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Banche e Big Tech, una sfida che si può vincere. Parla Laura Grassi (PoliMi)

Intervista a Laura Grassi, direttrice del Fintech&Insurtech Observatory in seno al Politecnico di Milano. Battere le Big Tech non sarà facile per gli operatori tradizionali, che però possono contare su un’arma: la qualità dei propri dati

La finanza cambia pelle e non sarebbe la prima volta. Solo che il mutamento in atto è più profondo, quasi certamente irreversibile. Dalla Consob, la scorsa settimana, è arrivato un monito alle banche piuttosto preciso che può essere sintetizzato così: o si raccoglie la sfida lanciata dalle Big Tech oppure si rischia seriamente di essere tagliati fuori dal mercato. Tutto ruota intorno al binomio sicurezza (dei dati e dei risparmi) e tecnologia, una missione non da poco per un sistema finanziario e del credito ancora molto tradizionale. Formiche.net ne ha parlato con Laura Grassi, docente di Investment Banking presso il Politecnico di Milano e direttrice del Fintech&Insurtech Observatory.

UN MERCATO CHE CAMBIA

“Senza dubbio il settore finanziario vede nuovi attori che premono in termini di offerta. Non solo le Big Tech, pur rilevanti: dal nostro Osservatorio abbiamo mappato attori del mondo non finanziario, da oltre 12 settori che stanno già offrendo servizi finanziari, dalle utilities ai retailers, per fare due esempi”, spiega Grassi. “È da capire però dove e come si compete. Per esempio, l’apertura e la strategicità legata alla Psd2, che intendo non solo come direttiva ma con più ampia portata innovativa, non è legata anche alle Big Tech. Questo però più in generale porta al tema del level playing field nel mondo finanziario, tra diversi attori. Inoltre, le Big Tech sono nate senza storia, che implica no legacy e no dati, no storico. Da qui i grandi investimenti sulla modellistica e su nuove modalità di raccolta e analisi dei dati”.

LE BANCHE DINNANZI ALLE BIG TECH

Di certo se c’è un settore della finanza più esposto degli altri a questa rivoluzione, è il credito. Che però ha un’arma: la qualità dei dati. “Le banche sono diverse”, spiega Grassi, “hanno legacy (eredità, ndr) che si possono superare, certo con forte attenzione e cautela ma hanno soprattutto storico di dati. Dati di elevata qualità, anche per colpa e grazie alla regolamentazione. Su questi dati si può assolutamente costruire e sono un grandissimo vantaggio competitivo. I dati quindi le banche li hanno, magari in silos, magari non nello stesso formato e che vanno in qualche modo “rispolverati”. Più che big data forse quality data. Magari sarà anche complesso competere per livello di investimenti con le Big Tech, ma si può competere su un altro livello, quello della profondità e qualità dei dati”.

LA SFIDA DELLA SICUREZZA

L’altra faccia della medaglia è la sicurezza dei dati in pancia alle banche e la loro protezione dinnanzi alle minacce della rete. “Innanzitutto”, chiarisce Grassi, “capiamo a che punto siamo, come percepiscono il bisogno di sicurezza i consumatori e le Pmi: vediamo che non è solo un tema del sistema finanziario che protegge sé stesso, ma ben più ampio. Abbiamo indagato in quale area gli italiani sentono maggiore bisogno di protezione e mettono privacy e sicurezza terzo posto. Le Pmi sono poco protette al momento contro cyber risk (guardando alle coperture assicurative che hanno solo il 3%). Tuttavia, non mancano modi per proteggersi dai cyber risks, le startup sono fonte di idee. Gli stessi incumbent, per esempio Nexi, hanno forti competenze in area detection di frodi finanziarie”.

POLITICA CERCASI

Ovviamente, il sistema finanziario non può essere lasciato solo dinnanzi a tale sfida. Serve un supporto dell’Europa. Finanza, sicurezza dei risparmi e rincorsa al digitale “sono un trinomio possibile, ma direi anche necessario. I nostri dati mostrano che in ambito finanziario i consumatori richiedono sia sicurezza sia supporto digitale. Tra i consumatori che hanno avuto modo di apprezzare il sostegno della propria banca durante l’emergenza, infatti, ben il 25% ha segnalato tra i motivi di soddisfazione la sicurezza di non perdere i propri depositi e il 10% il supporto nella gestione dei risparmi. D’altra parte il digitale continua ad avere il ruolo preponderante: il 69% dichiara tra i principali motivi di soddisfazione la possibilità di eseguire pagamenti e bonifici in digitale. E tra i principali desiderata per la banca del futuro ci sono velocità, trasparenza e disponibilità 24 ore al giorno, caratteristiche che richiedono quasi intrinsecamente l’uso del digitale”.

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