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Ecco cosa serve per una (vera) gestione dei rifiuti. Il rapporto Fise-Assoambiente

Servono 10 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni per raggiungere gli obiettivi della Circular Economy nella gestione dei rifiuti e per farlo sarà necessario cogliere le opportunità offerte dal Recovery Fund. E oggi entrano in vigore le norme che recepiscono le direttive sui rifiuti e i rifiuti di imballaggio, contenute nel cosiddetto Pacchetto dell’Economia Circolare, con il Decreto legislativo 116/2020 del 3 settembre scorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’11 settembre.

Nell’ultimo anno e mezzo nel nostro Paese è aumentata la produzione di rifiuti, sono diminuiti gli impianti, sono cresciuti l’export e la movimentazione fuori Regione. Per cogliere la sfida europea della Circular economy (lo ricordiamo obiettivi al 65% di riciclo e 10% in discarica al 2035 per i rifiuti urbani) occorrerà aumentare di molto la raccolta differenziata (almeno all’80%) e la capacità di riciclo, innalzando al 25% la valorizzazione energetica dei rifiuti.

Sono queste le principali evidenze che emergono dallo studio Per una strategia nazionale dei rifiuti presentata da Fise Assoambiente, l’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, a Milano nell’ambito de Il Verde e il Blu Festival, la manifestazione dove “il verde della sostenibilità e il blu del digitale” si incontrano dal 25 al 27 settembre.

Il dossier analizza le criticità che ancora frenano lo sviluppo industriale di questo settore. “Nulla è stato fatto, sottolinea il rapporto, sul fronte dell’elaborazione di una strategia nazionale sui rifiuti, né per colmare la carenza impiantistica attraverso un piano di investimenti straordinari, né per migliorare il quadro di regole che resta complesso e incerto. La sindrome Nimby (Not In My Back Yard) continua a diffondersi sui territori e tra le fila dei rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, frenando la realizzazione di opere necessarie per il nostro Paese”.

“La pandemia ha prodotto una buona risposta da parte delle imprese dei rifiuti abituate ad agire in contesto emergenziale – ha sottolineato Chicco Testa, il Presidente riconfermato per altri due anni alla guida di Fise Assoambiente – Oggi è ancora più necessario definire una Strategia Nazionale di Gestione dei Rifiuti che fornisca una visione nel medio lungo periodo migliorando le attuali performance. Fare economia circolare significa disporre di impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. In Italia servono impianti di recupero, di materia e di energia, a partire dagli oltre 40 in grado di trattare la frazione organica per finire con termovalorizzatori che possano gestire rifiuti urbani e speciali non riciclati”.

Per raggiungere questi obiettivi, è stato ricordato, occorre cogliere l’occasione del piano di aiuti messo in campo dall’Unione Europea con il Recovery Fund e della predisposizione del Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti che dovrà essere definito nei prossimi 18 mesi come previsto dalla direttiva europea appena approvata. Lo studio sottolinea anche la necessità di strumenti economici a sostegno dei materiali riciclati e per l’uso di sottoprodotti e materiali end of waste (i cui decreti sono ancora in ritardo, anche se due giorni fa il Ministro Costa ha firmato quello relativo a carta e cartone), oltre a un quadro normativo chiaro per il settore che semplifichi le procedure di autorizzazione, favorisca investimenti e sana competizione fra imprese, consentendo di realizzare tutti gli impianti necessari.

Per completezza di informazione, mi corre l’obbligo di segnalare che oggi, sempre nell’ambito del Festival che si svolge a Milano,  Testa presenta il suo nuovo libro Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico, appena pubblicato per i tipi di Marsilio, una analisi realistica su come lo sviluppo economico possa aiutare l’ambiente; un manifesto per chi non vuole salvare il mondo, ma migliorarlo; un vademecum per difendersi dagli estremismi dell’ecologismo radicale e ribadire che il principale nemico dell’ambiente non è l’uomo, ma la povertà.

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