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La prevenzione ai tempi del Covid-19. Il caso dell’oculistica

Il Covid-19 ha messo a dura prova la sanità nazionale, non solo per lo sforzo richiesto per combattere il virus, ma anche nel mantenimento delle attività ordinarie e nella gestione delle terapie e delle prestazioni consuetudinarie. Molte aree sanitarie hanno infatti sofferto una carenza di risorse – in materia di personale, infrastrutturale e farmacologico – dettato dalla gestione dell’emergenza che, per sua vastità, ha catalizzato tutti gli sforzi del settore.

COVID-19, LE RICADUTE SANITARIE DEL LOCKDOWN

Dall’oncologia alla diagnostica, dall’endocrinologia alla gastroenterologia, tutti i comparti sono andati in affanno, generando un rallentamento delle prestazioni con conseguenze in parte già toccate con mano ma in ampia parte ancora da affrontare. Le visite non effettuate nel corso del lockdown, ma anche quelle non compiute per timore del contagio da parte dei cittadini, creeranno probabilmente un affastellamento delle stesse che difficilmente il Servizio sanitario nazionale riuscirà a gestire, ancor più se si tiene conto dell’impennata di contagi registrata negli ultimi mesi.

SOTTOSTIMA DELLE PATOLOGIE E CONSEGUENZE DIAGNOSTICHE

Inoltre, il mancato avvenimento delle visite, così come la procrastinazione delle attività diagnostiche, rischia di generare una sottostima delle patologie da curare, imponendo al sistema di intervenire nelle loro fasi più gravi, con maggiori costi sia per la salute dei pazienti che per la sostenibilità del sistema. Un ritardo nella gestione di una patologia, infatti, non grava esclusivamente sui malati come potrebbe apparire in primissima battuta, ma anche sulle risorse necessarie per intervenire efficacemente.

OCULISTICA: 8 MILIONI DI VISITE IN MENO RISPETTO AL 2019

Tra i settori colpiti, anche quello dell’oculistica. Le prestazioni medico-oftalmologiche hanno infatti registrato un’importante battuta d’arresto. Nel solo 2020 mancano all’appello – confrontando i dati con il 2019 – 8 milioni di visite oculistiche e circa 500mila interventi chirurgici cosiddetti “salvavista”. Inoltre, l’attenzione conquistata dalla pandemia, seppur ampiamente giustificata, ha diminuito quella della popolazione nei confronti dei problemi della vista, già modesta prima dell’epidemia di Covid. Si parlerà proprio di questo, oltre che delle fake news in ambito sanitario e dell’importanza della prevenzione, durante gli incontri organizzati in seno al progetto “Incontriamo l’oculista”, organizzato dalla Fondazione Salmoiraghi & Viganò con il patrocinio della Società oftalmologica italiana (Soi) in occasione della Giornata mondiale della vista che cade proprio nella giornata dell’8 ottobre.

PERDITA DELLA VISTA: AUMENTO DEL 100% ENTRO IL 2028

“Entro il 2028 il numero di persone che vivranno il dramma della perdita della vista raddoppierà”, ha allertato Matteo Piovella, presidente della Soi. “È un dato sconvolgente che non ha saputo trarre benefici dalla straordinaria rivoluzione tecnologica che ha sostenuto l’oculistica del terzo millennio”, ha aggiunto. Sebbene infatti il settore sia fra i più favoriti dall’innovazione, spesso a causa di una mancanza di protocolli condivisi appare beneficiare della stessa più da un punto di vista meramente quantitativo che qualitativo. “Sentiamo il dovere di fare la nostra parte e di offrire per la prima volta un percorso di divulgazione e sensibilizzazione sui temi della prevenzione e della cura della vista rivolta a tutti”, ha fatto eco Leonardo Maria Del Vecchio, presidente Fondazione Salmoiraghi & Viganò. “Con questo progetto intendiamo intervenire concretamente e in modo autorevole su questi temi e sulla prevenzione”.

IL RUOLO DELLA PREVENZIONE

Gli appuntamenti, che si snoderanno fra la giornata di oggi e il 30 ottobre, avranno come temi fondanti la prevenzione infantile, le malattie corneali, il trattamento del glaucoma e le malattie retiniche. L’informazione su questi temi, infatti, è spesso carente e talvolta anche fuorviante. L’80% delle malattie oculari, infatti, se diagnosticate tempestivamente, possono essere curate senza alcuna forma di cronicizzazione delle patologie. Fra queste, proprio la degenerazione maculare senile, la cataratta e il glaucoma.

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