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Caso Mps e futuro di Leonardo, perché evitare un cortocircuito

Quando uno dei più importanti e influenti manager italiani viene condannato in primo grado, è evidente che le considerazioni giuridiche, politiche ed economiche tendano a sovrapporsi. È naturale. Ed è forse la ragione per cui prima di lanciarsi in commenti a caldo sarebbe opportuno prendersi del tempo per una riflessione più a freddo.

Il caso Mps che ha generato un primo giudizio negativo su Viola e Profumo (al tempo ad e presidente della banca senese) rappresenta una vicenda giudiziaria complessa che infatti ha visto procura e giudici molto combattuti anche al loro interno. Fatto sta che una sentenza è stata emessa e va rispettata così come è legittimo che possa essere portata in Appello. Dove nasce la questione che ha appassionato alcuni fra politica e media?

Il punto è che Alessandro Profumo ha il ruolo di guida di Leonardo, campione nazionale della tecnologia per la difesa e l’aerospazio. Di qui la tentazione della politica di cogliere l’“opportunità” per una sorta di rimpasto al vertice dell’azienda strategica. Premesso che non sussistono ragioni giuridiche di decadenza della carica, ci sono ragioni di opportunità che spingono nella direzione opposta. Leonardo infatti attraversa una fase delicata e decisiva di trasformazione. Il piano strategico 2030 e il percorso di innovazione disegnato (e approvato) indicano una rotta ambiziosa il cui esito non è automatico.

La pandemia ha avuto un effetto assolutamente drammatico per tutto il comparto industriale, quasi mortale per l’aeronautica civile. In questa fase come non mai se c’è un interesse nazionale è quello di sostenere l’economia italiana e i suoi campioni. Giusto quindi rispettare le sentenze senza polemizzare con il sistema giudiziario, ma immaginare che i destini di un player delle dimensioni di Leonardo possano entrare nel dibattito dei partiti come fosse qualcosa su cui misurarsi in congressi o dispute di maggioranza non appare in sintonia con un Paese che vive settimane di sofferenza e timore per il futuro anche occupazionale. Rispetto della magistratura e primato della politica sono due capisaldi della nostra cultura, ma stanno insieme se c’è il mastice dell’interesse nazionale. Per la leadership di un’azienda forse può valere il principio che “uno vale uno”, ma guai a pensare che “uno vale l’altro”.

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