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Debito pubblico, ecco la (vera) partita per il governo. Firmato Bankitalia

Guardare il dito e non la luna è un errore, che si può pagar caro se il tema in questione è il debito pubblico. Il governo italiano, presente e futuro, farebbe bene a valutare attentamente un problema: è vero che ad oggi il debito sovrano italiano è sostenibile (lo spread Btp/Bund viaggia sui 130 punti base, dunque collocare il nostro debito costa relativamente poco). Ma lo sarà anche in futuro? Qui, secondo Bankitalia, si gioca la partita del futuro (qui le previsioni di Centro Studi di Confindustria, diffuse sabato).

Ad esserne più che convinto è Eugenio Gaiotti, capo economista di Palazzo Koch, ascoltato questa mattina in Parlamento (qui il testo) in merito alla Nota di aggiornamento al Def. La questione è semplice e proprio per questo non va sottovalutata: avere oggi un debito elevato, viste le circostanze, può anche essere ammesso e concesso dai mercati. Ma senza una traiettoria discendente, tra qualche anno, quando la pandemia sarà finita e le principali economie avranno ripreso a macinare Pil, saranno dolori e sarà difficile trovare scuse dinnanzi a chi, i mercati, presta all’Italia 400 miliardi all’anno.

UNA VISIONE SUL DEBITO

Bankitalia non chiede altro che una visione di ampio respiro sul debito italiano. Quando il Recovery Fund entrerà in azione, occorrerà fare del Pil, senza il quale sarà impossibile ridurre lo stock. “La Nota di aggiornamento al Def argomenta correttamente che anche in questa prospettiva il debito pubblico italiano è sostenibile. Tuttavia la stabilizzazione del debito su livelli molto elevati lascerebbe il nostro Paese fortemente esposto a rischi derivanti da tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock economici”, ha chiarito Gaiotti. Non è un mistero che a fine 2020 il rapporto tra deficit e Pil toccherà con ogni probabilità il 160% o poco meno. Questo farà lievitare il debito su livelli che possono andare bene nell’attuale congiuntura, ma non certo nel lungo termine.

Di qui, il suggerimento di Bankitalia. Il presupposto per intervenire e iniziare la riduzione dello stock “è l’efficace utilizzo dei fondi del programma Next Generation Eu, con interventi mirati attuati senza sprechi e tempestivamente, l’effetto sulla crescita potrebbe essere anche più accentuato. I risultati della simulazione sono coerenti con le analisi che la Banca d’Italia ha pubblicato recentemente, che avevano lo scopo di illustrare le combinazioni di crescita, condizioni di finanziamento e impostazione delle politiche di bilancio con le quali è possibile accelerare la riduzione del debito pubblico nel prossimo decennio”.

La conclusione di Via Nazionale è la seguente: sarà bene che qualcuno a Palazzo Chigi cominci a porsi il problema di come iniziare seriamente a ridurre il debito, dopo il 2021. “L’azione di politica economica, come espressamente sottolineato nella Nota, deve fondarsi anche sull’obiettivo di conseguire un progressivo riequilibrio dei conti pubblici nel medio termine. Assicurare nel prossimo decennio una rapida riduzione del debito, che è stato innalzato dagli effetti della pandemia e dalla indispensabile risposta, richiederà la massima attenzione alla qualità delle ampie misure di sostegno dell’economia in via di definizione e un graduale aggiustamento del saldo di bilancio quando le condizioni macroeconomiche saranno più favorevoli”.

CRESCITA CERCASI

Per quanto riguarda la crescita, “a grandi linee Bankitalia conferma un recupero nel III trimestre più significativo e ampio ma le prospettive restano estremamente incerte e rilevante il rischio che la pandemia continui a ripercuotersi sulla fiducia di famiglie e imprese o resti debole la domanda globale”. Cruciale, qui, il tema della fiducia: “Le nostre indagini più recenti segnalano che non solo i nuclei con maggiori difficoltà economiche, ma anche famiglie che non prevedono di incorrere in perdite di reddito significative prefigurano riduzioni di spesa”.

Insomma, l’attività economica è tornata a crescere. Si sono finora evitati gli scenari più avversi, ma la ripresa è ancora parziale, dipendente dalle misure di stimolo e soggetta alle incertezze sull’evoluzione della pandemia”. Ma, l’entità “dell’effetto macroeconomico delle misure programmate dipenderà, oltre che dalle risorse mobilitate e dalla ripartizione fra le voci del bilancio, anche dai tempi di attuazione dei progetti e dalla loro efficacia nel sostenere il potenziale di crescita”. Niente sprechi.

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