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L’obiettivo è salvare l’economia. Sul Covid nel governo vince la linea dura

Governo

Sembra vincere la linea dura per il nuovo Dpcm in arrivo, perché se tutti erano d’accordo sulla necessità di evitare un blocco totale come in primavera che sarebbe disastroso per l’economia, lo scontro sta riguardando le chiusure serali dei ristoranti che di fatto non potranno ospitare nessuno a cena

Le animate discussioni, chiamiamole così, nel governo riguardano la definizione dei limiti da imporre alla cittadinanza per contenere il diffondersi del Covid perché era chiaro già da qualche giorno che nelle prossime ore si interverrà in maniera molto rigida.

La bozza del nuovo decreto del presidente del Consiglio, se sarà confermata, contiene tre novità sostanziali: “È fortemente raccomandato” di muoversi dal Comune di residenza, domicilio o abitazione solo per motivi validi (lavoro, studio, necessità inderogabili): non essendo un obbligo ci saranno certamente equivoci e polemiche sulle sanzioni; palestre, piscine, centri benessere e centri termali saranno chiusi; i ristoranti e i bar saranno chiusi la domenica e nei giorni festivi e negli altri giorni potranno aprire solo dalle 5 alle 18 con tavoli di quattro persone e solo tra congiunti. La decisione finale sull’orario non è stata presa, ma difficilmente si arriverà oltre le 20. Le novità entrerebbero in vigore domani, domenica 25, e per i ristoranti lunedì 26 ottobre.

Le restrizioni sono pesanti per l’intera filiera della ristorazione, tanto che da giorni si discute di come sostenere economicamente gli imprenditori che rischiano seriamente la chiusura perché non tutti sono attrezzati per consegnare a domicilio pranzi e cene, possibilità autorizzata anche stavolta come fu all’inizio dell’emergenza. Inoltre, saranno chiusi cinema, sale da concerto e teatri anche all’aperto (opzione che sembrava esclusa in un primo momento) e saranno chiuse le sale bingo per le quali si parlava di un limite alle ore 18. Si chiede di non invitare a casa propria persone non conviventi e comunque di indossare la mascherina anche in casa se, invece, fossero presenti persone non conviventi.

Vengono sospesi i concorsi pubblici e privati e ogni attività convegnistica in presenza, è confermato il blocco degli sport di contatto e di quelli dilettantistici e le zone delle città più soggette ad assembramenti potranno essere chiuse dalle 21. Flessibilità di orari confermata per scuole e università e spinta verso il lavoro a distanza dovunque sia possibile. Nella bozza non c’è la scadenza di validità delle nuove disposizioni perché tutto dipenderà dall’evoluzione dei contagi, ma probabilmente saranno in vigore per 30 giorni. L’impressione è che abbia vinto la linea dura perché, se tutti erano d’accordo sulla necessità di evitare un blocco totale come in primavera che sarebbe disastroso per l’economia, lo scontro sta riguardando per esempio la chiusura serale dei ristoranti che di fatto non potranno ospitare nessuno a cena.

In una diretta Facebook Luigi Di Maio, non solo come ministro degli Esteri ma anche come leader del Movimento 5 Stelle, ha ribadito la necessità che le aziende debbano continuare a produrre, “mettendo in stand by quello che non è prioritario” per avere un Natale sereno, e ha rivolto un appello perché tutti adottino i comportamenti più corretti per evitare le scene dei camion militari che trasportavano le bare dei bergamaschi. Ricordando l’arrivo (possibile?) del vaccino entro l’anno, ha precisato che “per la popolazione arriverà nel 2021”, con un po’ di realismo dopo che la comunicazione politica su questo punto era stata troppo ottimistica.

Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, dalla sua abitazione dov’è in isolamento perché contagiato da sua moglie, Nunzia De Girolamo, pur essendo nel gruppo dei “duri” continua a respingere l’idea di un blocco totale, “ma bisogna stringere”.

L’opposizione è stata avvertita, ma Matteo Salvini contesta modi e contenuto: annunciando di aver ricevuto una telefonata di Conte per “preannunciare, non condividere o discutere” il nuovo Dpcm, si chiede, non a torto, che cosa significhi raccomandare di non uscire dal proprio Comune sollecitando invece investimenti su medici, infermieri e mezzi di trasporto. Di Maio, su Facebook, ha sottolineato la necessità di “una stretta sinergia tra maggioranza e opposizione” ricordando però quelli che dicevano di non indossare la mascherina. In casa Lega saranno fischiate le orecchie.

La speranza è che nelle prossime settimane i contagi rallentino, nello stesso tempo l’attenzione dovrà essere posta su due altri temi: le risorse da stanziare e l’ordine pubblico. È evidente che, pur prendendo atto delle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ha garantito “nuove misure” a sostegno di chi non potrà lavorare, gli imprenditori devono sapere al più presto l’entità degli aiuti e la velocità con cui saranno elargiti. Inoltre, gli incidenti di Napoli dopo il blocco deciso dal presidente Vincenzo De Luca sono un segnale chiaro: pur essendo chiaramente organizzati, sono un’indicazione di quello che potrebbe accadere in molte città se a fronte dei tanti sacrifici non ci fossero analoghe tutele. Una matassa difficilissima da sciogliere che, insieme con la responsabilità dei cittadini, chiama in causa tutta la politica.

 

 

 

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