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La battaglia contro il Covid non è (ancora) vinta. Il prof. Ciccozzi spiega perché

Non basta incassare il dividendo frutto di un buon lockdown. Bisogna saperlo spendere bene o, come nel gioco dell’oca, si torna inevitabilmente al punto di partenza. L’Italia ha un capitale, accumulato dopo settimane e mesi di sacrifici inimmaginabili, guai a sprecarlo, dice a Formiche.net Massimo Ciccozzi, epidemiologo e responsabile dell’Unità di Epidemiologia del Campus Bio-medico di Roma.

Professore, oggi la Regione Lazio ha firmato un’ordinanza che obbliga i cittadini a portare la mascherina anche all’esterno. Qualcuno ha rivisto i fantasmi del lockdown. Si sbaglia?

Certo che si sbaglia. Non è assolutamente un passo verso il lockdown, semmai è una misura proprio per evitarlo. La gravità della situazione è dettata dai numeri che abbiamo, numeri che ci devono imporre due regole: stare a distanza e portare la mascherina. Quanto avvenuto oggi fa parte di un messaggio più grande, destinato alle persone. Quello che oggi è fondamentale è la distanza, dico sì alle mascherine ma all’esterno può bastare la distanza. In ogni caso, un messaggio secondo il quale, se vogliamo sconfiggere definitivamente il virus, dobbiamo comportarci in un certo modo. Non dobbiamo abbassare la guardia. Ma mi creda, non stiamo andando verso un lockdown.

Il virologo Massimo Galli, pochi giorni fa, ha fatto notare come l’Italia sia sul crinale e come le prossime settimane saranno decisive per un’eventuale discesa. Glielo chiedo a lei, siamo sul crinale?

Sì, siamo sul crinale ma questo vuol dire che basta poco per cominciare a scendere dopo aver scavallato la vetta ma basta altrettanto poco per ricadere all’indietro e tornare al punto di partenza. Per questo dico che bisogna continuare a comportarci bene, perché la battaglia non è finita e non è, soprattutto, ancora vinta.

Ciccozzi, quando finirà la lotta contro il virus?

Facciamo una premessa: questo è un virus con cui noi dovremo convivere, questo è fuori discussione. Ma una grossa mano arriverà inevitabilmente dal vaccino, il quale consentirà di far circolare il virus il meno possibile. Circolando di meno, il virus si adatterà a noi, convivendo con noi, ma molto ma molto di meno.

Un vaccino entro pochi mesi. L’ottimismo, per carità, è ben accetto, ma sarà davvero così?

Penso che sia possibile. AstraZeneca (colosso biofarmaceutico svedese-britannico, ndr) ha già consegnato la documentazione, ora rimane il discorso produzione. Creare un vaccino ha i suoi tempi, ma è la produzione lo scoglio perché bisognerà produrne milioni di dosi. Credo che tra pochi mesi potrà iniziare la vera battaglia contro il Covid. Perché non basta solo il distanziamento e la mascherina, serve la scienza anche. E la scienza ci sta dando una mano.

In questi giorni ci siamo spesso meravigliati dei nostri numeri. Fatti i debiti scongiuri, l’Italia oggi vanta contagi molto minori rispetto a quei Paesi che, mentre noi eravamo murati in casa, predicavano la libertà a tutti i costi. Siamo stati più bravi degli altri?

Abbiamo avuto un lockdown più lungo e abbiamo seguito le regole. In altre parole ci siamo comportati meglio degli altri. E proprio per questo, me lo consenta, torno a dire che non dobbiamo abbassare la guardia, perché vorrebbe dire sprecare i sacrifici fatti fin qui. Il guadagno che abbiamo accumulato non va disperso. Non adesso.

Per una volta, Ciccozzi, l’Italia è stata vincente. Non le pare?

Certo che lo è stata. Diciamo che abbiamo avuto comportamenti e un’organizzazione sanitaria migliore degli altri. Vincente, sì.

Il governo ha da poco prorogato lo stato d’emergenza. Era davvero necessario?

Lo stato d’emergenza si proroga anche per stare più sereni, non facciamo che smettiamo di stare attenti tutto d’un tratto. Comunque è una scelta politica più che ideologica.

La nostra vita tornerà ad essere quella di prima?

Credo che un cambiamento nella nostra vita ci sarà. Ci stiamo già comportando diversamente anche se forse non ce ne accorgiamo. Sì, il cambiamento c’è e ci sarà, vuoi per paura o altro, cambia la percezione. Forse nel tempo, essendo noi un popolo latino, amante del contatto e degli abbracci, torneremo a quel tipo di cose. Ma parlo di un periodo piuttosto lungo. Per il momento, il cambiamento nella vita reale di tutti i giorni, c’è.

Lei Ciccozzi è un uomo di medicina. Crede sia giusto accettare 37 miliardi del Mes per il nostro sistema sanitario?

Questa è una domanda politica, come posso risponderle?

Si tolga il camice e risponda da uomo comune, allora.

Da uomo comune e non da scienziato, le dico questo: speriamo che ci diano i soldi per andare avanti. Invece da scienziato le dico, magari arrivano e magari li spendiamo bene perché è fondamentale ricominciare con nuove risorse. Per esempio, penso a quanto sia importante rafforzare la ricerca di base, oggi più che mai fondamentale.

Perché è così importante la ricerca di base?

Rafforzare la ricerca di base è l’arma migliore per essere preparati a nuovi pandemie, perché si possono raggiungere risultati che ci possono permettere di essere attrezzati per il futuro, ma per farla servono fondi e qui mi ricollego al discorso di prima.

Con una migliore ricerca di base saremo più forti e meglio equipaggiati per il futuro?

Nella maniera più assoluta, sì. Vede, questa pandemia è la peggiore dal Dopoguerra. La stessa Sars del 2002-2003 non fece questi danni. Qui siamo dinnanzi a qualcosa di molto più grande, terribile e profondo, che cambierà il mondo intero. Non eravamo preparati a tutto questo. Ma lo potremo essere in futuro.


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