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Un Green new deal per far ripartire il Paese

In un periodo difficile come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia da Covid-19 (la seconda ondata di contagi preoccupa forse più della prima), in cui la ripresa delle economie di tutti i paesi dipenderà dalla rapidità della messa in campo delle misure di contenimento dei virus e dalla quantità di soldi che verranno destinati per il sostegno dell’economia reale, una risposta forte viene dall’Europa e dalla sua Presidente della Commissione Ursula von der Leyen che, nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione, ha annunciato che il 37% dei fondi messi a disposizione con il programma Next Generation Eu(Recovery Fund) dovranno essere utilizzati per progetti di sostenibilità ambientale.

Partendo proprio da questa forte presa di posizione dell’Europa, si sono incontrati a Trevi, in Umbria, il 25 e il 26 settembre, per le Giornate dell’Energia e dell’Economia circolare esponenti delle istituzionali nazionali e delle imprese per mettere a fuoco le questioni fondamentali per accompagnare un piano di ripresa e di ripartenza per l’Italia “sulle traiettorie evolutive dello sviluppo sostenibile ponendo attenzione alle strategie di rilancio che l’Unione Europea e che molti governi nel mondo stanno ponendo al centro del ‘sustainable recovery’”.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo sostiene che il rallentamento dell’economia globale causato dall’epidemia di coronavirus avrà un costo di almeno 1 triglione di dollari e i flussi di investimenti diretti esteri potrebbero scendere tra il 5 e il 15 per cento rispetto alla crisi finanziaria del 2008. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo un’analisi del Cerved, gli scenari previsti sono due, a seconda della durata dell’emergenza. Nel primo caso il giro d’affari delle imprese vedrà una perdita, per il 2020 e il 2021 , di 275 miliardi di euro. Nel secondo caso, più pessimistico, la perdita sarà di oltre 640 miliardi.

Occorre quindi fare presto e bene. Questo il messaggio che è stato lanciato a Trevi e ritroviamo nello stesso che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto indirizzare ai partecipanti alle due giornate umbre: è nostro dovere investire tutte le nostre energie, competenze e responsabilità per garantire l’attuazione dei piani energetici a basso impatto ambientale, modelli di produzione e consumo che implichino l’utilizzo delle fonti rinnovabili, implementando metodi di ricerca e conseguentemente opportunità di lavoro. Il nostro governo è impegnato a perseguire una vasta politica di investimento a favore della ripresa sostenibile. Dobbiamo condividere il senso collettivo di una responsabilità etica e sociale”.

Il fil rouge che ha legato i temi emersi nelle due giornate di lavoro, svoltesi sia in presenza che in web , ha evidenziato la consapevolezza che la spinta in favore del Green Deal si è oggi più che mai rafforzata e che da qui deve venire la prima risposta concreta per il rilancio del Paese. E’ ormai evidente che il cambiamento in corso nella politica europea per affrontare questa crisi orienterà i finanziamenti, oltre a quelli destinati alla sanità e alla coesione sociale, alla green economy e al digitale. Una partita che l’Italia dovrà giocare fino in fondo con la competenza della sua e delle sue aziende, ma che dovrà essere sorretta da un modello normativo orientato alla semplificazione e alla sburocratizzazione.

Una conferma in questo senso è venuta da un settore, quella della filiera industriale del riciclo, vero volano dell’economia circolare nazionale, che permette all’Italia di segnare primati mondiali nel trattamento e nel riuso delle materie prime. “Oggi è cambiato il modo di acquistare e consumare – ha ricordato Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco, il consorzio per il riciclo della carta e del cartone – con il Covid c’è stata un’accelerazione impressionante, perché il consumo si è trasferito a casa. Solo per Milano abbiamo avuto la consegna di un milione di pacchi in un mese all’interno della cinta muraria. Che vuol dire un problema enorme dal punto di vista dello smaltimento di tutti questi imballaggi, prevalentemente e per fortuna in cartone perché vengono tutti ritirati e avviati a riciclo”.

“In un momento difficile per il Paese – ha aggiunto il neo Presidente del Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, Luca Ruini – affrontiamo il futuro con la consapevolezza di avere una struttura solida ed efficiente che rappresenta in Europa un modello di eccellenza, non solo nella gestione dei rifiuti di imballaggio, ma anche nella promozione di una cultura della sostenibilità sempre più forte e radicata. L’Italia non ha niente da invidiare a nessun paese i n termini di economia circolare. Ora dobbiamo chiudere il cerchio: è necessario fare in modo che i rifiuti vengano considerati sempre più una risorsa e non un problema, lavorare sulla prevenzione e sull’eco-design e incentivare l’uso dei materiali ottenuti dal riciclo”.

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