E Recovery Fund sia. Un poco alla volta comincia a prendere corpo il piano di interventi italiano con il quale incassare i 209 miliardi destinati allo Stivale nell’ambito del piano di aiuti da 750 miliardi allestito dall’Ue per impedire la completa disintegrazione dell’economia continentale.
Manca ancora qualche ora alla presentazione ufficiale prevista per domani, in occasione della riunione del Comitato interministeriale per gli Affari Europei (Ciae), per essere poi spedito alle camere. Ma già sono iniziate a circolare le prime bozze di quello che è stato ribattezzato Piano nazionale di ripresa e resilienza. Trenta pagine che vanno dalla digitalizzazione all’energia verde, passando per le infrastrutture e l’istruzione. E sì, c’è anche quell’operazione fiscale caldeggiata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e che all’Ue, Paolo Gentiloni dixit, non piace nemmeno un po’.
TRA CRESCITA E RESILIENZA
Sei missioni in trenta pagine, questo il corpo del Piano. Nel quale si prevede, tra l’altro, l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, il completamento della rete nazionale in fibra ottica (la società per la rete unica) e interventi per lo sviluppo delle reti 5G. Ma anche la decarbonizzazione dei trasporti, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici, la gestione integrata del ciclo delle acque, gli investimenti in economia circolare. E ancora: l’Alta Velocità ferroviaria della Torino-Lione, la digitalizzazione dell’istruzione, la lotta all’abbandono scolastico. Attenzione però, nel piano si fa accenno anche alla necessità di una riforma dell’Irpef.
MENO TASSE COL RECOVERY?
La novità è senza dubbio la presenza di un’operazione di chirurgia fiscale sull’Irpef, incastonata nelle trenta pagine delle linee guida. Più volte l’Europa ha respinto l’ipotesi di una riduzione fiscale ricorrendo alle risorse stanziate da Bruxelles. Evidentemente però il governo italiano la pensa diversamente. Nel testo si parla di “riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro tramite una riforma dell’Irpef in chiave progressiva” da attuare con una legge delega entro fine 2020 e i decreti attuativi entro il 2021. Insomma, quell’intervento più volte invocato dalle imprese sul costo del lavoro. Il documento contiene poi “sfide, missioni e azioni e progetti” e prevede la revisione degli ammortizzatori sociali in “chiave perequativa” all’interno di una legge delega di riforma del lavoro entro aprile 2021.
CACCIA AL PIL
L’obiettivo, mai celato, dell’intero piano europeo è ovviamente la spinta a un Pil affossato dalla pandemia. Per parte italiana si parla addirittura di tasso di crescita a doppia cifra. Il Recovery plan italiano punterà a raddoppiare il tasso di crescita, portandolo in linea con la media Ue all’1,6%, ma anche ad aumentare il tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare al 73,2% della media Ue. Tra gli altri obiettivi di lungo termine, elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale, ridurre i divari territoriali, in particolare Nord-Sud, e l’abbandono scolastico, rafforzare la sicurezza di fronte alle calamità naturali.
GUAI A DIVIDERSI (E A SPRECARE)
Ora che il motore si è acceso, il rischio che in Parlamento ci si divida sul piano (come già avvenuto per il Mes) c’è tutto. Lo ha fiutato, per esempio, il ministro per gli Affari Ue, Enzo Amendola, per il quale l’errore più grande sarebbe proprio quello di litigare su un’opportunità più unica che rara. Per fortuna, almeno per il momento, non è così. “Le sfide indicate saranno alla base delle consultazioni informali di ogni paese europeo con Bruxelles, che si apriranno il 15 ottobre. Come da cronoprogramma della Commissione, il Recovery Plan sarà presentato fra gennaio e aprile 2021 perché questo e’ il calendario stabilito dall’Europa per tutti i 27 stati membri. Non ci sono né ritardi né divisioni nel lavoro preparatorio dell’esecutivo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Siamo davanti a una nuova sfida: dovremo utilizzare al meglio i fondi del Recovery fund che arriveranno dall’Ue. Bisognerà investirli per innovare il Paese e supportare le imprese, in modo da dargli la possibilità di riprendersi e creare nuova occupazione. Il lavoro per noi deve essere la priorità”.