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Cdp chiave per la ripresa. Il monito del Copasir al governo

Il Comitato di raccordo fra intelligence e Parlamento invita il governo a coinvolgere di più Cassa Depositi e Prestiti nella fase della ripresa, “rendendo più strutturate e pianificate le iniziative, già sperimentate con successo, che la società ha assunto negli ultimi anni”. Dall’attività di raccolta del risparmio postale al contributo al debito pubblico, così la Cassa tutela l’interesse nazionale

Aumentare il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti nella ripresa. Rendere attuativo il nuovo golden power. Sono alcune delle indicazioni che emergono nella relazione del Copasir sulla tutela degli asset nazionali nel settore bancario e assicurativo. “Il Comitato ritiene opportuno che venga incrementato il coinvolgimento di Cdp – con una opportuna e tempestiva informazione al Parlamento – nelle strategie che il Governo dovrà necessariamente adottare per il rilancio dei molti settori industriali e finanziari colpiti dalla crisi, rendendo più strutturate e pianificate le iniziative, già sperimentate con successo, che la società ha assunto negli ultimi anni”, si legge nel rapporto che chiude il lungo ciclo di audizioni a Palazzo San Macuto.

Sotto il capitolo “strumenti a tutela dell’interesse nazionale”, il comitato presieduto dal deputato leghista Raffaele Volpi chiede un maggior coinvolgimento di via Goito nella fase della ripresa. “In sostanza, Cdp si profila come una società pubblica, che raccoglie risparmio dei cittadini, dispone di una rete di partecipazioni rilevanti e di una consistente liquidità ed ha assunto un ruolo di prezioso sostegno dell’economia nazionale”. In tale quadro, continua il rapporto, “essa può rappresentare uno strumento fondamentale per assicurare supporto finanziario alle imprese nazionali, con particolare riguardo a quelle realtà che risultano maggiormente penalizzate dalle gravi ricadute della emergenza sanitaria tuttora in atto”.

Da tempo il comitato di raccordo fra intelligence e Parlamento sottolinea il ruolo strategico della Cassa a sostegno del tessuto imprenditoriale esposto ai venti della crisi. L’ad Fabrizio Palermo è stato fra i tanti manager convocati in una lunga serie di audizioni che ha visto alternarsi i protagonisti del mondo finanziario ed economico italiano, dai vertici di Banca d’Italia a quelli di Intesa, Unicredit, Mps, Bpm, Mediobanca, Generali, Ubi, fino ai direttori delle agenzie, Aisi e Aise.

L’idea, condivisa da tutti i membri del Copasir, è che Cdp abbia il potenziale per agire come un Fondo sovrano italiano a difesa della capitalizzazione degli asset strategici. Nel documento, redatto dal deputato Enrico Borghi (Pd) e dal senatore Francesco Castiello (M5S), viene ricordato come la società, partecipata all’82% dal ministero dell’Economia (la restante quota è in mano a diverse fondazioni bancarie) e con oltre 450 miliardi di euro di attivo, svolga “un rilevante ruolo di holding di partecipazione nel Paese (oltre 500 aziende, tra le quali Eni, Terna e Snam, per un totale di 34 miliardi)”.

Fra le altre attività di Cdp, il Copasir ricorda la raccolta di risparmio postale, che ammonta a circa 270 miliardi di euro, ma soprattutto il contributo al debito pubblico, “attraverso l’acquisto consistente di titoli di Stato – il portafoglio attuale ammonta a circa 70 miliardi – e il finanziamento diretto al conto corrente di tesoreria”. Senza dimenticare il supporto che Cassa Depositi e Prestiti fornisce a grandi aziende nazionali, come è avvenuto con l’aumento di capitale sottoscritto per Ansaldo Energia, o con il sostegno assicurato a Salini Impregilo e Trevi, ed anche a banche e istituti di credito”.

Non è la prima volta che l’organo ricalca il “ruolo di prezioso sostegno dell’economia nazionale”. Il coinvolgimento della Cassa nell’acquisto di Borsa italiana dal London Stock Exchange in una cordata con Intesa San Paolo e il consorzio paneuropeo di Euronext, ad esempio, è stato indicato dall’inizio come garanzia inamovibile per tutelare l’italianità dell’operazione.

Allo stesso capitolo, il Copasir ricorda il progressivo rafforzamento del golden power, i “poteri speciali” del governo per bloccare o scandagliare investimenti sospetti. Con il decreto legge 23 del 28 aprile (il “Dl liquidità”) la disciplina è stata estesa, anche grazie al pressing del comitato, ai settori bancario, creditizio e assicurativo, includendo fino al 31 dicembre del 2020 anche i soggetti intra-Ue. In una recente intervista con Formiche.net, il presidente Volpi ha spiegato come ora il golden power vada “reso attuativo per il settore finanziario” per “definire meglio il perimetro di intervento per frenare l’appetito di alcuni fondi stranieri”.

 

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