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Così il pharma metterà il turbo all’economia. Report Cdp-EY

L’emergenza Covid ha portato al centro del dibattito politico ed economico, ma anche dell’opinione pubblica, la filiera della salute. Mai come in questo momento, infatti, la sanità è stata al centro delle agende politiche nazionali e internazionali, guardando non solo al valore che questa apporta non solo sulla salute dei cittadini, ma anche nell’economia nazionale.

OCSE: PIL ITALIA -10,5%

Risalgono a meno di una settimana fa le ultime stime dell’Ocse sull’impatto che il Covid avrà sulle econiomie nazionali e internazionali, prevedendo nel solo 2020 una contrazione del Pil pari a 4,5% nel mondo, 7,9% in Europa e 10,5% in Italia. Dati allarmanti, come ha riferito lo stesso Laurence Boone, capo economista dell’Organizzazione, secondo cui il mondo starebbe scontando “il più drammatico rallentamento economico dai tempi della Seconda guerra mondiale”.

IL VALORE DEL PHARMA

Vi sono infatti pochissimi settori a non aver sofferto la crisi pandemica. Fra questi, quello del pharma, per sua natura resiliente ai cicli economici in quanto influenzato da dinamiche demografiche ed epidemiologiche di lungo periodo. La diffusione del Covid, anzi, ha evidenziato l’importanza della salute come valore irrinunciabile, garantendogli un ruolo di primaria importanza nelle agende politiche e riconoscendo il valore aggiunto che questo apporta all’economia nazionale.

ITALIA TOP PLAYER EUROPEO

L’industria farmaceutica italiana, del resto, vanta una posizione di leadership a livello europeo, ponendosi al primo posto per valore della produzione, che nel 2018 ha superato 32 miliardi di euro, contro i 30 miliardi della Germania, che è invece seconda in Europa. Non solo. Il valore del settore ha sfiorato i dieci miliardi (circa lo 0,6% del Pil italiano) e l’export rappresenta oltre il 6% delle esportazioni complessive nazionali. Il comparto vanta, infine una maggiore presenza di imprese di dimensioni medio-grandi rispetto all’industria nel suo complesso e da occupazione a circa 66mila persone, pari all’1,1% dell’occupazione totale dell’industria nazionale. Numeri che raggiungono i 305mila addetti se consideriamo anche l’aerea dei dispositivi medici e l’indotto.

REPORT “SETTORE LIFE SCIENCES E COVID-19”: LE PREVISIONI

Ed è proprio per questo che il pharma appare, secondo le ultime stime, l’unico settore con prospettive di crescita positive. In particolare, le previsioni di maggio del rapporto “Analisi dei settori industriali” di Prometeia, indicano un fatturato pari a +4% nell’anno in corso e una dinamica espansiva delle esportazioni sia nel 2020 che nel 2021, quando gli altri comparti manifatturieri saranno ancora in fase di graduale recupero. Secondo lo studio “Settore Life sciences e Covid-19. Scenario, impatti, prospettive” realizzato a settembre in collaborazione da CDP, EY e Luiss Business School, invece, la crisi epidemica potrebbe generare un incremento del fatturato delle aziende del settore farmaceutico pari a una percentuale variabile fra l’1,3% e il 2,3% a seconda di come evolverà la situazione e di una percentuale fra 3,3 e 4,2 punti percentuali nel settore dei dispositivi medici. Positive anche le previsioni della marginalità percentuale, che dovrebbe crescere fra il 9,6% e il 9,8% nel settore farmaceutico e fra il 12,5% e il 13,9% in quello dei dispositivi medici. A reggere, inoltre, anche l’occupazione. Mentre infatti secondo EY in Italia la disoccupazione nel 2020 aumenterà, in media, del 27%, secondo Unionacamere nel solo periodo tra agosto e ottobre di quest’anno l’occupazione nel comparto Life sciences aumenterà di circa il 3,6%.

CATENE DEL VALORE E RICADUTE GEOPOLITICHE

Nonostante i fondamentali robusti di lungo periodo abbiano garantito al settore non solo di restare in piedi, ma di rallentare la decrescita nazionale, bisogna riconoscere che in qualche modo l’assetto del settore è stato impattatato, seppur collateralmente, in alcuni suoi elementi, soprattutto a causa delle catene del valore estese e articolate. Gli impianti di produzione di principi attivi, ad esempio, situati prevalentemente in Cina e in India, hanno generato una dipendenza da parte dell’Italia, così come degli altri Paesi europei, ma anche degli Stati Uniti, nei confronti delle due potenze asiatiche. Ed è proprio in questa occasione che è venuta fuori l’urgenza di ribilanciare questo rapporto, puntando sugli impianti produttivi nazionali. Gli Stati Uniti, ad esempio, che già prima della pandemia prevedevano una crescita annua del rischio di carenza di medicinali pari al 25%, hanno avanzato durante il Covid un pacchetto di provvedimenti legislativi volti a promuovere il reshoring delle produzioni farmaceutiche. L’Europa, dal canto suo, sta invece valutando, anche nell’ambito di Next Generation EU, l’ipotesi di adottare nuove soluzioni volte a promuovere l’autonomia della filiera continentale.

MISURE A SUPPORTO DEL COMPARTO

Accertato dunque il valore che il settore Life sciences rappresenta per qualunque Paese, e ancor più per il nostro dove rappresenta un’eccellenza a livello europeo se non mondiale, risulta di particolare interesse il ruolo che può svolgere nella ripartenza dell’Italia. Lo stesso report “Settore Life sciences e Covid-19” suggerisce quattro direttrici dalle quali partire per assicurare non solo la resilienza ma anche un ulteriore sviluppo della filiera.

PIÙ SOSTEGNO AGLI INVESTIMENTI

In primo luogo appare di grande importanza, data la stretta collaborazione fra pubblico e privato, individuare e condividere piani di business continuity basati sul concetto di collaborazione verticale, orizzontale e internazionale. Dato il momento storico, fondamentali saranno inoltre gli investimenti nazionali ed esteri e la loro promozione, così come l’adozione, da parte della governance istituzionale, di strumenti che li favoriscano, come ad esempio sgravi fiscali, regimi contributivi favorevoli, contributi finanziari, nuove infrastrutture e snellimento degli iter autorizzativi.

PERCHÉ PUNTARE AL RESHORING

Data la carenza di dispositivi medici e l’obsolescenza degli stessi, evidenziatesi con grande forza nel nostro Paese durante la pandemia, sarebbe inoltre auspicabile supportarne la produzione, promuovendo degli incentivi per rinnovare il parco tecnologico. Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale puntare sulle misure di favorimento del reshoring delle aziende produttrici dei dispositivi medici, che per anni hanno delocalizzato la produzione all’estero a causa di policy basate sul contenimento dei costi.

IL VALORE AGGIUNTO DELLE PARTNERSHIP

Peculiare appare inoltre rafforzare le attività di ricerca e sviluppo, perno della crescita del settore. Potranno essere di supporto, in tal senso incentivi per le aziende che intendono investire nello sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie infettive – ramo del tutto trascurato sino a prima del Covid – o il finanziamento delle idee di ricerca nella loro fase iniziale per incentivare i ricercatori. Altro pilastro proposto dal dossier è invece quello delle partnership. Tra pubblico e privato o tra privati, queste sono infatti in grado di mettere a sistema diverse competenze, ottimizzando il risultato di tutti gli attori coinvolti e generando sinergie altrimenti indisponibili. Basti pensare, ad esempio, alla partnership fra Novartis e Google, che ha portato alla creazione delle smart lenses, o a quella fra Sanofi e Voluntis, che ha invece portato alla creazione dell’app Diabeo per la gestione e il monitoraggio del diabete.

INNOVAZIONE, PRIMO ALLEATO

Primario sarà, infine, il ruolo che si consentirà di ricoprire all’innovazione tecnologica. Dall’intelligenza artificiale ai big data, mai come in questo momento storico ci si è resi conto di quanto l’innovazione possa fare la differenza nella gestione sia dell’emergenza, sia delle attività ordinarie. In particolare, l’utilizzo dei big data, come abbiamo toccato con mano nelle fasi più acute del Covid, ha accelerato la scoperta e lo sviluppo di nuovi farmaci. L’accesso a una vastissima mole di dati, impossibile da condividere senza il supporto della tecnologia, ha già dimostrato quanto importante sia per la ricerca. Allo stesso tempo, l’utilizzo di strumenti come la telemedicina e il telemonitoraggio hanno fornito un importante supporto alla classe medica durante la pandemia, aprendo la strada a un suo più frequente e sistematico.


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