittadini tutte le opportunità che ci siamo conquistati in Europa, compresi i 37 miliardi del Mes”. E Conte?
LA SQUADRA NON SI CAMBIA
Nell’attesa di una decisione politica sul Mes, il premier dà una certezza: non ci sarà nessun rimpasto di governo. “Sono contento della squadra di governo e soddisfatto perché è coesa, tutti i ministri hanno sin qui lavorato con grande impegno e coesione. In una situazione emergenziale tutti i ministri hanno lavorato con grande impegno. Non mi sembra che il Pd ponga il tema del rimpasto ma pone un problema di rilancio dell’azione anche alla luce della sfida del Recovery. Io non avverto assolutamente l’esigenza di un rimpasto”.