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Blacklist aerospaziale. Trump blocca l’export verso 89 aziende cinesi

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Nuovo colpo in arrivo da Donald Trump contro le aziende cinesi che sostengono l’Esercito popolare di liberazione. Secondo Reuters è in arrivo una nuova lista di 89 aziende (compresa Comac) a cui si vieterebbe l’export di prodotti e sistemi americani. Ce ne sono anche 28 russe

Sono 89 le aziende cinesi di alta tecnologia (soprattutto aerospaziale) che contribuiscono alla modernizzazione delle Forze armate di Pechino e a cui gli Stati Uniti si apprestano dunque a vietare l’export di prodotti americani. Secondo Reuters, il Dipartimento del Commercio Usa sarebbe pronto a pubblicare un nuovo regolamento per colpire le mire del Dragone. Tra i soggetti identificati ci sono il colosso Avic (che ha tanti rapporti in Europa) e la Comac, costruttore di aeromobili civili.

DUE LISTE

Solo dieci giorni fa Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo per vietare gli investimenti americani in 31 aziende cinesi, poiché ritenute legate agli obiettivi di modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione. Tra queste, notava Formiche.net, figurano nomi ben noti, da Huawei a Cccc (che mirava al porto di Trieste), da ChemChina (azionista di maggioranza di Pirelli) ad Avic. Ora, arriva una nuova lista che riguarda 89 aziende dell’alta tecnologia per cui il Dipartimento del Commercio Usa vieterebbe l’export di prodotti americani.

IL FOCUS

Come nota Reuters, la lista in questione è il risultato della decisione di aprile dello stesso Dipartimento del Commercio con cui è stata estesa la definizione di “military end-user”, comprendendo non solo Forze armate e Forze di Polizia, ma anche “ogni entità o persona che supporta o contribuisce al mantenimento o alla produzione di materiali militari, anche se il business primario è civile”. E così il divieto di export si è ampliato notevolmente, pure sul lato dei prodotti e delle componenti fornite, dai software ai motori per l’aviazione civile, dalla sistemistica elettronica alla meccanica. Secondo la bozza di regolamento del Dipartimento del Commercio, il controllo sul flusso di tali prodotti alle aziende cinesi presenti nella lista sarebbe “vitale per la protezione degli interessi Usa di sicurezza nazionale”.

GLI ATTORI COINVOLTI

Preoccupazioni di questo tipo per il settore dell’aerospazio non sono certo nuove. Lo scorso mese Bloomberg aveva riportato dell’insofferenza montante all’interno dell’amministrazione Trump per Avic, acronimo di Aviation industry corporation of China, controllata del governo di Pechino, campione nazionale dell’aerospazio cinese, che sarebbe stata vicina a sanzioni simili a quelle inflitte a Huawei e TikTok. Già a giugno il Pentagono l’aveva inserita nella blacklist di aziende controllate o legate all’Esercito popolare di liberazione. È ora presente anche nella nuova lista del Dipartimento del Commercio, insieme a diverse tra le oltre cento controllate (per circa 450mila dipendenti), tra cui spicca Comac, nata con l’obiettivo dichiarato di competere sull’aviazione civile con Boeing e Airbus.

LA STRATEGIA DEL DRAGONE

Sono ormai radicate le preoccupazioni Usa sugli sforzi aerospaziali di Pechino, perseguiti sempre con confini poco evidenti tra attività civili e militari (Caig, altra controllata di Avic, lavora ad esempio sul caccia di quinta generazione J-20). D’altronde, nei documenti strategici del Dragone è evidente la volontà di aumentare la collaborazione tra industria, accademia e forze armate, promuovendo campioni industriali (a controllo statale). Non è un segreto nemmeno che punti da anni a raggiungere con ogni mezzo il livello tecnologico occidentale, né che l’aerospazio sia finito nel nuovo confronto (pure spionistico) tra potenze.

IL FRONTE INTERNO

Il nuovo regolamento è destinato comunque a far discutere, soprattutto a fronte delle difficoltà della transizione tra Donald Trump e Joe Biden. Sul fronte della competizione con la Cina la nuova amministrazione è destinata a proseguire la massima pressione. Eppure, l’arrivo del nuovo regolamento nelle ultime battute della presidenza uscente potrebbe indispettire quella entrante. Anche perché sono già emerse perplessità dal comparto americano. General Electric e Honeywell International hanno entrambe joint venture con Avic, vendendo componenti rilevanti per i velivoli cinesi. Boeing attende il via libera da Pechino per poter riprendere i voli con il 737 Max dopo la luce verde ottenuta settimana scorsa dal regolatore Usa (la Faa).

E LA RUSSIA?

Nella lista osservata da Reuters ci sarebbero comunque anche 28 aziende russe, tra cui Irkut, parte della conglomerata UAC (od OAK, fondata nel 2006 da Vladimir Putin) che ha nel portafoglio anche Sukhoi. In particolare, Irkut sta sviluppando il velivolo civile a corto-medio raggio MC-21. Nel complesso, le 28 aziende russe porterebbero a 117 il totale delle realtà a cui sarebbe vietato l’export Usa. Si tratterebbe comunque solo di “una tranche iniziale”, considerando che l’attenzione americana non è destinata ad affievolirsi.

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