In queste ore diventa sempre più reale l’allarme – che andiamo lanciando lungo questi 180 gg di lockdown della scuola – il diritto all’Istruzione non riparte certamente per tutti gli 8 Mln di studenti e in particolare per i più deboli (svantaggiati economicamente) più fragili (i disabili).
Evidentemente il diritto all’istruzione (fatto di progettualità di visione, di programmazione e di contenuti, ma anche di obiettivi) riparte solo per pochi privilegiati e, data la situazione e la gestione poco lungimirante, non sarebbe potuto essere altrimenti.
Un epilogo che avremmo potuto evitare e che ci deve spronare a impedire che l’allarme a questo collegato divenga una tragica realtà: Ai giovani rischiamo di dare solo «i sussidi che servono a sopravvivere, a ripartire» come dichiara Draghi ma, quando si esauriranno, il pericolo è che ai giovani resti soltanto «la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e i loro redditi futuri».
Il rischio reale, ora, è quello di una «distruzione di capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale», un allarme chiaro lanciato da Draghi che pesa come un macigno in queste ore ove si discute solo di banchi e pareti.
Si discute, senza arrivare a una conclusione, di mezzi strutturali, di edilizia scolastica e banchi singoli, perché manca una VISION di Paese, una progettualità scolastica, una attenzione a tutte le componenti (strutture e risorse, contenuti ed obiettivi) e soprattutto non ci si cura di aspetti fondamentali quali l’animo e la condizione degli scolari.
Che cosa vivono i nostri giovani? Abbiamo parlato pochissimo dello stato d’animo dei nostri ragazzi, che impone non solo la necessaria riapertura delle scuole, ma anche la ripartenza del diritto all’istruzione per tutti. La scuola che riparte a macchia di leopardo (in alcune regioni sì e in altre no, per alcuni sì e per altri no), oltre a ridurre l’istruzione da diritto iniquo a privilegio per pochi, rischia di alimentare la fobia che già colpisce molti dei nostri ragazzi. Le prime forme di insegnamento a distanza, anteriori al sopraggiungere del Coronavirus, erano state adottate per quei pochi casi (tra l’1 e il 5% della popolazione studentesca, ma in continuo aumento) di ragazzi colpiti dalla fobia e prigionieri nelle loro case (con il terrore di dover uscire e recarsi a scuola) insieme all’unica compagnia fedele, quella di internet. In tempi di DaD, la problematica è di grande attualità e quanto mai allarmante, considerata la precaria situazione scolastica e le condizioni in cui gli istituti riapriranno. Gli interrogativi riguardanti la didattica, lo studio e la logistica, infatti, si sommano a quelli che riguardano lo stato d’animo degli studenti, elemento forse un po’ sottovalutato nel calderone delle polemiche e delle iniziative.
Allarme che si somma ad allarme e che con la campanella che suona per i primi allievi, domani 07 Settembre, se da un canto prende forma dall’altro impone l’urgenza di soluzioni coraggiose:
– dalla mancanza degli ambienti, tre mila edifici che mancano per il 15% di allievi 1,3 Mln di studenti senza scuola; e dei trasporti che colpiscono i più deboli e i più fragili.
– alla mancanza dei docenti (250 mila cattedre vacanti). Leggiamo da Avvenire che “Proseguirà fino all’ultimo minuto la caccia a maestri e professori per coprire le cattedre vacanti a 24 ore dall’apertura dei cancelli delle scuole che accolgono gli alunni più piccoli a Milano che riparte domani 07.09.2020. Sembra confermarsi quindi lo scenario anticipato la scorsa settimana: il reclutamento che sarebbe dovuto terminare tra il 31 agosto e il primo settembre si concluderà il 20 di questo mese e con le assunzioni ministeriali gli insegnanti di ruolo non supereranno il 25% in Lombardia e il 28% in città mentre tutte le altre cattedre saranno occupate da supplenti. La grave crisi dovuta all’enorme carenza di insegnanti potrebbe portare ad una riduzione dell’orario scolastico con un notevole impatto sulle famiglie soprattutto quelle che hanno i bambini più piccoli che dovranno organizzarsi tra figli e lavoro”.
Non è certamente migliore lo scenario delle altre Regioni ove la scuola ripartirà fra qualche giorno.
Sono sempre i problemi ad avere in se la soluzione. Nei prossimi giorni sarà in Senato il Decreto agosto. Se davvero le forze del Governo sono d’accordo nel porre al centro lo studente, come da 180 gg a questa parte dichiarano, e se davvero la Ministra Azzolina non ha alcun pregiudizio verso le scuole paritarie, allora occorre rapidamente concludere con i patti educativi, per consentire il ritorno in classe a tutti gli 8 mln di studenti italiani, compresi i più poveri, i più fragili e quelli che rischiano un malessere senza precedenti.
Il premier Conte faccia il premier oggi (Il momento presente è il solo momento di cui disponiamo,) e conduca questa regia (link). Abbiamo dimostrato la validità giuridica ed economica, come il rilevante risparmio della proposta “I Patti educativi” che si potranno tradurre concretamente nelle seguenti opzioni: a) si sposti una classe (allievi e docenti) dalla statale alla paritaria vicina; e/o b) si destini a quel 15% di allievi delle statali che non potranno più frequentarle, una quota capitaria che abbia come tetto massimo (ben inferiore agli 8.500 euro annui!) il costo standard di sostenibilità per allievo (link).