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No a Huawei, l’Italia segua il modello Tim. Parola del numero 2 di Pompeo

“Abbiamo assistito a un’azione davvero eccezionale da parte di Telecom Italia, che ha deciso di proseguire soltanto con fornitori fidati e spero davvero che gli altri seguano l’esempio”. Ha risposto così a una domanda posta da Formiche.net sul 5G italiano e sul potenziale coinvolgimento di aziende cinesi come Huawei e Zte Keith Krach, sottosegretario per la Crescita economica, l’energia e l’ambiente, ospite oggi pomeriggio di un webinar del German Marshall Fund. Il tutto a poche ore dall’arrivo in Italia del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che domani incontrerà il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per parlare anche di reti di quinta generazione e di cooperazione transatlantica.

“Rispettiamo il diritto di ogni Paese di prendere questa decisione”, ha aggiunto il numero due della diplomazia statunitense impegnato in questi giorni in un tour europeo di due settimane per parlare di Clean Network, il programma dell’amministrazione Trump per escludere dalla rete 5G i fornitori definiti “inaffidabili”, cioè Huawei e Zte. E parlando ancora dell’Italia: “Vogliamo soltanto essere in grado di condividere con loro la nostra esperienza, condividere con loro le nostre migliori pratiche, così come quelle della Nato e dell’Unione europea”, ha avvertito sottolineando l’importanza dell’Italia in entrambi i contesti: “È tutto parte di un sistema concatenato, e una catena è forte quanto il suo anello più debole”. Poi ha lodato la toolbox messa in piedi dalla Commissione europea. A un’altra domanda di Formiche.net su quanto sia reale il rischio di uno stop alla condivisione d’intelligence da parte degli Stai Uniti con i Paesi alleati che aprono il loro 5G alle aziende cinesi ha risposto: “Non c’è dubbio, è sicuramente a rischio”.

LA MINACCIA CINESE

L’ex uomo d’affari ha ricordato di aver visto con i suoi occhi, sia alla General Motors sia nella Silicon Valley, le pratiche cinesi di furto della proprietà intellettuale. E sin dall’inizio del suo discorso d’apertura ha puntato il dito contro il Partito comunista cinese: “Rappresenta una reale e immediata minaccia alla democrazie e alla aziende qui in Europa e nel modo”. Poi contro Huawei, definito “un strumento dello stato di sorveglianza del Partito comunista cinese e per la violazione dei diritti umani”. Krach ha poi ribadito una considerazione (divenuta ormai bipartisan negli Stati Uniti, come già spiegato da Formiche.net) sugli effetti dell’ingresso di Pechino nel Wto: “Piuttosto che aprirsi, il governo cinese ha intensificato la sua aggressività”. E ancora: “Siamo tutti free-trader (sostenitori del libero mercato, ndr) ma quando qualcuno entra in un nuovo mercato e non giocando seguendo le regole il mercato non è più libero”.

Una sfida, quella tecnologica, “di questa portata non può essere affrontata da soli”, ha dichiarato invocando l’unità transatlantica e invitando la Nato e l’Unione europea a far gioco di squadra. Governi e aziende nel mondo si stanno chiedendo a chi affidare con sicurezza le informazioni personali e la proprietà intellettuale, ha continuato il sottosegretario Krach. Due aziende europee “di primo piano”, Ericsson e Nokia, o le “aziende controllate dal Partito comunista cinese”, Huawei e Zte: questa è la scelta e “non dovrebbero esserci dubbi sulla risposta”.

IL PRESSING USA

Poco più di mese fa, intervistato dalla Stampa, il sottosegretario Krach aveva parlato del 5G e della Cina. In quell’occasione aveva confermato che “la legge adottata dal Parlamento italiano per il perimetro della sicurezza cibernetica ha messo fondamenta solide per garantire la protezione del vostro 5G dai fornitori aggressivi. Speriamo che ora il governo costruisca su queste fondamenta con le nuove regole”.

Bene, quindi, ma non basta, spiegavamo su Formiche.net. Ed è per questo che, spiegava ancora, “vorremmo che vi uniste al Clean Network, perché senza di voi non sarebbe completo”. Un appello che verrà rinnovato domani dal segretario Pompeo in visita a Roma.



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