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Così Ungheria e Polonia fanno lo sgambetto al Recovery Fund

Budapest e Varsavia si oppongono al rispetto dello Stato di diritto quale condizione per la concessione degli aiuti. Ora servono nuovi negoziati per mettere in sicurezza i 750 miliardi

Un’entrata a gamba tesa, di quelle da cartellino rosso. Il Recovery Fund, fresco di accordo all’ultimo miglio tra Consiglio europeo e Parlamento, rischia un nuovo clamoroso stop. L’Ungheria e la Polonia hanno infatti esercitato il diritto di veto, bloccando l’adozione del bilancio dell’Unione europea e il massiccio piano di ripresa per affrontare la crisi sanitaria ad esso connesso.

Budapest e Varsavia hanno posto il veto per opporsi all’accordo raggiunto da presidenza tedesca ed Europarlamento sul legame tra concessione dei fondi Ue e rispetto dello Stato di diritto (indipendenza della magistratura, rispetto dei diritti fondamentali). Sebastian Fischer, portavoce della presidenza tedesca, ha scritto che “gli ambasciatori non sono riusciti a raggiungere l’unanimità necessaria per avviare la procedura scritta a causa delle riserve espresse da due stati membri” e che “due Paesi membri hanno espresso riserve su un elemento del pacchetto, ma non sulla sostanza dell’accordo di Bilancio”.

“L’Ungheria ha posto il veto al bilancio, come aveva avvertito il primo ministro Orbàn, perché non possiamo sostenere il piano nella sua forma attuale, che lega i criteri dello Stato di diritto alle decisioni di bilancio: è il contrario delle conclusioni del Consiglio di luglio”, ha spiegato su Twitter Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orbàn.

In Italia la notizia è arrivata come una bomba, perché per il Paese ballano 209 miliardi. Durissima la presa di posizione del Movimento Cinque Stelle. “Gli amici di Salvini e Meloni della destra sovranista ungherese e polacca, Orban e Kaczynski, stanno bloccando l’adozione del nuovo bilancio Ue e quindi anche il Recovery Fund per un assurdo veto sulla ‘condizionalità democratica’ che consentirebbe la sospensione dei finanziamenti a uno Stato membro in caso di violazione dello stato di diritto. Una scelta irresponsabile che rischia di bloccare l’arrivo dei 750 miliardi di euro indispensabili per sostenere l’economia europea in questo grave momento di crisi”, hanno attaccato in una nota congiunta i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Politiche Ue di Camera e Senato.

“I leader populisti ungheresi e polacchi dovranno spiegarlo ai cittadini e lavoratori europei che sono in ginocchio e aspettano gli aiuti finanziati dall’Unione. Non una parola da Salvini e Meloni: se hanno veramente a cuore l’interesse dell’Italia e degli italiani, prendano le distanze dai loro alleati e li convincano a desistere da questa gravissima decisione”.



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