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Perché sul Mes (non) è game over. Parla Baretta

Chi pensa che la partita sul Mes sia chiusa, dovrà ricredersi. Per Giuseppe Conte il Meccanismo di stabilità che vale 37 miliardi a tasso agevolato non sarà quella panacea per tutti i mali, ma questo non vuol dire che quelle risorse rimarranno un libro dei sogni.

Ieri il premier ha espresso più di un dubbio sulla richiesta per l’attivazione del Mes al fine di irrobustire il sistema sanitario nazionale. Non sono soldi gratis ed è troppo pericoloso per il debito sovrano, la sintesi serale del premier, che a 24 ore di distanza ha ritrattato parzialmente la sua posizione sul Meccanismo, dando vita a un balletto. In ogni caso, dice Pier Paolo Baretta a Formiche.net, la partita sul Fondo Salva Stati è ancora da giocare. Anzi.

Il sottosegretario dem al Tesoro nei governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte, è chiuso nel suo ufficio di Via XX Settembre, alle prese con una manovra da 40 miliardi pronta per essere esaminata dal Parlamento e dall’Europa ma questo non gli impedisce di dire la sua su un tema di confronto che popola e anima il dibattito politico da mesi.

Baretta, ieri sul Mes Conte è stato abbastanza eloquente. Oggi una piccola retromarcia. Si gioca ancora?

Sì. L’importante è chiarirci su cosa è il Mes, evitando un equivoco sulle risorse di cui parliamo. Sono risorse disponibili ma che fanno debito e che dunque hanno bisogno di copertura. Il Mes è lì, disponibile e da parte di molti di noi non c’è nessuna obiezione a utilizzarlo. L’importante è che si sappia che non si tratta di soldi che l’Italia può fare a meno di inserire in un quadro di indebitamento.

La pandemia sta avanzando ancora una volta. Difficile negare che in questo momento la nostra sanità possa fare a meno di queste risorse. Ma allora cosa spaventa parte del governo al punto di frenarne una richiesta?

Non credo si possa parlare di qualcosa che spaventa. In questa manovra noi mettiamo 4 miliardi per la sanità e una parte di queste coperture arriveranno dal Recovery Fund, il problema vero sul Mes è semmai l’equivoco che si è generato sul fatto che le risorse del Mes siano o meno a debito. Dal momento che lo sono, se si vuole utilizzare il Mes lo si faccia, un pezzo di governo è d’accordo a usarlo e francamente penso che alla fine il Mes verrà impiegato. D’altronde i contagi stanno salendo e in questo momento le contrapposizioni non servono. L’importante è che si tenga a mente che l’uso dei fondi va a impattare sul debito. Questo è il punto, se si chiede il Mes, il suo utilizzo va considerato in quadro di finanza pubblica. Noi abbiamo previsto per il 2021 un deficit al 7,1% del Pil, andare oltre sarebbe pericoloso.

Baretta, rimaniamo nel discorso debito. Pochi giorni fa il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha ribadito la sostenibilità del nostro stock. E i mercati, in questo frangente, sembrano essere benevoli. Le chiedo se possiamo contare su una sostenibilità del debito di lungo termine…

Finché il debito sarà sotto controllo allora sarà sostenibile. L’attuale situazione pandemica ha richiesto un aumento del debito, che comunque è rimasto sotto controllo. Non dimentichiamoci che abbiamo un risparmio privato tra i maggiori al mondo e in più il grosso del nostro debito è detenuto da investitori domestici. Questi sono elementi di forza, ma non ci devono minimamente impedire di cominciare a ridurlo.

Parliamo della manovra. Il governo ha appena approvato una finanziaria da 40 miliardi. Il giusto antidoto a una crisi che mai nessuno avrebbe immaginato?

Sì, una manovra per il breve e medio periodo. Nell’attesa che arrivi un vaccino in grado di cambiare il corso degli eventi. Certamente ci sono misure con cui impedire che la situazione si aggravi ulteriormente.

Non mancano i sussidi, tema spesso criticato…

I sussidi servono non solo ai cittadini, ma anche alle imprese. Sono esse stesse a chiederli, certo, unitamente a misure per la crescita strutturale. E poi i sussidi fanno capire che lo Stato c’è.

Ultima domanda. Il Paese non reggerebbe un secondo lockdown, soprattutto per quanto riguarda le attività produttive e il sistema industriale. Lei che dice?

Sicuramente sarebbe un colpo pesantissimo alla nostra economia. Ed è per questo che le misure di ieri, contenute nel Dpcm vanno interpretate proprio in questo senso. Come un qualcosa volto a impedire che questo colpo devastante venga inferto alla nostra economia.

 

 

 

 


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