Non è il Meeting di Rimini, ma Cernobbio, sede del tradizionale Forum Ambrosetti, edizione 46. L’evento che ogni anno saluta l’estate riunendo manager, dirigenti, economisti e politici un po’ da tutta Italia, anche oltre. Però c’è un filo rosso che lega i due eventi, a distanza di tre settimane l’uno dall’altro. Un filo chiamato Mario Draghi. Questa mattina il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Forum un messaggio di saluto (oggi alle 17.40 interverrà il premier Conte), che in realtà è stato qualcosa di più. Un’analisi della situazione con annessa agenda per i prossimi mesi. Qualcosa di molto simile a quanto detto da Draghi lo scorso 18 agosto. A Rimini.
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
Tra Mattarella e Draghi sembra essersi creata una strana, forse inconscia, assonanza. Il Capo dello Stato ha citato nel suo messaggio alcuni passaggi cari al Mr Whatever it takes: e cioè, il Covid rappresenta che lo si voglia o no uno spartiacque nella nostra storia contemporanea e questo non lo si può negare al punto da iniziare a cambiare, ma seriamente. E che nessuno, ma davvero nessuno si salva da solo. Tradotto, senza Europa non ci saranno vincitori o vinti, solo morti e feriti. E, naturalmente, i giovani e quel debito necessario purché sia buono.
“Alla base delle coraggiose scelte di bilancio c’è l’esigenza di proteggere ciascun cittadino dell’Unione indipendentemente dallo Stato di nazionalità, questa matura consapevolezza che nessuno si salva da solo ha aperto in questo modo orizzonti nuovi”, ha scritto Mattarella. La pandemia “ha posto in evidenza la nostra comune vulnerabilità a fronte di una comune crescente interdipendenza. Ebbene, appare paradossale pensare che mentre a livello internazionale le società sono sempre più interconnesse per catene di valore e per culture, gli Stati possono essere percorsi d tentazioni in direzione opposta, da volontà contrastanti che risulterebbe del tutto impossibile giustificare e sostenere”.
TRA DEBITO E GIOVANI
Altra considerazione, la necessità di indebitarsi per sopravvivere. Qualcosa di ammesso e constatato dallo stesso Draghi, tre settimane fa. “La crisi obbliga, sia a livello nazionale che comunitario, a fare ricorso massicciamente al debito che inciderà su coloro che ci seguiranno nel tempo. Non dobbiamo compromettere con scelte errate la speranza, per chi verrà, di accesso a condizioni sociali ed economiche, se non migliori, almeno pari a quelle di cui noi abbiamo usufruito”. Il Capo dello Stato ha sottolineato che “ai Paesi membri viene offerta una occasione unica e forse irripetibile di disporre di risorse consistenti per compiere riforme strutturali in grado, non solo di consentire l’uscita dalla crisi, ma di assicurare prosperità e benessere alle future generazioni. Un modello di crescita nuovo e più sostenibile. L’obiettivo vuole e deve essere quello di tracciare un orizzonte sostenibile per le nuove generazioni”.
Ma tutto il ragionamento non poteva non trovare il suo punto di caduta: i giovani. “Le prossime generazioni guarderanno in modo critico al periodo che stiamo vivendo e vedranno come sono state amministrate somme così ingenti e, nel caso di inattività o di scarsa efficacia, si chiederanno perchè una generazione che ha potuto godere per un così lungo periodo di circostanze favorevoli non sia invece riuscita a creare infrastrutture essenziali per la crescita e riforme essenziali per l’efficienza del sistema sociale ed economico, accrescendo soltanto la massa del debito”.
UNO SPARTIACQUE NELLA STORIA
Di una cosa è certo il Capo dello Stato. La storia europea è cambiata, il futuro sarà diverso dal passato. Tanto vale prenderne atto e riconoscere che si sopravviverà solo se si uniranno le energie. “La drammatica crisi provocata dalla pandemia è stata uno spartiacque per l’Unione europea che in pochi mesi ha compiuto scelte coraggiose e innovative, che solo qualche settimana prima dell’inizio della crisi apparivano fuori portata. La pandemia ha avuto l’effetto di un duro richiamo alla realtà rendendo evidente a tutti, cittadini e governi, che trincerarsi dietro a una presunta propria autosufficienza non era un risposta contro un numerico sconosciuto e aggressivo”. L’agenda di Mattarella. Un po’ quella di Draghi.