Scompare dall’ultima bozza di bilancio l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic). Passo indietro del premier Giuseppe Conte che cede al pressing del Pd. Delusione del comparto intelligence e di una parte del Movimento Cinque Stelle. Si spiana intanto la strada per il rinnovo di Vecchione (sentito dal Copasir)
Stralciato. Non c’è più traccia dell’articolo che istituisce l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) nell’ultima bozza di bilancio. Alla fine il premier Giuseppe Conte ha ceduto al pressing del Pd e rimandato alle calende greche la nascita della fondazione cyber che lui, insieme al Dis di Gennaro Vecchione, avrebbe dovuto coordinare.
Sembra davvero di trovarsi di fronte a un dejavu. Come con la proroga tecnica del numero uno dell’Aisi Mario Parente, infilata nel decreto agosto e poi stralciata dopo un lungo braccio di ferro del premier con il Movimento Cinque Stelle, ecco il nuovo passo indietro dell’inquilino di Palazzo Chigi.
Esulta il Pd, specialmente la componente vicina al capodelegazione Dario Franceschini e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che questo lunedì hanno lanciato a Conte un sonoro ultimatum: non si riforma l’intelligence fra le pieghe della manovra, e non si fa senza sentire maggioranza e opposizione prima.
Esulta meno il Dis, che di quella fondazione avrebbe dovuto nominare la maggioranza dei membri insieme al premier, e ci puntava non da ieri. Si tratta infatti di un istituto già previsto nel Piano nazionale cyber del 2017, quando ai vertici del dipartimento c’era il prefetto Alessandro Pansa. Ma anche il Movimento Cinque Stelle non fa i salti di gioia. Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa e già componente del Copasir, aveva dato un aperto endorsement all’istituto, definendolo a Formiche.net “un’ottima notizia per il comparto”.
La retromarcia di Conte potrebbe spianare un po’ il terreno all’audizione presso il Copasir, il comitato di raccordo fra Parlamento e intelligence guidato dal leghista Raffaele Volpi, del suo uomo più fidato a Piazza Dante, il direttore generale del Dis Vecchione. Convocato proprio per dare conto della fondazione, ora il generale dovrà usare il passato remoto, perché di quell’istituto non c’è più traccia.
Finirà, forse, in un ddl ad hoc. La strada si fa più lunga, i tempi incerti. Quanto al rinnovo di Vecchione, in scadenza i primi di dicembre, fonti di maggioranza spiegano che non ci saranno barricate. Superato l’ostacolo dell’Iic in manovra, anche dall’opposizione (e dal Copasir) dovrebbe arrivare senza problemi il semaforo verde per il rinnovo ai vertici del Dis.