Il colosso Usa investe un miliardo di dollari nell’Egeo, mentre il governo chiude al 5G cinese e promuove una nuova stagione di equilibri geopolitici. Gasdotti e difesa completano il nuovo quadro
Da cenerentola d’Europa a nuova potenza regionale. La Grecia sta cambiando pelle, tingendosi sempre più dei colori a stelle e strisce. Microsoft ha dirottato nell’Egeo un investimento da un miliardo di dollari, in un momento in cui il Paese è trainato da una gestione politico-amministrativa più professionale, che ha prodotto anche meno contagi da Covid e un oggettivo riallineamento con Washington, dopo il no palese al 5G cinese. Gasdotti e difesa completano il nuovo quadro.
MICROSOFT
Il colosso ha deciso di dirottare nell’Egeo un miliardo di euro per infrastrutture di servizi cloud, con il proposito di sostenere un’economia che è stata zavorrata da due fattori, come la crisi economica del 2012 e la pandemia. “Stiamo investendo in ricerca e tecnologia in Grecia – ha annunciato il presidente di Microsoft Brad Smith -. Ci saranno vantaggi per la Grecia dato il nostro impegno nella formazione di migliaia di persone”. Secondo il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis l’investimento nel data center porterà benefici finanziari a lungo termine.
Si tratta dell’iniziativa “GR for GRowth”, al fine di creare nuove opportunità di crescita. Come parte del piano, Microsoft ha annunciato la sua intenzione di costruire nuovi data center che stabiliranno una regione Microsoft Cloud nel Paese, aggiungendo la Grecia al più grande footprint di infrastruttura cloud del mondo e fornendo accesso a servizi cloud a bassa latenza di livello aziendale.
Ci sarà anche un cospicuo riscontro occupazionale: verranno impiegate 100.000 persone in Grecia nelle tecnologie digitali entro il 2025. A conti fatti è il più importante investimento che Microsoft ha fatto in Grecia nei 28 anni in cui opera in loco e riflette “il nostro ottimismo sul futuro della Grecia, il suo governo orientato al futuro e la ripresa economica in corso del Paese “, ha aggiunto Smith.
EQUILIBRIO
Stabilità e affidabilità: sono le due direttrici di marcia imboccate dal governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis, al fine di costruire per il Paese una nuova immagine basata anche su una evidente sostanza di equilibri ed influenze. Lo dimostra la rete di alleanze che sono state rafforzate da un lato (Usa e Francia) o messe in piedi ex novo dall’altro (Egitto e Emirati Arabi Uniti). Il rifiuto ellenico al 5G cinese è una plastica dimostrazione della vocazione atlantista del paese, dopo le interlocuzioni con la Cina elaborate dal governo Tsipras. Tra l’altro proprio oggi tre players presenteranno manifestazioni di interesse per le licenze al fine di usare le frequenze su quattro zone.
5G
È questa la prima fase della gara, che si concluderà il 21 dicembre. Si prevede un fatturato di 367 milioni di euro per lo Stato, a meno che la marcata concorrenza non faccia aumentare i prezzi. Lo sviluppo di una rete 5G in tutto il Paese è stimato in tre anni.
In sostanza la Grecia pensa di escludere Huawei dalle sue reti e al contempo irrobustisce la sua partnership con il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che in occasione della sua ultima visita di un mese fa (la seconda in meno di un anno) ha messo l’accento sulla riaffermazione da parte degli Stati Uniti del proprio impegno e sostegno alla Grecia, nel mezzo delle tensioni greco-turche nel Mediterraneo orientale.
GEOPOLITICA
Ma il link con il Dipartimento di Stato non si ferma qui. Pompeo ha sottolineato che la Grecia è un pilastro di stabilità e prosperità nel Mediterraneo orientale, senza dimenticare che “la cooperazione in materia di sicurezza è particolarmente importante poiché la Russia continua a destabilizzare la regione”.
Il riferimento è al porto di Alexandroupolis, alla base cretese di Souda Bay a breve interessata da lavori di raddoppio per i sommergibili e per farla diventare sede permanente della nuova nave portaelicotteri USS Hershel “Woody” Williams. La Cina però non resta a guardare e tenta ancora la carta della Via della Seta: dopo aver messo le mani sul porto del Pireo prosegue tramite le aziende controllare dal governo di Pechino le sue policies invasive quanto a investimenti e infrastrutture.
twitter@FDepalo