A marzo è stato in fondo semplice disporre il lockdown generale, facendo prevalere l’interesse alla salute collettiva. Ora invece si cerca un punto di migliore bilanciamento con l’interesse sociale e con quello economico rispetto alla tutela sanitaria. Il commento di Alfonso Celotto
Con quello di stamattina siamo al terzo Dpcm in 12 giorni. Segno evidente che la pandemia è in rapida evoluzione e che il governo non ha ancora trovato la misura adeguata per affrontarla.
A marzo è stato in fondo semplice disporre il lockdown generale, facendo prevalere l’interesse alla salute collettiva.
Ora invece si cerca un punto di migliore bilanciamento con l’interesse sociale e con quello economico rispetto alla tutela sanitaria.
Del resto la situazione sanitaria appare più confusa e complessa. Le Regioni non sempre sono allineate al governo, la condizione sociale sta diventando preoccupante con le prime tensioni evidenti a Napoli e a Roma.
Tutti siamo consapevoli che non possiamo reggere una seconda quarantena generale. Ma la crescita rapida dei contagi, la pressione sul sistema sanitario, la stagnazione economica, la difficoltà di coprire con misure adeguate gli asintomatici e le persone in isolamento rende necessario pensare a misure sempre nuove.
Con il Dpcm di oggi viene disposto un “mezzo lockdown” a partire dalle 18 con la chiusura di bar, ristoranti, musei, cinema, palestre. Con la “forte raccomandazione” di non uscire e non spostarsi e di non ricevere in casa persone diverse dai conviventi. E la possibilità per gli enti locali di disporre veri e propri “coprifuoco”.
Ma sarà sufficiente?
Questa è la domanda che ciascuno di noi si sente rimbombare dentro, guardando dalla finestra il tiepido sole d’autunno.