L’audizione alle Commissioni Difesa di Senato e Camera del generale Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa. Servono investimenti e un “vero spirito interforze”, a fronte di contesti operativi asimmetrici e dense di minacce. Le risorse attuali sono “insufficienti”. Si passa alla “pianificazione di garanzia”
“Organizzative, di disponibilità di personale, ma soprattutto di inadeguatezza dei mezzi e dei sistemi a disposizione”. Sono le problematiche sperimentate dalle Forze armate italiane a causa di risorse “insufficienti” e a fronte di minacce sempre più evolute, spiegate oggi dal generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, intervenuto di fronte alle Commissioni Difesa di Senato e Camera per illustrare il Documento programmatico pluriennale 2020-2022, inviato al Parlamento poche settimane fa dal ministro Lorenzo Guerini.
UN VERO SPIRITO INTERFORZE
Parola d’ordine “interforze”, ripetuta come un mantra dal generale Vecciarelli (già la scorsa settimana alla Camera), intesa come piena integrazione tra le Forze armate: una necessità nei moderni contesti operativi (“asimmetrici”), un requisito di una “dottrina militare sempre più dinamica” e un’esigenza se il budget per gli investimenti è risicato e costringe a convergere verso assetti comuni.
I NUMERI
Il bilancio 2020 per la Difesa ammonta a 22,9 miliardi di euro, circa 1,5 in più rispetto allo scorso anno. Se si esclude la funzione “sicurezza del territorio”, scendono a 15,3 miliardi, ripartiti tra: personale (10,36 miliardi), esercizio (2,14 miliardi), l’investimento (2,81 miliardi, + 50% rispetto lo scorso anno). “A questi volumi – ha notato Vecciarelli – si associano le risorse del Mise e il finanziamento delle missioni internazionali di pace che mitigano in parte le criticità di bilancio, portando il totale delle risorse effettivamente disponibili per l’approntamento dello strumento militare a circa 20 miliardi di euro, ripartiti tra personale (11,3 miliardi), esercizio (2,9 miliardi) e quest’anno 5,8 miliardi di euro per l’investimento”.
LE PROBLEMATICHE DELLA DIFESA
Cifre in crescita, che tuttavia non nascondono il forte squilibrio tra le voci del bilancio. In più, ha avvertito Vecciarelli, “a fronte delle attuali minacce alla sicurezza globale e dell’incremento di crisi e conflitti nelle aree di diretto interesse del nostro Paese, lo stato di salute dello strumento militare e il correlato livello di prontezza, efficienza e interoperabilità presentano oggi significative criticità generali con conseguenti riflessi sull’efficacia complessiva”. Si tratta di problematiche “organizzative, di disponibilità di personale, ma soprattutto di inadeguatezza dei mezzi e dei sistemi a disposizione”.
IL TREND CHE SERVE
Serve dunque mantenere il trend di crescita per gli investimenti. Secondo Vecciarelli occorre “reiterare le stesse misure adottate quest’anno almeno per tre successive leggi di Bilancio, possibilmente già nelle annualità 2022, 2023 e 2024, conseguendo così il traguardo della media dell’1,58% del Pil dei Paesi europei almeno nel 2030, in luogo del 2% auspicato dalla Nato nel 2024”. Il fatidico target appare “irrealistico” nel medio termine a fronte “dell’attuale quadro economico e finanziario del Paese”, considerazione che dovrà essere nuovamente spiegata agli alleati della Nato (e Joe Biden non sarà su questo meno esigente di Donald Trump). Appare dunque “essenziale che la Difesa operi un cambio di paradigma funzionale a mantenere un’adeguata rilevanza del Paese nell’attuale quadro geostrategico, ciò attraverso una riorientamento della spesa volto all’acquisizione di sistemi necessari ad affrontare adeguatamente gli scenari in cui potremmo essere coinvolti”.
I PROGETTI DEL DPP
E così sono tanti i progetti di nuovo avvio previsti del Dpp, tra cui spiccano quelli dedicati ai nuovi domini operativi, tra cyber e spazio, alle tecnologie disruptive e al concetto di multi-dominio e connettività. “Nel triennio 2020-2022 saranno avviate quaranta imprese maggiori, utilizzando sia le risorse arrecate dai capitoli a fabbisogno del bilancio ordinario della Difesa sia quella dei fondi di investimento”. Eppure, ha spiegato Vecciarelli, il 93% delle risorse per gli investimenti sono vincolate ai progetti già avviati nell’ultimo ventennio.
LA “PIANIFICAZIONE DI GARANZIA”
È per l’insufficienza delle risorse che il Dpp ha recepito la “Pianificazione di garanzia”, una nuova linea strategica redatta dalla Stato maggiore della Difesa che si basa su “una privilegiata visione integrata interforze”. Nasce constatando l’incompatibilità del precedente Modello operativo integrato di riferimento (Moir) con il quadro finanziario disponibile, e abbraccia uno “sviluppo variabile a seconda delle risorse orientare in afflusso”. Include in sé l’obiettivo di portare il budget della difesa all’1,58% del Pil, pari alla media dei Paesi europei. D’altra parte, il Moir (basato sulle lista di priorità presentate dai vari capi di Forza armata) avrebbe necessitato di “140 miliardi di euro aggiuntivi all’ordinario bilancio in quindici anni”.
OCCASIONI DI RILANCIO
Infine, ci sono da considerare le opportunità economiche degli investimenti nella Difesa. “Ogni euro investito nel comparto – ha ricordato il generale – genera ben 2,9 euro di valore aggiunto nell’economia”. La Difesa “nella gestione del proprio budget ha sempre attuato vantaggiose sinergie con il mondo industriale garantendo un ritorno diretto in ambito nazionale di oltre l’80% degli investimenti e agendo sul restante 20% in termini di acquisizione di know how tecnologico”. È per questo che proprio in un momento di crisi occorre guardare al settore come un’opportunità di rilancio (anche con il Recovery Fund). “Attraverso il virtuoso volano di investimenti e il pregiato comparto industriale di riferimento – ha concluso Vecciarelli – la Difesa dispone delle più promettenti caratteristiche per fungere da precursore della ripresa del sistema Paese”.