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Sibeg non lascia, anzi raddoppia. Così Coca-Cola dice (ancora) Italia

C’è mancato davvero poco in quel gennaio del 2020, quando l’idea del governo giallorosso di una sugar tax, una tassa sulle bibite zuccherate, a momenti faceva scappare a gambe levate la Sibeg, la storica azienda catanese che commercializza in Sicilia tutte le bevande Coca-Cola. Insomma, delocalizzazione vecchia maniera per l’azienda di proprietà della famiglia Busi, che da oltre cinquant’anni produce, imbottiglia e distribuisce le bibite del marchio Coca-Cola. Se non fosse che negli ultimi 10 mesi, il mondo e dunque l’Italia, è cambiato, causa pandemia.

E così la sugar tax (10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti e  0,25 euro per chilogrammo nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione) è finita in naftalina. Almeno fino al 2021, visto che numerosi Stati dell’Ue già la applicano da anni. E chissà che il governo, per andare incontro alle imprese devastate dalla crisi, non conceda un altro stop. Nel dubbio la Sibeg è lì, ogni giorno, a dare lavoro a decine e decine di famiglie e dare il suo contributo al Pil regionale. E forse non c’è modo migliore per festeggiare i 60 anni dell’azienda, nata in quel 1960 che per l’Italia rappresenta l’apice del boom economico. Da quando Coca-Cola è stata imbottigliata per la prima volta in Italia nel 1927, l’azienda siciliana ha continuato a investire sul legame con il Paese e la Regione. La prova? Nei numeri.

Oggi Sibeg conta 350 dipendenti, produce e consegna quotidianamente bevande a oltre 30 mila punti vendita nella Regione e detiene il 62% a valore del mercato delle bevande gassate in Sicilia. L’impatto occupazionale complessivo di Coca-Cola in Sicilia nel 2018 è pari a 995 occupati (lo 0,06% degli occupati totali nella regione), di cui 349 dipendenti diretti e 525 occupati indiretti: dati che collocano Coca-Cola al primo posto per impatto occupazionale sia nell’industria delle bibite, sia nell’industria delle bevande, sia nel settore del food and beverage.

E, come evidenzia lo studio realizzato da Sda Bocconi School of Management sull’impatto socio-economico di Coca-Cola in Italia, nel 2018 la multinazionale americana ha distribuito in Sicilia risorse per 48,2 milioni di euro (pari allo 0,05% del Pil regionale): 14,1 milioni di euro alle famiglie, 34,1 milioni di euro alle imprese e 0,04 milioni di euro allo Stato. Non è finita.

Perché nell’incertezza fiscale tutta italiana e sia industriale e sia di domanda, causa invece causa pandemia, l’impegno dell’azienda in Sicilia lo si vede anche nei progetti a supporto della filiera agrumicola. “Dal 2014 attraverso The Coca-Cola Foundation ed in collaborazione con il Distretto Agrumi di Sicilia, l’Università di Catania e l’Alta Scuola Arces”, si legge in una nota, “oltre 1,3 milioni di euro sono stati destinati a sostenere progetti dedicati alla formazione e all’innovazione tecnologica, volti a valorizzare e dare nuovo impulso all’agrumicultura”.

Allora forse non ha tutti i torti quando Luca Busi, ceo di Sibeg, racconta un lavoro fatto “con dedizione e passione, coniugando il nostro radicamento nel territorio siciliano con un marchio globale come Coca-Cola. Desideriamo continuare così per almeno altri sessant’anni, difendendo la permanenza dell’azienda a Catania. Nonostante il momento di difficoltà che sta attraversando il settore delle bevande analcoliche e la doppia tassazione che dal 1° gennaio 2021 il comparto si troverà ad affrontare, l’azienda è pronta a impegnare l’energia che da sempre la contraddistingue rinnovando il legame e le affinità con la Sicilia, auspicando un supporto e un dialogo con le Istituzioni, per garantire così la tenuta della nostra filiera produttiva, oggi messa seriamente in discussione”.


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